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Linkiesta Rassegna Stampa
27.05.2023 A Gedda è stata firmata la Pace di Vestfalia dei regimi totalitari del Medio Oriente
Analisi di Carlo Panella

Testata: Linkiesta
Data: 27 maggio 2023
Pagina: 1
Autore: Carlo Panella
Titolo: «A Gedda è stata firmata la Pace di Vestfalia dei regimi totalitari del Medio Oriente»
A Gedda è stata firmata la Pace di Vestfalia dei regimi totalitari del Medio Oriente
Analisi di Carlo Panella

(da Linkesta)


Washington stabilisce l'immunità per Mohamed bin Salman nel processo  Khashoggi
Mohammed bin Salman

Noto come mandante dell’assassinio dell’oppositore Jamal Khashoggi, Mohammed bin Salman, noto come Mbs, reggente dell’Arabia Saudita ha portato a termine un mastodontico, complesso progetto di totale redifinizione dei rapporti di forza in Medio Oriente degno di passare alla storia. Dando prova di possedere una visione strategica non comune Mbs, al termine di un lungo e articolato disegno diplomatico innovativo, ha infatti siglato nell’ultimo vertice della Lega Araba a Gedda una sorta di “pace di Vestfalia” con tutti i paesi arabi, un accordo che rivoluziona l’assetto del Medio Oriente. Come è noto nel 1648, appunto a Vestfalia, fu posto fine alla guerra dei trent’anni in Europa con trattato di pace che ricompose tutti gli infiniti contenziosi territoriali e dinastici tra le grandi potenze continentali, tutte rette da monarchie assolute, con un reciproco loro riconoscimento quali autorità sovrane e indipendenti. Iniziò così in Europa un secolo e mezzo di relativa pace, o di guerre mirate alla trattativa, caratterizzato da relazioni contrattate tra le monarchie assolute, messo infine in crisi dall’era napoleonica. Non difforme è il progetto strategico concluso a Gedda da Mohammed bin Salman che si basa sulla fine degli schieramenti contrapposti, in primis quello tra Iran e Arabia Saudita, ma anche quello con la Turchia e naturalmente quello con Israele, che hanno dilaniato il Medio Oriente negli ultimi 50 anni e sul reciproco riconoscimento dei legittimi interessi di ogni Stato. Il tutto, come a Vestfalia, con l’obbiettivo di consolidare le monarchie assolute e gli Stati autoritari e nel nome -questa è la novità- di un impetuoso sviluppo economico e di mercato integrati il più possibile in un Medio Oriente pacificato che superi la dipendenza dei bilanci statali dalle sole vendite di petrolio e metano per investire in nuove tecnologie, infrastrutture, industrie e turismo. Il vertice di Gedda è stato infatti l’apoteosi dei regimi totalitari del Medio Oriente culminata non a caso con la riammissione nella Lega Araba con tutti gli onori di Beshar al Assad, il sanguinario dittatore siriano che ne era stato espulso proprio per volontà saudita nel 2013. Non più la “trincea sunnita” contro l’Iran, imperniata appunto sull’Arabia Saudita, teorizzata da Condoleeza Rice, non più l’appoggio incrociato a milizie varie per abbattere regimi considerati avversi, non più la “NATO araba” e la rottura con il Qatar, ma una “pace di Gedda” sulla falsariga di quella di Vestfalia che intende inaugurare relazioni equilibrate e contrattate tra ex nemici più che agguerriti. Il tutto, naturalmente, nella strenua difesa degli attuali regimi a monarchia assoluta o dittatoriale e nel rifiuto netto di ogni prospettiva di democratizzazione interna. Il contrario esatto delle visioni di democratizzazione del Medio Oriente vuoi nella versione di George W. Bush, vuoi di Barack Obama. Con tutta evidenza questa “logica di Vestfalia” è quella che ha portato Mohammed bin Salman a favorire con discrezione gli Accordi di Abramo, chiudendo così di fatto l’aspro contenzioso secolare arabo con Israele, è quella che lo ha portato prima alla ripresa di relazioni piene con la Turchia di Tayyp Erdogan, alla clamorosa ripresa delle relazioni diplomatiche con l’Iran degli ayatollah e infine alla riabilitazione piena di Beshar al Assad contro il quale Ryad per anni ha inutilmente armato milizie nel tentativo di detronizzarlo. Il tutto, il punto è fondamentale, sigilla la fine burrascosa delle relazioni privilegiate tra l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti di Joe Biden e in una posizione “terza” verso una Russia nei confronti della quale i paesi di questo “nuovo Medio Oriente” non solo non attuano le sanzioni ma, al contrario, “triangolano” di tutto in violazione aperta alle sanzioni stesse. È difficile prevedere quanto reggerà alla prova dei fatti questo nuovo assetto contrattuale e non più bellicista delle relazioni tra i paesi del Medio Oriente. È fondamentale però prenderne atto e soprattutto rendersi conto che Mohammed bin Salman, il mandante dell’assassinio di Jamal Khashoggi, ha sviluppato un progetto, una “visione” assolutamente innovativi quanto inaspettati.

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Carlo Panella

info@linkiesta.it

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