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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Resto del Carlino Rassegna Stampa
08.09.2002 Uno sguardo al passato per capire il futuro


Testata: Il Resto del Carlino
Data: 08 settembre 2002
Pagina: 13
Autore: un giornalista
Titolo: «Sono i musulmani arabi i carnefici dell'occidente»
Riportiamo un articolo del Resto del Carlino pubblicato domenica 8 settembre, esemplare per la sua chiarezza e, perchè no, coraggio:
"Se,come alcuni hanno sostenuto, gli attacchi dell'11 settembre avessero marcato l'inizio di una guerra vera, per quanto non convenzionale, la natura della lotta e l'identità del nemico sarebbero dovute emergere con una certa chiarezza dalla serie di azioni e reazioni.
In realtà quel che è accaduto l'11 settembre dell'anno scorso rimane un tipo unico di catastrofe. Lascia insoluto l'interrogativo se si tratti di una lotta millenaria o episodica, centrale o periferica. Si porta dietro persino una certa riluttanza nel dare un nome al nemico.
Siamo così consapevoli del meccanismo di pregiudizi da rifuggire istintivamente dal nominare la nazionalità dei criminali e persino la loro religione. Siamo consapevoli delle implicazioni nazionali e religiose della questione, nel caso in cui volessimo coinvolgere nella responsabilità di 19 terroristi duecento milioni di arabi o addirittura un miliardo di musulmani. Ma dovremmo anche ricordare che considerare quei 19 individui alla stregua di rapinatori di banche, la cui etnicità e la cui religione sono irrilevanti, è quanto mai ingenuo. E pericoloso anche, perché ostacolerebbe la prevenzione di altri attacchi.
Ingenue per esempio sono le misure di sicurezza negli aeroporti americani. Su ordine del segretario ai Trasporti Norman Y. Mineta gli addetti alla sicurezza debbono essere posti al riparo da ''profili etnici''. Lo stesso ministro ripete di essere lui stesso uno dei 120 mila americani di origine giapponese finiti nei campi di concentramento dopo Pearl Harbor. E afferma che il solo attentato (fallito) a un aereo americano, dopo l'11 settembre, è stato opera di un indiano di nazionalità britannica e non di un arabo di religione musulmana.
Controlli non seri
Chi è partito dall'aeroporto Dulles di Washington nel mese di agosto, avrà notato i lunghi, ma tutt'altro che seri, controlli effettuati da personale pagato male e altrettanto male addestrato. Avrà notato le perquisizioni cui sono state sottoposte anziane signore e i sequestri di lamette per le unghie, mentre giovani barbuti dal look mediorientale e dal nome arabo passavano indisturbati. Ecco un esempio di non applicazione del criterio di ''profilo etnico''. I controlli di sicurezza obbediscono a criteri diversi da razza, nazionalità, religione: essere in possesso di un biglietto di sola andata o di un biglietto pagato in contanti. Ingenuità. I terroristi dell'11 settembre i biglietti li avevano comprati con la carta di credito ed erano round-trip.






Ma torniamo all'interrogativo di partenza: chi è il nemico?






Non può essere il terrorismo, che non offre obiettivi precisi da colpire in guerra. Non possono essere i terroristi, che attaccano civili innocenti ma che non appartengono a gruppi definiti contro i quali si possa procedere militarmente. La guerra al terrore, come si usa dire, in realtà non è altro che deliberato offuscamento di una semplice verità. Questa: gli attentatori dell'11 settembre altro non erano che musulmani arabi, motivati dai risentimenti nutriti da gran parte dei musulmani arabi, alcuni recenti, altri vecchi di secoli.






La prima videocassetta diffusa da Osama Bin Laden cominciava con la cacciata dei mori della Spagna, ricordava la potenza del mondo arabo sino a quella sconfitta, finiva con la denuncia del sacrilegio commesso – a suo dire – dai cristiani in armi nella penisola araba dal 1990 in poi. Altri motivi di risentimento: l'abolizione del Califfato nel 1924 ad opera dell'''apostata'' e ''cripto-ebreo'' turco Kemal Ataturk, la perdita di parte del Kashmir nel 1947, la perdita di parte della Palestina britannica a favore degli ebrei nel 1948, la perdita di un'altra parte della Palestina nel 1967, altre perdite in Bosnia, Cecenia, Shinkiang (Est Turkestan).






Soggezione islamica






Il maggior risentimento di tutti è indicato da Osama Bin Laden nell'umiliante soggezione di molti governanti musulmani al potere materialistico della cristianità. E fra i cristiani include tutti gli americani, siano essi ateisti o buddisti, al servizio di Satana e non di Cristo. Ai governanti musulmani rimprovera anche la perdita della purezza islamica, la tolleranza della fornicazione, la messa in mostra di capelli e di volti femminili, la circolazione di donne senza scorta maschile o peggio l'uso di automobili da parte delle donne o la loro presenza sulle spiagge, vestite o svestite. Gli ipocriti principi e sceicchi sauditi vengono condannati per indulgere in privato in sesso ''proibito'' e per bere alcolici.






Esperti del mondo islamico ci assicurano che, a dispetto delle evidenze e dei precedenti, i presupposti dottrinari non sono violenti, ma politici. Le organizzazioni estremistiche, dai Fratelli Musulmani a Al Qaeda, vogliono solo conquistare il potere con la Jihad. Non ci sarebbe nulla di male, se queste dottrine non fossero – come sono – la quintessenza della violenza ideologica, esattamente come lo furono fascismo, nazismo e leninismo, dai quali hanno derivato alcuni metodi operativi.






Sistematica misoginia






Il fondatore dei Fratelli musulmani, Hasan al-Banna, era un ammiratore di Mussolini, utilizzò le sue camicie nere per neutralizzare gli oppositori prima di reclutare i sicari fra i mufti. Ma anti-moderni islamisti lo paragonano a Muhammed Ibn Abd al-Wahhab, legittimando così i suoi assassinii e la sua teoria sulla negazione del diritto di esistere a cristiani, ebrei e zoroastriani, tutti minacciati di morte, a meno non si convertano.La componente religiosa è dunque parte integrante dell'azione dei fondamentalisti. Religione e secolarismo convivono nei leaders della Jihad. Intolleranza nei confronti della donna, aspirazione a tornare ai costumi severi d'epoca medioevale, ricerca del potere militare e quasi militare. I talebani, sotto questo punto di vista, rappresentavano il primo regime autenticamente islamico. La loro misoginia non fu un caso isolato. Hamas, al suo sorgere, negli anni settanta, uccise dozzine di donne e di ragazze accusate di non osservare la reclusione imposta dal Corano.






Va notato che i palestinesi candidati al suicidio sono in gran parte digiuni di sesso, rimandando ogni gioia sessuale all'al di là, dove troveranno ad attenderli manipoli di disponibili vergini.






A una tale dottrina eterodossa, ossessionata dal sesso, politicizzata si ispiravano gli attentatori dell'11 settembre. La loro azione ha suscitato approvazione e entusiasmo anche in Paesi moderati, come la Tunisia. Uomini d'affari francesi, che visitavano un'azienda vinicola, riferirono di avere visto i loro partners tunisini, i tecnici e gli operai esultare alla vista dei grattacieli che crollavano. Evidentemente sulla moderazione e sulla ragionevolezza avevano finito per prevalere i risentimenti storici, di cui sopra.






Approvazione e entusiasmo nel mondo musulmano risiedono in una convinzione e una speranza. La convinzione è quella della storia, manipolata da satanici complotti orditi alle spalle degli islamici. La speranza è quella di riguadagnare la supremazia mondiale, ponendo cristiani, ebrei, indù, eccetera nella condizione di popolazione sottomesse.






Fronte interno






I regimi cosiddetti moderati sono in una tenaglia. Da una parte i sentimenti diffusi in una popolazione sensibile alla predicazione del fondamentalismo violento. Dall'altra la consapevolezza che quel tipo di fondamentalismo è una minaccia mortale per loro stessi. Di qui la riluttante collaborazione con l'occidente nel reprimere i gruppi che sono vicini ad Al Qaeda.






E' accaduto in questi ultimi tempi persino in Arabia Saudita e in misura maggiore in Egitto, Algeria, Tunisia, Malesia, Libia. Il più aperto alla collaborazione è stato il Pakistan di Musharaff.






Rimarchevole lo sforzo dell'amministrazione Bush nel forgiare una nuova e più profonda cooperazione con Russia, Cina, Giappone e naturalmente con gli alleati della Nato.






Durante la guerra in Afganistan i controllori di volo russi hanno diretto sopra il loro territorio gli aerei americani, che poi hanno atterrato in ex basi militari sovietiche in Uzbekistan e Kirgisia senza peraltro suscitare alcuna inquietudine nella confinante Cina.






Tanta collaborazione e partecipazione naturalmente si sono raffreddate col tempo. America e Europa si sono trovate alle prese con un altro fenomeno sul fronte interno: le locali, crescenti popolazioni musulmane esposte alla predicazione infiammata dei loro ministri di culto, che spesso non si limitavano a giustificare gli attentati compiuti nel nome di Allah, ma addirittura ne gioivano. Inutile dire come questo atteggiamento favorisse da un lato la radicalizzazione delle minoranze musulmane e dall'altro il reclutamento di nuovi affiliati nelle organizzazioni terroristiche."







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