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L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
26.06.2011 I giusti ci furono, ma Pio XII non potrà mai fregiarsi di quel titolo
Le arti della diplomazia non cancellano la storia

Testata: L'Osservatore Romano
Data: 26 giugno 2011
Pagina: 5
Autore: Mordechay Lewy
Titolo: «Pio XII aiutò gli ebrei di Roma»

Sull' OSSERVATORE ROMANO, quotidiano ufficiale della Santa Sede, è uscito ieri, 25/06/2011, a pag.5, un articolo di Mordechay Lewy, ambasciatore di Israele in Vaticano, che riprendiamo.
Senza entrare in merito allo stile del testo, sappiamo bene che la diplomazia segue regole che spesso la politica disapproverebbe, ci sia concesso un breve commento.
Nè Israele, nè gli ebrei hanno mai disconosciuto l'opera di aiuto e salvataggio che quelli che poi abbero il nome di "giusti" misero in atto durante la Shoah. A Gerusalemme, presso lo Yad Vashem, il mausoleo della Shoah, c'è un viale, il cui nome è viale dei giusti, a ricordo di quanti, spesso a rischio della propria vita, salvarono degli ebrei. Il numero più alto appartiene alla Polonia, che, come è noto, non era proprio un paese filosemita. Questo a dimostrazione che i giusti sono esistiti, anche nei paesi meno disponibili verso gli ebrei.
Fra questi, sacerdoti e suore, persino fascisti, riconoscere il loro merito ha superato ogni barriera ideologica. Ma attenzione, quell'aiuto fu il risultato di una scelta individuale, quella delle istituzioni non ci fu. Non ci fu in Vaticano, che, se ospitò rifugiati all'interno delle proprie mura, non solo ebrei, ma antifascisti, comunisti, oppositori del regime, fu per una scelta politica ben precisa. Ma su questo aspetto si è scritto moltissimo ed è superfluo in questa sede tornarci sopra.
Quel che ci interessa riaffermare è che la Santa Sede non prese mai posizione, ufficialmente, contro la deportazione degli ebrei, nemmeno quelli romani. Se non ci fu un secondo treno, questo non dipese in alcun modo da una protesta di Pio XII, che non ci fu.
Stendere un velo su quegli avvenimenti può essere una scelta diplomatica, forse anche lungimirante, ma la storia è quella che è, come la si può studiare visitando Yad Vashem.
Ecco il pezzo pubblicato sull'OR:


Pio XII

Sono lieto di aver potuto accogliere l'invito a partecipare a questa cerimonia in onore di don Gaetano Piccinini che ha aiutato a salvare membri della famiglia Camerini, facendo il possibile per alleviare la dura prova cui sono stati sottoposti durante il periodo dell'occupazione. Non mi soffermo dunque sui dettagli della vicenda che la mia collega Livia Link ha già illustrato e del resto sono presenti i testimoni diretti che certamente molto meglio di me possono raccontare la storia. Vorrei invece accennare molto brevemente a un argomento ampiamente discusso: l'atteggiamento della Chiesa durante il periodo dell'occupazione nazista a Roma, durante il quale la vita degli ebrei della città è stata messa in serio pericolo, e tanti di loro purtroppo non hanno fatto ritorno dai campi di sterminio. Senza don Gaetano Piccinini, e altri uomini e donne come lui, il numero di vite umane spezzate sarebbe stato molto più alto. A don Piccinini riconosciamo di non aver dato solo asilo, ma di averlo fatto nel rispetto delle origini e identità di ciascuno. A partire dal rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre del 1943 e nei giorni successivi, monasteri e orfanotrofi, tenuti da ordini religiosi, hanno aperto le porte agli ebrei e abbiamo motivo di pensare che ciò avvenisse sotto la supervisione dei più alti vertici del Vaticano, che erano quindi informati di questi gesti. Sarebbe pertanto un errore dichiarare che la Chiesa cattolica, il Vaticano o il Papa stesso si opponessero alle azioni volte a salvare gli ebrei. E’ vero piuttosto il contrario: hanno prestato aiuto ogni qualvolta hanno potuto. Il fatto che il Vaticano non abbia potuto evitare la partenza del treno che portò al campo di sterminio, durante i tre giorni trascorsi dal rastrellamento del 16 ottobre fino al 18 (ottobre), può solo aver aumentato la volontà, da parte vaticana, di offrire i propri locali come rifugio per gli ebrei. Gli ebrei romani ebbero una reazione traumatica. Essi vedevano nella persona del Papa una sorta di protettore e si aspettavano che li salvasse ed evitasse il peggio. Bene, sappiamo tutti cosa è successo, ma dobbiamo anche riconoscere che quello partito il 18 ottobre 1943 fu l'unico convoglio che i nazisti riuscirono a organizzare da Roma verso Auschwitz.

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ornet@ossrom.va

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