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Il Giorno Rassegna Stampa
26.08.2016 Israele: si uccide per i soprusi in famiglia, in un libro la sua denuncia
Cronaca di Aldo Baquis

Testata: Il Giorno
Data: 26 agosto 2016
Pagina: 27
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Si uccide per i soprusi in famiglia Libro-denuncia dell' ebrea ortodossa»

Riprendiamo dal GIORNO di oggi, 26/08/2016, a pag.27, con il titolo " Si uccide per i soprusi in famiglia Libro-denuncia dell' ebrea ortodossa", il commento di Aldo Baquis.

Il libro citato nel pezzo di Aldo Baquis è la testimonianza di una realtà purtroppo ben presente nel mondo ortodosso israeliano, un argomento non sufficientemente dibattuto, nell'illusione che riguardi soltanto un ambiante ristretto. Esty, suicida, non era una malata, ma la vittima di un fanatismo che dovrebbe essere affrontato molto seriamente.

Ecco l'articolo:

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Aldo Baquis

Ci sono una ribellione fallita contro l'establishment rabbinico ed una vita spezzta dietro al romanzo che questa settimana è il pin venduto in Israele: 'Esaudisco il suo volere'. L'autrice Esty Weinstein, 50enne, era scomparsa da casa a fine giugno lasciandosi dietro un'allarmante lettera d'addio. La settimana successiva la polizia ha trovato il suo corpo esanime in un'utilitaria Hyundai parcheggiata in riva al mare. Dietro di se, sul web, Esty aveva intanto lasciato un controverso romanzo da lei definito autobiografico, che trascinava sul banco di accusa la rigida setta ultraortodossa in cui era cresciuta, in cui si era sposata, e in cui aveva cresciuto sette figlie, prima di gettare tutto alle ortiche e passare ad uno stile di vita emancipato, di donna laica.
CON MIO DOLORE,
la scrittura del libro ha riaperto le ferite, che hanno ripreso a sanguinare» ha scritto, poco prima di togliersi la vita. Era giunta alla conclusione che non avrebbe potuto ricostruirsi una nuova esistenza. All'unica figlia divenuta laica come lei e al suo compagno ha espresso un ultimo desiderio: «Fate tutto il possibile! Che la gente lo legga. E un buon libro, ed è importante in particolare che sia letto dal numero maggiore possibile di 'ortodossi'»: dosim, il termine ebraico, un po' spregiativo e un po' canzonatorio, degli ortodossi'. Nella sua percezione quella setta ultraortodossa di Gerusalemme è simile ad un regime totalitario dove tutta la vita è regolata fin nei minimi termini da Takunes' (regole, in idioma yiddish degli ebrei dell'Europa orientale) stabilite da rabbini austeri, con apparente inclinazione alla misoginia. La protagonista del romanzo, Esty, passa l'esisterria ad «esaurire il volere» non solo dell'Onnipo-ente (e questo ancora lo fa volen-tieri), ma anche del padre, dei rabbini, e di un marito padrone sposato per insindacabile decisione familiare a 18 anni, dopo due soli incontri prima della celebrazione del matrimonio. Di lui Dassy sa niente: «Meno male — si consola — che si chiama Yaakov (Giacobbe), un nome classico, della Bibbia. Sai che figura con le amiche se magari si fosse chiamato Shaaltiel, o Gedaliahub.  La sua netta sensazione è di essere trattata come un pacco. In base alle Takunes', il marito non la chiama mai per nome; al massimo, per attirare l'attenzione, farà «Pss» con le labbra o batterà con le nocche sul tavolo. Inoltre, gli è vietato qualsiasi contatto fisico diretto: se devono passarsi un bebè, lui lo
deporrà su un letto e allora lei potrà prenderlo. In automobile, la farà salire solo sul sedile posteriore. In quanto ad amplessi sessuali i loro rabbini sono tassativi: due al mese, basta cosi. E la sera che lei cercherà di indurre Yaakov a fare uno strappo alla regola, il marito scenderà ad un telefono pubblico in strada per consultarsi col rabbino sul da farsi. Tornerà un'ora dopo e si sdraierà dimostrativamente sul divano del salotto per chiarire che quello è per loro terreno minato. Nel romanzo — che si legge tutto d'un fiato — col tempo la coppia si conquisterà prima piccole ferie poi si lancerà in avventure abbastanza  azzrdate fra i laici di Tel Aviv. Nel romanzo Yaakov procede su doppi binari: a Gerusalemme è ligio all'osservanza, a Tel Aviv aperto a nuove esperienze. Queste pagine hanno destato imbarazzo negli ambienti ortodossi: Esty, è stato spiegato, leggeva molto e lavorava di fantasia. I posti di piacere da lei descritti, il suo ex marito — assicura la famiglia — non li ha mai nemmeno sentiti nominare. Fra finzione e realtà restano però confermati alcuni punti, fra cui il tentativo di suicidio di Esty, dieci anni fa. Nel romanzo, è un tentativo di fuga dalle crescenti pressioni psicologiche del marito. Nella realtà dopo il primo tentato suicidio, Esty torna a Gerusalemme, si ricopre le chiome con una parrucca (come vuole quella corrente di ortodossia), toma ad accudire le figlie. Ma ormai tutto le pare falso. Un giorno lascia un messaggio di addio, e scappa a Tel Aviv. Ancora oggi sei delle figlie non le perdonano quello strappo. In seguito Esty avrebbe spiegato di aver abbandonato il mondo ortodosso senza spiegazioni per non compromettere le speranze delle figlie di accasarsi con promettenti studenti di collegi rabbinici. Adesso però quel libro cosi diffuso «è per noi come una gogna», denunciano i familiari ortodossi. «Per
settimane siamo stati linciati ingiustamente dai mass media laici. Esty — concludono — era solo una persona malata. Possa ora riposare in pace».

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