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Rassegna Stampa
18.06.2003 La lotta di potere alla moschea di Roma
Si è saputo grazie a Magdi Allam

Testata:
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Dietro lo scoop sull'imam integralista la lotta di potere alla moschea di Roma»
Riportiamo un articolo di Dimitri Buffa pubblicato su La Padania il 10 giugno 2003.


C'è, insomma, un retroscena dello scoop giornalistico con il quale Magdi Allam ha smascherato le predicazioni farneticanti dell'imam della moschea di Roma, Abdel Samie Mahmoud Ibrahim Moussa: il giornalista di Repubblica infatti è stato "messo nella condizione" di ascoltare questo discorso apologetico del terrorismo suicida proprio da alcuni funzionari della stessa moschea, che da tempo non condividono l'andazzo e che hanno espressamente invitato Magdi Allam a sentire il sermone del venerdì.

Sotto la promessa dell'anonimato, gli stessi funzionari hanno confermato a chi scrive che «non era la prima volta che questo imam diceva cose del genere, ma non è nella nostra autorità rimuoverlo o cacciarlo in quanto questi imam vengono a noi imposti dagli Stati arabi come l'Arabia Saudita o l'Egitto, che di fatto mantengono la moschea e stipendiano il personale e che per giunta nulla sanno o vogliono sapere di quello che poi costui fa». E allora? «L'unica via d'uscita è far scoppiare lo scandalo. Ora questi Stati, messi davanti al fatto compiuto, saranno costretti a prendere provvedimenti perché in Italia chi predica la violenza o il terrorismo infrange la legge».

«D'altronde - proseguono i nostri interlocutori - quando ci siamo accordati con Pisanu per vigilare e segnalare gli episodi di propaganda alla violenza, e Roma non è una moschea qualunque perché è invece quella per antonomasia, l'unica a essere riconosciuta dallo Stato italiano come luogo di culto, ci siamo impegnati a fare quanto in nostra possibilità. Ebbene: far fare un articolo a Magdi Allam su Repubblica era il massimo con cui ci si poteva esporre...».

«Io mi auguro che i dirigenti della sezione italiana della Lega Mondiale Musulmana traggano profitto da questa opportunità, anche perché è chiaro che se non dovessero prendere un provvedimento, affiorerebbero forti dubbi sulla loro reale volontà di combattere l'estremismo». A parlare così con la Padania è Shaykh Abdu Hadi Palazzi, segretario dell'Associazione musulmani italiani (Ami), organizzazione islamica moderata, nota per le sue posizioni anti-integraliste, filo-americane e filo-israeliane.

Dopo che Magdi Allam ha denunciato su Repubblica la predica a favore del terrorismo suicida fatta da Abdel Samie Mahmoud Ibrahini Moussa, l'imam della moschea di Roma, scende in campo l'unico leader islamico d'Italia che si dice disposto a pronunziare fatwe contro il terrorismo suicida «che non ha e non può avere mai giustificazioni di alcuna sorta». Palazzi è anche colui che ha chiesto all'Onu lo scorso 21 maggio di fare dichiarare crimine contro l'umanità il semplice incitare all'odio antiebraico e alla guerra santa da parte degli imam nelle moschee dei paesi arabi. Figuriamoci se vengono a farlo qui da noi in Europa e in Italia...

- Palazzi, pare che lo scoop di Magdi Allam sia stato teleguidato da chi nella moschea di Roma temeva che le sue predicazioni potessero prima o poi creare problemi alla stessa istituzione. Lei ci crede?

«Sì, perché è un agire un po' pretesco tipico di queste istituzioni. Hanno fatto benissimo da una parte, ma ora, dall'altra, vengano allo scoperto senza paura di dispiacere alle autorità di quei Paesi che finanziano la moschea di Roma e chiedano l'immediata sostituzione di questo imam».

- Perché immediata?

«Perché non c'è un minuto da perdere, è una questione di ordine pubblico: visto ciò che predica il nuovo imam della moschea di Roma la soluzione è chiara: Abdel Samie Mahmoud Ibrahim Moussa è un ideologo del terrorismo suicida e noi musulmani moderati d'Italia chiediamo alle Lega musulmana mondiale di cacciare questo imam dalla moschea, e al ministro dell'Interno Pisanu di espellerlo dall'Italia».

- Se l'aspettava?

«Non so che dire. La moschea di Roma è l'unica autorizzata dallo Stato italiano, le altre sedicenti moschee sono di solito appartamenti privati con imam fai da te. Negli ultimi tempi alcuni rappresentanti della Lega musulmana mondiale che a essa fanno capo, come Omar Camiletti, si erano schierati dalla parte dei moderati, ipotizzando di denunciare gli estremisti. Chi predica il terrorismo suicida non può far parte di un Paese occidentale, tanto meno in ruoli di responsabilità. Dopo Adel Smith e l'imam-macellaio di Torino, Bouchta, l'Islam non ha proprio bisogno di importare altri esaltati».

- Ritiene sia giusto escludere l'Ucoii (Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia, ndr) dall'organismo proposto da Pisanu?

«Sì, perché la loro organizzazione propaganda ovunque nel mondo estremismo e terrorismo. Loro sono la filiale italiana dei Fratelli Musulmani, una setta estremista che il mondo intero ha conosciuto il giorno dell'attentato mortale a Sadat in Egitto. E di che era accusato Sadat? Di avere fatto la pace con Israele. Quella gente ragiona così. E sono ancora i loro emissari oggi a incalzare Hamas e la Jihad in Palestina perché non accettino la road map. L'esecutivo italiano, a proposito di Ucoii, inizia a veder chiaro da quando sono state acquisite le carte che documentano i legami fra dirigenti siriani dell'Ucoii e il Nada Management Group di Lugano, la finanziaria integralista che secondo il Dipartimento di Stato Usa ha dato un sostegno determinante ad Al Qaeda».

- Il segretario dell'Ucoii, Hamza Piccardo ha definito "un'infamia" classificare l'Ucoii come associazione integralista. Lei che ne pensa?

«Il signor Roberto Hamza Piccardo ha di recente diffuso un comunicato interpretabile come legittimazione dottrinale del terrorismo suicida. Gìà in passato ha assunto posizioni di comprensione ambigua per i kamikaze di Hamas e Hezbollah. Non può pretendere che le istituzioni italiane lo accettino come interlocutore. A quei passi falsi oggi Piccardo ne aggiunge un altro. Dice che l'imam non avrebbe voluto dire ciò effettivamente ha detto, e accusa di malafede il giornalista Magdi Allam, reo di avere riferito in italiano i contenuti della predica che ha ascoltato in arabo. Insomma, secondo Hamza Piccardo certe cose vanno bene, ma solo se dette in arabo, mentre non debbono essere tradotte in italiano. Se al Viminale occorreva un'ulteriore prova del fatto che la setta dei "fratelli musulmani" è formata da estremisti che si vogliono far passare per supposti moderati, non poteva certo offrirne una migliore. A parole, i militanti dell'Ucoii dicono di essere leali verso lo Stato e di credere nella democrazia. Ma in realtà il loro progetto politico è di egemonizzare la comunità dei musulmani in Italia, spostandola su posizioni sempre più radicali e di sostegno almeno teorico al terrorismo suicida».
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