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L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
10.01.2019 Una fotografia dei cristiani in Israele
Per una volta OR non disinforma. Ma rimaniamo in attesa di analisi sui cristiani nei Paesi islamici...

Testata: L'Osservatore Romano
Data: 10 gennaio 2019
Pagina: 6
Autore: la redazione dell'Osservatore Romano
Titolo: «I cristiani in Israele tra sfide e opportunità»

Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 10/01/2019, a pag.6 il redazionale dal titolo " I cristiani in Israele tra sfide e opportunità".

Finalmente sull' Osservatore Romano un articolo sui cristiani in Israele che non prende di mira lo Stato ebraico, ma al contrario chiarisce come i cristiani vivano in piena libertà e godano di un livello di istruzione e socio-economico superiore alla media. Lo sviluppo demografico delle comunità cristiane in Israele, inoltre, è tenuto presente. Anche il titolo dell'articolo rende giustizia allo Stato ebraico, chiamato con il suo nome, mentre nel pezzo compare ancora la definizione fuorviante "Terra Santa".

Quello che ancora manca sui giornali cattolici è una serie di analisi sulla condizione dei cristiani nei Paesi islamici, in cui antiche comunità sono in via di scomparsa e in alcuni luoghi già scomparse a causa dell'intolleranza musulmana. Un cambiamento di difficile attuazione, considerata la politica pro-islam del Vaticano, che si allinea così a quella suicida dell'Occidente.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Una processione di cristiani a Gerusalemme

Sarà dedicata alla condizione dei cristiani in Israele «tra sfide e opportunità» l'edizione 2019 del tradizionale pellegrinaggio di solidarietà dei vescovi dell'Holy Land Coordination (HIc) che si svolgerà dal 12 al 17 gennaio tra Gerusalemme, Haifa e alcuni villaggi cristiani in Cisgiordania e Israele. Istituito alla fine del secolo scorso su invito della Santa Sede, l'Hlc è costituito da vescovi delegati provenienti da tutta l'Europa, dal Nord America e dal Sud Africa, e ha lo scopo di visitare e sostenere le comunità cristiane locali di Terra Santa. Una presenza, quella dei battezzati nella terra di Gesù, che negli anni, per via soprattutto della complicata situazione politica mediorientale, si è progressivamente assottigliata. Anche se negli ultimi dodici mesi, secondo il più recente rapporto dell'istituto di statistica israeliano, si è assistito a una lieve ma significativa inversione di tendenza. Il fondamento dell'azione dei vescovi dell'Hlc è rappresentato dalle cosiddette "3 P": preghiera, pellegrinaggio, persuasione. La preghiera, infatti, fa da sfondo a ogni incontro annuale con la celebrazione quotidiana della messa, spesso in diversi riti e con le comunità cattoliche locali. Il pellegrinaggio è uno dei momenti più importanti della riunione annuale. I vescovi si recano singolarmente o in gruppi a visitare le comunità cattoliche, incontrando i loro membri e a volte anche personalità politiche locali. "Persuasione" si riferisce, invece, al lavoro da svolgere dopo l'incontro annuale. Una volta rientrati nei rispettivi Paesi, infatti, i vescovi sono chiamati a parlare con i propri governanti, parlamentari, ambasciatori israeliani e palestinesi, e con i media su questioni che interessano la vita dei cristiani. Il programma di quest'anno prevede un anticipo, l'11 gennaio, con una riflessione sulla dichiarazione conciliare Nostra aetate curata dal rabbino Daniel Sperber e la partecipazione alla preghiera serale dello Shabbat presso la sinagoga "Yedidya" seguita dalla cena presso famiglie della comunità ebraica. Nei giorni successivi sono in agenda incontri con l'arcivescovo amministratore apostolico del patriarcato di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa, il nunzio apostolico in Israele e a Cipro e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina, Leopoldo Girelli, e leader drusi, ebrei e bahai. La delegazione dei vescovi si recherà presso i centri di Zababdeh, Jenin, Ikrit, Miilya, incontrerà studenti delle scuole cristiane di Haifa e farà visita ai bambini disabili del Centro del Sacro Cuore e ai malati dell'Ospedale italiano, entrambi situati ad Haifa. Nel frattempo, secondo quanto emerge dal recente rapporto elaborato dal Dipartimento centrale di statistica e diffuso in concomitanza con le festività natalizie, la popolazione cristiana in Israele cresce, pur con un dato relativo ai figli più basso rispetto a ebrei e musulmani, grazie anche all'arrivo di lavoratori migranti. Secondo il documento, i cristiani oggi in Israele sono circa 175 mila, pari al 2 per cento del totale della popolazione. Nel 2017 la crescita demografica ha raggiunto il 2,2 per cento, in deciso aumento rispetto all'1,4 dell'anno precedente. Una crescita, secondo gli esperti, legata all'arrivo di 597 migranti dall'Etiopia più che da un boom nelle nuove nascite. In base alla distribuzione territoriale, il 70,6 per cento dei cristiani vive nel nord di Israele; la città con la maggiore presenza cristiana è Nazareth, con oltre 22 mila abitanti, seguita da Haifa con poco meno di 16 mila. Per quanto concerne i matrimoni cristiani, le coppie sposate nel 2016 sono 782. Per il 2017 il numero di nuovi nati ha toccato quota 2504: il numero di bambini fino a sette anni per famiglia è di 1,89, il dato più basso fra le comunità israeliane. La media dei bambini nelle famiglie ebraiche è di 2,39, superato da quelle musulmane, le più prolifiche, con 2,83. Note migliori giungono dall'istruzione: il 78,5 per cento dei ragazzi cristiani ha conseguito il diploma secondario, che consente di accedere all'istruzione superiore (per i musulmani il dato è del 59,5 per cento; gli studenti ebrei toccano quota 78,7). Per l'anno accademico 2017-2018 il numero di studenti cristiani nelle scuole di grado superiore ha raggiunto quota 5900, pari al 2,3 per cento del totale. Il 73 per cento completa gli studi superiori, il 22,8 arriva alla laurea e il 3,3 per cento consegue anche il dottorato. Istruzione, sanità ma soprattutto turismo, in particolare i pellegrinaggi sono i settori in cui trova con maggiore frequenza impiego la comunità cristiana.

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