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La Repubblica Rassegna Stampa
02.02.2006 Così l'Iran si prepara a costruire la bomba atomica
le carte dell'Aiea

Testata: La Repubblica
Data: 02 febbraio 2006
Pagina: 13
Autore: Daniele Mastrogiacomo
Titolo: «"Hanno tutto per l´atomica" le carte segrete degli ispettori»

Da La Repubblica di giovedì 2 febbraio 2006:

VIENNA - «Ci sono troppi punti oscuri, troppe incongruenze», dice Olli Heinonen, direttore del dipartimento di Salvaguardia e vicedirettore generale dell´Aiea, appena rientrato dall´Iran: «Gli aspetti contraddittori, sui quali la delegazione iraniana non ci ha fornito risposte convincenti, sono almeno tre». Heinonen ha già redatto un documento, di cui Repubblica è entrata in possesso, che presenterà stamattina all´assemblea straordinaria dell´Aiea. «Le tracce di uranio, arricchito con percentuali diverse, trovate all´interno delle centrifughe; il mancato uso, per cinque anni, di macchinari molto più moderni; la presenza di documenti che descrivono come fondere uranio metallico altamente arricchito, un procedimento che serve esclusivamente per la costruzione di armamento nucleare». L´Iran è in grado di costruire una bomba nucleare? Il vicedirettore dell´Aiea alza le braccia: «È quello che cerchiamo di capire. Abbiamo seri dubbi sul vero uso che Teheran vuole fare del suo programma».
Un diplomatico americano riassume in modo assai meno cauto: «Heinonen mi ha riferito che non ci sono dubbi sul fatto che il programma iraniano abbia una dimensione militare. Stanno già fabbricando componenti di testate nucleari e progettando missili balistici».
In attesa della riunione straordinaria dei 35 governatori dell´Agenzia atomica internazionale, che si tiene questa mattina a Vienna, la tensione torna ad essere altissima. Le proteste dell´Iran contro la decisione di deferire al Consiglio di sicurezza dell´Onu il dossier nucleare sono solo l´ultimo capitolo di un confronto sempre più aspro. L´accordo raggiunto tra Usa, Francia, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina, i 5 paesi con diritto di veto, prevede solo una «segnalazione verbale» al Consiglio di sicurezza. Un primo passo, in attesa del deferimento che potrebbe avvenire il 6 marzo, data in cui è fissata una nuova assemblea dell´Aiea. Teheran ha un mese per rimettersi in regola: fornire le informazioni che rilascia con il contagocce e spesso nasconde, e sigillare di nuovo gli impianti di arricchimento dell´uranio riaperti il 10 gennaio.
Nel frattempo però, come confermava Heinonen, i sospetti aumentano. Ed emergono elementi nuovi. Come quello svelato da uno dei protagonisti di questa crisi, Abdul Quadeer Khan, fisico, considerato il padre dell´atomica pachistana.
Siamo alla fine degli anni ‘80. Khan lavora all´Urenco, un consorzio europeo capeggiato da un´industria olandese. Prima di licenziarsi, ruba i disegni delle nuove centrifughe per l´arricchimento dell´uranio, le P-2, e li mette sul mercato clandestino. Vengono comprati da Libia, Iran e probabilmente dalla Corea del nord. Le parti delle centrifughe sono acquistate in Europa e poi assemblate a Dubai, negli Emirati Arabi. Nel 1995, gli ispettori dell´Aiea ne scoprono 500 nella centrale iraniana di Natanz. Sono la versione più moderna, le P-2. E, cosa strana, sono ancora imballate. Gli ispettori sono sospettosi perché scoprono anche materiale mai denunciato, documenti dichiarati inesistenti ma in realtà nascosti. Nel 2004, fanno un´incursione a Natanz per fare dei prelievi ambientali. Raccolgono campioni di polvere sulle vecchie centrifughe P-1, usate nel programma nucleare, e trovano tracce di uranio arricchito con percentuali sempre diverse e sempre più alte. L´Iran dice di non saperne niente e dichiara che le centrifughe sono di seconda mano. «Saranno state contaminate dai vecchi proprietari», suggeriscono i negoziatori. Gli ispettori volano nel luogo dove erano state assemblate, ma non scoprono tracce di uranio. Nel documento elaborato da Heinonen si spiega: «C´è il sospetto che la contaminazione sia avvenuta in Iran. Questo fa pensare che ci sia stato un processo di arricchimento e che le nuove centrifughe P-2 siano rimaste imballate per sviare le indagini».
Ma quello che ha destato i maggiori sospetti è un documento trovato in mezzo alle centrifughe. Spiega come lavorare il gas Uf-6, cioè l´esafloruro di uranio, per farlo diventare metallico. È l´ultima fase del processo per costruire una bomba nucleare. Il gas viene trasformato in un componente solido e si ottengono delle semisfere, che venendo a contatto producono l´esplosione dell´ordigno. L´Iran ha detto di non saperne niente. «Lo hanno mandato con le centrifughe, non l´abbiamo neanche consultato», si è giustificato il capo della delegazione iraniana. Ma Heinonen ha scoperto altri documenti dove è indicato l´acquisto di strumenti (tra cui un laser e una rampa mobile da lancio) che possono avere un doppio uso: civile o militare. Il professore che li aveva ordinati è sparito. L´Agenzia lo considera un testimone prezioso. Ieri Heinonen ha insistito: «Può chiarire molte cose. Chiediamo di interrogarlo». C´è un mese di tempo. Poi il caso Iran finirà davanti al Consiglio di sicurezza.

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