domenica 19 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
27.10.2009 L'Osservatore Hamas- Romano
L'analisi si Sergio Itzak Minerbi

Testata: L'Osservatore Romano
Data: 27 ottobre 2009
Pagina: 9
Autore: Luca M. Possati
Titolo: «Un assegno in bianco per Israele»

Riportiamo dall'OSSERVATORE ROMANO del 26-27/10/2009, l'articolo di Luca M. Possati dal titolo " Un assegno in bianco per Israele ". Ecco l'articolo, preceduto dal commento di Sergio Itzak Minerbi:

Mi riferisco all’articolo di Luca M.Possati sull’Osservatore Romano del 26-27 Ottobre. Possati scrive:” Attaccare e isolare il movimento non ha e non ha avuto altro effetto se non quello di renderlo più popolare”. Quali prove egli adduce? In campo palestinese non esistono elezioni democratiche, non esiste stampa libera, non c’è un’opposizione che possa esprimere le sue idee. Come si fa in queste condizioni a stabilire se Hamas è più popolare o meno? Ricordiamo come Hamas ha preso il potere nella striscia di Gaza: uccidendo almeno 150 uomini di Fatah. Questa è la democrazia palestinese. E’ falso che Hamas sia “capace di trattare con Israele e di ottenere risultati concreti”. Hamas calpestando le leggi di guerra ha rapito un soldato israeliano e non ha permesso che sia visitato da un rappresentante della Croce Rossa Internazionale. Per ottenere un video che provi che Gilad sia ancora in vita, Israele ha scarcerato venti detenute che avevano compiuto crimini vari. Forse questa è una mini-vittoria di Hamas, ma è anche la prova di chi sia umanamente valido fra le due parti in causa,  Hamas o Israele. E’ altrettanto falso che il movimento islamico abbia iniziato un cambio di strategia seguendo una linea “improntata al realismo”. Il sig. Possati evidentemente ignora o vuole ignorare che sulla popolazione civile della città israeliana di Sderot continuano a cadere i missili lanciati da Hamas da Gaza. Egli anche dimentica che se la propaganda di Hamas fosse davvero “incentrata sulla resistenza all’occupazione israeliana” essa non avrebbe senso poichè l’occupazione israeliana è cessata nella striscia di Gaza da quattro anni a questa parte. Ma anche questo fatto è ignoto al sig. Possati. L’Osservatore Romano dovrebbe cambiare la testata e chiamarsi piuttosto il Bollettino di Hamas. Ecco l'articolo:

 Hamas e L'Osservatore Romano, un idillio perfetto

Una sfida o un invito a trattare? Il presidente dell'Autorità palestinese (Ap), Abu Mazen, gioca le sue ultime carte in una partita, quella con Hamas, destinata a farsi sempre più difficile e dagli esiti incerti. La decisione di indire elezioni presidenziali e parlamentari in tutti i Territori palestinesi - dunque in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, come si legge nel decreto - anche se si presta a molteplici interpretazioni, lascia trasparire un dato di fondo: l'inconsistenza della classe politica di Ramallah alla ricerca di autentici leader. L'acuirsi dello scontro intrapalestinese potrebbe rappresentare un colpo fatale ai tentativi di rilanciare il dialogo regionale. Un assegno in bianco a Israele e alle mire del Governo Netanyahu controllato dalle forze dell'estrema destra. Hamas, che ha definito la decisione di Abu Mazen illegale e incostituzionale, ha il potere di impedire le consultazioni in tutta la Striscia di Gaza, sotto il suo controllo dal giugno 2007. Ciò significa che, per la prima volta dagli accordi di Oslo e dalla nascita dell'Ap, un milione e mezzo di palestinesi nei Territori potrebbe non andare al voto per il rinnovo del Consiglio legislativo. Secondo gli analisti, la decisione di Abu Mazen va letta in due direzioni: o come una nuova, e inevitabile, sfida al movimento islamico o come un tentativo di far pressione per sbloccare i colloqui in vista di un Governo di unità nazionale. D'altro canto, gli uomini di Kaled Meshaal sono posti di fronte a un'alternativa fondamentale: utilizzare la minaccia del boicottaggio per ottenere qualcosa di più in sede di negoziati, dilazionando così ulteriormente la data delle consultazioni, oppure giocare subito la carta del voto con l'ambizione fondata di ottenere una vittoria ben più larga della precedente (2006) grazie anche a un consenso che si è rafforzato negli ultimi anni sia a Gaza sia in Cisgiordania. D'altronde, l'accettazione, da parte di Hamas, di un Governo di coalizione darebbe maggiore respiro al movimento permettendogli di valutare meglio gli sviluppi nella regione. I toni, intanto, si fanno sempre più duri. Hamas accusa Abu Mazen di usurpazione, contestando la legittimità del suo mandato scaduto nel gennaio 2009 (era stato eletto nel 2005) e prorogato dal Consiglio legislativo dell'Ap poco dopo l'operazione "Piombo Fuso". Tuttavia, secondo la stampa, i margini di mediazione ci sono ancora: alcuni esponenti dell'Ap hanno dichiarato che se verrà raggiunto un accordo basato sulla proposta egiziana - quella già scartata da Hamas -, allora la data del voto potrebbe essere riprogrammata. Il leader di Al Fatah ha dichiarato che le elezioni sono un obbligo costituzionale e che la legge lo mette nelle condizioni di non potersi esimere dal rimettere di nuovo il futuro dei palestinesi alle urne. Per il momento, gli americani attendono prima di lanciare una nuova iniziativa di pace ed è piuttosto difficile che dal suo esilio siriano Kaled Meshaal possa raggiungere in tempi brevi un'intesa con Ramallah, anche a causa del riaccendersi delle tensioni a Gerusalemme est e delle polemiche sul nucleare iraniano. Abu Mazen sa bene, come d'altronde sostengono anche numerosi analisti, che una soluzione al problema palestinese è impossibile escludendo Hamas dal tavolo delle trattative. Di questo è consapevole anche il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e il suo inviato speciale, George Mitchell. Il fatto che Hamas sia inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche non ostacola il suo coinvolgimento in un negoziato comune: tale lista, infatti, è stata compilata unilateralmente dagli Stati Uniti, anche se il suo valore è riconosciuto da molti Paesi occidentali, e non ha un valore giuridico vincolante, ma soltanto politico e orientativo. Hamas non è una banda di criminali, ma una parte importante della società palestinese. Attaccare e isolare il movimento non ha e non ha avuto altro effetto se non quello di renderlo più popolare. Come sostengono i commentatori, le trattative indirette per la liberazione del caporale israeliano Gilad Shalit, che hanno condotto alla scarcerazione di venti detenute palestinesi e alla consegna di un video nel quale il soldato appare vivo e in buona salute, hanno dimostrato che Hamas è capace di trattare con Israele e di ottenere risultati concreti ben più che l'isolata leadership della Muqata. Inoltre, dopo la vittoria delle elezioni politiche del 2006, il movimento islamico ha iniziato un cambio di strategia seguendo una linea politica maggiormente improntata al realismo e finalizzata a obiettivi a medio termine. La propaganda è stata incentrata sulla resistenza all'occupazione israeliana senza porre troppo l'accento sulla distruzione militare della "minaccia sionista" attraverso attacchi suicidi, come in passato.

Per inviare la propria opinione all'Osservatore Romano, cliccare sull'e-mail sottostante


ornet@ossrom.va

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT