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L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
03.07.2020 Sull'Osservatore Romano la solita velina contro Israele
Tra disinformazione, omissione, ritardo, parolin

Testata: L'Osservatore Romano
Data: 03 luglio 2020
Pagina: 1
Autore: la redazione di OR
Titolo: «Israele rinvia l'annessione dei territori»
Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 03/07/2020, a pag. 1, l'articolo "Israele rinvia l'annessione dei territori".

A destra: Netanyahu illustra la situazione nella valle del Giordano

OR pubblica la solita velina in cui Israele è descritto come occupante e gli arabi palestinesi esclusivamente come vittime. Ecco fino a che punto arriva la censura e la disinformazione su quello che accade nei territori contesi sul quotidiano ufficiale del Vaticano, sempre in prima fila quando si tratta di demonizzare lo Stato ebraico. OR, come spesso fa, arriva anche in ritardo, riprendendo le dichiarazioni del Segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, già riportate ieri da IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=1&sez=120&id=78728). Parolin esprime "preoccupazione" per eventuali azioni unilaterali di Israele. Parolin e il Vaticano, in questo modo, perdono un'altra occasione per evitare di inserirsi in questioni non di loro competenza, unendosi al coro contro lo Stato ebraico.

Ecco l'articolo:

Il Governo israeliano ha annunciato il rinvio delle annessioni di parte dei Territori palestinesi. Fonti dell'Esecutivo hanno reso noto che nei prossimi giorni avranno luogo delle consultazioni con l'amministrazione statunitense. Forte preoccupazione su possibili azioni unilaterali che potrebbero mettere ulteriormente a rischio la ricerca della pace fra israeliani e palestinesi, e la delicata situazione in Medio oriente, è stata nel frattempo espressa dal segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin. Il 30 giugno, incontrando separatamente sia l'Ambasciatrice degli Stati Uniti d'America che l'Ambasciatore dello Stato di Israele, il porporato — come segnalato da un comunicato della Sala stampa della Santa Sede — ha ribadito che lo Stato d'Israele e lo Stato di Palestina hanno il diritto di esistere e di vivere in pace e sicurezza, dentro confini riconosciuti internazionalmente. Parolin ha perciò fatto appello alle parti affinché si adoperino a riaprire il cammino del negoziato diretto, sulla base delle rilevanti risoluzioni dell'Onu, facilitato da misure che servano a ristabilire la fiducia reciproca e abbiano, come disse Papa Francesco l'8 giugno 2014 nell'Invocazione per la pace in Terra Santa, «il coraggio per dire sì all'incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza». In quello storico incontro, il presidente israeliano Peres ed il presidente palestinese Abbas erano stati invitati dal Santo Padre in Vaticano per invocare, tutti insieme, la pace e il dialogo.

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Pietro Parolin

Il 20 maggio scorso, la Sala stampa della Santa Sede aveva reso noto che l'arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, era stato raggiunto telefonicamente da Saeb Erekat, capo negoziatore e segretario generale dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina, che aveva informato la Santa Sede «circa i recenti sviluppi nei territori palestinesi e della possibilità che la sovranità israeliana venga applicata unilateralmente a parte di dette zone, cosa che comprometterebbe ulteriormente il processo di pace». Anche in quell'occasione, la Santa Sede aveva ribadito «che il rispetto del diritto internazionale, e delle rilevanti risoluzioni delle Nazioni Unite, è un elemento indispensabile affinché i due popoli possano vivere fianco a fianco in due Stati, con i confini internazionalmente riconosciuti prima del 1967». La dichiarazione di applicare la sovranità israeliana su parte dei Territori palestinesi sarebbe dovuta essere stata annunciata tra ieri e oggi, ma, come accennato, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso di posticiparla. «Nei prossimi giorni — ha fatto sapere l'ufficio del premier — ci saranno ulteriori discussioni» con l'amministrazione statunitense, depositaria del piano del presidente, Donald Trump, sulla cui scia Israele si è mosso riguardo al controverso progetto di annessione, che ha provocato forti proteste anche in Europa. Le annessioni «accresceranno le minacce nei confronti di Israele», hanno scritto in una lettera gli ambasciatori a Tel Aviv di Italia, Germania, Francia e Spagna. Anche il premier britannico, Boris Johnson, ha auspicato «da entusiasta difensore e amico di lunga data» di Israele, che le annessioni non vadano avanti. Nel confermare il rinvio delle annessioni, il Likud — il partito di Netanyahu — ha detto che è «necessario avere l'appoggio pieno degli Stati Uniti», mentre a Gaza e in Cisgiordania, i palestinesi nuovamente hanno manifestato contro l'iniziativa israeliana.

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ornet@ossrom.va

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