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L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
29.05.2003 L'Osservatore Romano osserva e si accontenta
Meglio se si fosse posto altre domande

Testata: L'Osservatore Romano
Data: 29 maggio 2003
Pagina: 6
Autore: un giornalista
Titolo: «Si annuncia imminente l'atteso incontro tra Ariel Sharon ed Abu Mazen»
La prima parte dell'articolo è abbastanza corretta ma nell'ultima L'Osservatore Romano mette un po' di veleno.
L'Onu definisce "incoraggiante" l'accettazione della "road map" da parte di Tel Aviv.
L'itinerario della "road map" potrebbe conoscere una tappa significativa con l'incontro, fra il Primo Ministro israeliano, Ariel Sharon, ed il Capo del Governo palestinese, Abu Mazen, fissato, secondo fonti internazionali, dopo alterne informazioni, per giovedì. Ieri, autorità israeliane e palestinesi avevano annunciato che l'atteso incontro tra Sharon ed Abu Mazen era stato rinviato a data da destinarsi.
Nel frattempo, sembra ormai certo che il Presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, parteciperà il 4 giugno a Sharm El Sheikh, in Egitto, al vertice con cinque leader arabi, ed il 5, ad Aqaba, in Giordania, ad un incontro con Ariel Sharon ed Abu Mazen. Questi due appuntamenti - rilevano gli osservatori politici - rientrano nell'ambito degli sforzi diretti a dare concreta applicazione alle prospettive di dialogo nel tormentato Medio Oriente.
Il Presidente George W. Bush ha espresso, ieri, un certo ottimismo riguardo ai nuovi segnali che provengono dalla regione, auspicando l'imminenza di quello che potrebbe essere "un momento di grande speranza". Dal canto suo, il Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha definito "uno sviluppo molto incoraggiante" l'accettazione da parte di Israele della "road map". Secondo Annan, riferisce l'agenzia "Ansa", le riserve avanzate da Ariel Sharon non impediscono che la sua accettazione sia "uno sviluppo molto positivo". "Ora - ha rilevato il Segretario generale delle Nazioni Unite - il "Quartetto" di Usa, Ue, Russia e Onu dispone di una base sulla quale andare avanti per aiutare a risolvere il conflitto". Quanto alle quattordici riserve formulate da Sharon, in particolare la richiesta che solo gli Stati Uniti, senza gli altri tre partner, abbiano la responsabilità per l'attuazione della "road map", Kofi Annan ha indicato che la questione "può essere affrontata mentre si procede".
Anche il Ministro degli esteri greco e Presidente del Consiglio Ue, Ghiorgos Papandreou, si è espresso, ieri, con aperta fiducia. La "road map" - ha affermato - rappresenta "un raggio di speranza" per la pace in Medio Oriente ed un'opportunità che non può sfuggire. "È un raggio di speranza - ha evidenziato Papandreou - nell'ambito del processo di pace mediorientale, e noi speriamo che le parti usino questa opportunità per andare avanti verso la pace. Salutiamo con favore la decisione di israeliani e palestinesi di accettare la "road map"". Per la presidenza dell'Ue - riferisce l'agenzia "Ansa" - la pace in Medio Oriente deve essere realizzata secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite e deve essere "comprensiva, includendo Siria e Libano".
Sempre sul fronte diplomatico, sembrano registrarsi passi in avanti nei contatti fra Israele e Siria. "Damasco è pronta a riprendere i negoziati di pace dal punto in cui si erano fermati e sulla base delle risoluzioni dell'Onu 242 e 338, della Conferenza di Madrid (1991) e del principio "terra in cambio della pace"", aveva detto, lunedì, il Ministro degli esteri, Faruk Al Sharaa, in un discorso pronunciato in occasione della riunione di oltre trenta capi delle diplomazie dei Paesi dell'Unione Europea e del Mediterraneo, a Creta. Tel Aviv è "più che desideroso" di riprendere i negoziati con la Siria, ma "senza condizioni", gli ha risposto il Ministro degli esteri israeliano, Silvan Shalom, parlando a margine dello stesso vertice.
Tuttavia, alle crescenti prospettive di dialogo in Medio Oriente si sta opponendo una forte ondata di violenze. Ieri, raid militari sono stati compiuti nelle città di Jenin e di Tulkarem, dove è stato imposto il coprifuoco. All'incursione di Jenin hanno partecipato ingenti forze di terra e mezzi blindati. La tensione è molto alta anche nella città israeliana di Sderot, nel Neghev settentrionale, dove, ieri, un razzo Qassam, sparato dalla vicina Striscia di Gaza, è esploso senza comunque provocare danni, nè vittime.

La violenza non è provocata dai militari israeliani, ma dalle fazioni terroristiche che, anche in questi momenti, non risparmiano momenti di tensione e violenza. E i razzi che piombano su Sderot prima o poi potranno fare delle vittime.
Ed in queste ore di nuove violenze sono state recise giovani vite. A Tulkarem, un adolescente è stato ucciso dopo che, secondo la ricostruzione israeliana, aveva lanciato una bottiglia incendiaria contro i militari. Inoltre un bambino palestinese di undici anni è stato ucciso nel villaggio cisgiordano di Karawa Bani Zeid, nei pressi di Ramallah. Secondo quanto denunciato dai responsabili dei servizi di sicurezza palestinesi, il piccolo è stato colpito da un tiratore scelto israeliano mentre si trovava nei pressi della sua abitazione.
Il servizio di sicurezza palestinese riferisce, ma non vengono riportate le fonti israeliane. Nessun soldato israeliano ammazza un bambino palestinese "davanti alla sua abitazione". Perchè L'OR non riferisce cosa era successo davanti a quella abitazione ? Erano entrati dei terroristi in "quella abitazione" ?
Nel frattempo, in un'intervista rilasciata ad un quotidiano israeliano, Abu Mazen, segnala l'"Ansa", ha affermato che egli "crederà" al Primo Ministro israeliano "solo quando attuerà la "road map"". Al contempo il Capo del Governo palestinese ha invitato Israele a cessare "eliminazioni e demolizioni" di case. Per quanto riguarda la repressione degli attentati e delle violenze dei militanti palestinesi chiesta da Israele, Abu Mazen, sempre nell'intervista, ha affermato che è "impossibile ottenere un successo al cento per cento in un breve periodo". Abu Mazen ha poi evidenziato che è "importante per i palestinesi vedere cambiamenti sul terreno, come la cessazione delle uccisioni e la liberazione dei prigionieri. Sono elementi di importanza cruciale - ha affermato - perché la gente in strada sostenga il processo di pace, perché tale processo venga accelerato".
E la cessazione del terrorismo ? Se ne ricorderà Abu Mazen ? Noi lo speriamo, ma vedremo se Arafat & C. lo permetteranno.
Invitiamo i nostri lettori a scrivere il loro parere alla redazione dell'Osservatore Romano. Cliccando sul link sottostante si aprirà un'e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

ornet@ossrom.va

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