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Terrasanta.net Rassegna Stampa
13.12.2011 Un'agenzia stampa cattolica che confonde i detenuti palestinesi con prigionieri politici
Su Terrasanta.net i criminali palestinesi descritti come ciò che non sono, vittime

Testata: Terrasanta.net
Data: 13 dicembre 2011
Pagina: 1
Autore: Redazione di Terrasanta.net
Titolo: «Territori palestinesi, mano pesante dei tribunali militari israeliani»

Riportiamo da TERRASANTA.NET l'articolo dal titolo " Territori palestinesi, mano pesante dei tribunali militari israeliani ".


Gilad Shalit,                                     Marwan Barghouti, uno dei detenuti palestinesi. Responsabile di diversi attentati contro cittadini israeliani, è considerato l'architetto della seconda intifada, quella dei terroristi suicidi. Non è un prigioniero politico. E' un terrorista.

Nell'articolo vengono messi in relazione due argomenti che non hanno nulla a che vedere l'uno con l'altro: la situazione dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane e la liberazione di Gilad Shalit.
I due argomenti non sono correlati dal momento che, mentre Gilad Shalit è stato rapito dai terroristi di Hamas e tenuto segregato senza la possibilità di avere contatti con l'esterno per cinque anni e mezzo, i detenuti palestinesi si trovano in carcere perchè giudicati colpevoli di aver commesso dei reati da una corte. Hanno subito un regolare processo. Hanno diritto a una difesa. E godono degli stessi diritti di tutti gli altri detenuti. Non sono prigionieri politici. Ma nel pezzo si legge : "
la liberazione di Shalit ha determinato un peggioramento nella situazione detentiva dei detenuti palestinesi. La denuncia, rilanciata dall’agenzia Alternative Information Centre, arriva direttamente dalle carceri. Tra le misure d’inasprimento messe in atto, ci sarebbe il divieto di accedere all’istruzione scolastica e di ricevere libri e quotidiani; la riduzione dei canali tivù accessibili e dei prodotti alimentari di base nelle mense; la diminuzione delle visite familiari e dei colloqui coi propri legali; l’obbligo delle catene durante i colloqui; l’inasprimento nell’utilizzo della misura punitiva dell’isolamento.". Queste sarebbero le terribili condizioni inflitte ai poveri detenuti palestinesi? Le stesse identiche limitazioni applicate a tutti gli altri. Nessuno ritiene che il carcere sia piacevole, ma per non venire reclusi è sufficiente non commettere crimini. Ci riesce la maggior parte delle persone.
Mettere sullo stesso piano dei criminali regolarmente processati e un prigioniero politico, in ogni caso, è impossibile e sbagliato.
Ai detenuti palestinesi è concesso di ricevere visite dei famigliari, hanno diritto ad avere contatti con l'esterno, vengono visitati da medici. Gilad Shalit è stato rinchiuso non si sa dove per oltre un quinto della sua vita, tenuto segregato dai terroristi della Striscia. Per farlo tornare in libertà, Israele ha dovuto scarcerare 1027 terroristi responsabili di attentati contro israeliani.
Non è possibile mettere sullo stesso piano una democrazia e il suo sistema carcerario con un'associazione terroristica riconosciuta tale anche da Onu e Ue.
Ecco il pezzo:

(Milano/g.c.) - Oltre 9.500 procedimenti penali istruiti presso le corti militari, con 2.016 condanne per terrorismo, 763 condanne per condotta contraria all’ordine pubblico e solo 25 casi di assoluzione. I dati sono contenuti nel rapporto 2010 dell’attività delle corti militari israeliane (pubblicato qualche giorno fa dal quotidiano Ha’aretz) dal quale si deduce come il 99,74 per cento dei processi celebrati all’interno dei Territori Palestinesi occupati abbia avuto come epilogo una condanna.

I tribunali militari, nella particolare situazione del conflitto israelo-palestinese, hanno appunto giurisdizione sul territori militarmente occupati. Per questa ragione a loro competono i procedimenti per reati penali e per questioni di sicurezza (categoria nella quale rientra, in maniera piuttosto larga, la maggior parte dei provvedimenti). Sempre per ragioni di sicurezza, i tribunali hanno il potere di decidere misure di custodia cautelare (reiterabili di sei mesi in sei mesi, senza che venga celebrato il processo). Nel 2010 su 714 richieste di custodia cautelare da parte dei tribunali militari per palestinesi residenti nei Territori, oltre il 98 per cento è stato accordato.

La recente liberazione di Gilad Shalit, il soldato israeliano nelle mani di Hamas dal 2006 e liberato il 18 ottobre scorso (grazie ad un accordo che prevede la liberazione di 1.027 prigionieri palestinesi), se da una parte ha sollevato un serrato dibattito all’interno dell’opinione pubblica israeliana sulla scelta del governo di cedere alle richieste di Hamas e di liberare alcuni personaggi che si sono macchiati di atti terroristici, dall’altro ha indubitabilmente richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sulla situazione dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, circa 6.800.

Paradossalmente proprio la liberazione di Shalit ha determinato un peggioramento nella situazione detentiva dei detenuti palestinesi. La denuncia, rilanciata dall’agenzia Alternative Information Centre, arriva direttamente dalle carceri. Tra le misure d’inasprimento messe in atto, ci sarebbe il divieto di accedere all’istruzione scolastica e di ricevere libri e quotidiani; la riduzione dei canali tivù accessibili e dei prodotti alimentari di base nelle mense; la diminuzione delle visite familiari e dei colloqui coi propri legali; l’obbligo delle catene durante i colloqui; l’inasprimento nell’utilizzo della misura punitiva dell’isolamento.

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