Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

La Repubblica Rassegna Stampa
08.10.2007 1982, funerali di Stefano Taché: il perché di quelle parole del rabbino Toaff a Pertini
"Non venga, non garantisco la sua incolumità"

Testata: La Repubblica
Data: 08 ottobre 2007
Pagina: 16
Autore: Cecilia Gentile
Titolo: «Toaff:Dissi a Pertini: non venga in sinagoga»
Ricordiamo come se fosse di oggi il messaggio televisivo presidenziale di fine anno 1982 che Sandro Pertini pronunciò  inquadrato dalle telecamere con sulle ginocchia un bambino palestinese. Il clima che si respirava in Italia grazie alla spinta del Presidente della Repubblica era violentemente antisraeliano. Questo spiega le parole del rabbino Toaff quando disse a Pertini che non avrebbe potuto garantire la sua incolumità ai funerali di Stefano Tachè, il bambino morto nell´attentato palestinese alla Sinagoga di Roma, il 9 ottobre 1982.

Le  circostanze di quei giorni sono state ricordate durante la cerimonia per la targa commemorativa che dedica un piazzale del Ghetto di Roma alla  vittima del terrorismo palestinese. 
Di seguito, la cronaca pubblicata da La REPUBBLICA l'8 ottobre 2007:


ROMA - «Non venga, perché io non garantisco la sua incolumità», disse al telefono l´allora rabbino capo di Roma Elio Toaff al presidente della Repubblica Sandro Pertini, che voleva partecipare ai funerali del piccolo Stefano Tachè, morto nell´attentato del commando palestinese alla Sinagoga, il 9 ottobre 1982. Poi Pertini, insieme a Spadolini, all´epoca capo del governo, partecipò.
Ieri, quando il sindaco Walter Veltroni ha scoperto la targa che dedica un piazzale del Ghetto della capitale alla piccola vittima del terrorismo palestinese, si sono riaperte vecchie ferite e sono arrivati giudizi molto duri sul governo italiano di allora. «Non è stato solo terrorismo - ha detto il rabbino Vittorio Haim Della Rocca che il 9 ottobre 1982 si trovava alla sinagoga - C´è stata una campagna del governo italiano subito dopo Sabra e Chatila». «L´attentato è stato il frutto di una campagna terrificante di odio che aveva una regia ben orchestrata», ha dichiarato sempre al microfono il rabbino capo Riccardo Di Segni. E Riccardo Pacifici, portavoce della comunità ebraica romana: «Fu un attentato annunciato. L´Europa, Parigi, Vienna, avevano già visto quelle immagini. Chi colpì lo fece sapendo di trovare il consenso nell´opinione pubblica. Quando venne in Italia Arafat, nel settembre 1982, solo Spadolini non volle riceverlo».

Per inviare una e-mail alla redazione della Repubblica cliccare sul link sottostante

rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui