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Corriere della Sera Sette Rassegna Stampa
24.02.2017 Criminali fascisti, l'amnistia voluta da Togliatti
Commenti di Mirella Serri, Paola Severini Melograni

Testata: Corriere della Sera Sette
Data: 24 febbraio 2017
Pagina: 54
Autore: Mirella Serri-Paola Severini Melograni
Titolo: «Gli uomini del fascismo riciclati anche se criminali-Non smettiamo di ricordare»

Riprendiamo da SETTE/CORRIERE della SERA di oggi, 24/02/2017, due servizi che affrontano i risultati dell'amnistia di Palmiro Togliatti quando era Ministro della Giustizia dopo la Liberazione. Tutti i fascisti responsabili di crimini durante la dittatura - tranne poche eccezioni - non vennero mai processati. Era la cosiddtta strategia del PCI, applicata con lo stesso fine nel mondo della cultura, bastava iscriversi al partito comunista o dichiararsi disponibili  ad appoggiare dall'esterno il partito in quanto "indipendenti di sinistra", e il passato fascista veniva sbianchettato. Una mossa abile che non viene mai raccontata, anche perchè scrittori, registi, attori, giornalisti, storici  nel dopoguerra furono in gran parte gli stessi che avevano inneggiato al regime fascista. Anche negli articoli che seguono, l'amnistia di Togliatti non viene citata.

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Ecco i due articoli:

Mirella Serri: " Gli uomini del fascismo riciclati anche se criminali "

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Mirella Serri

Non fu facile nel febbraio 1942, erigere la cosiddetta "cintura di Lubiana". Tra nebbie, gelo e folate di vento, furono alzad a fatica reticolati e barriere di filo spinato intorno a ben 41 chilometri di perimetro cittadino. Sessanta posti di blocco armati controllavano gli accessi alla capitale della Slovenia, dl-ventata così un enorme campo di concentramento. All'interno di questa terra di nessuno, il 54enne questore Ettore Messana capeggiò il rastrellamento di circa 19 mila uomini. Era un funzionario attento e zelante. Sovrintendeva di persona alle esecuzioni di massa. E anche agli stupii. Le donne arrestate venivano portate in questura e violentate. Alcune di loro ebbero però il coraggio di denunciare l'orribile accaduto al vescovo della città, che lo riferì al papa Pio XII. ll Duce decise quindi di rimuovere Messana. La sua difesa? Affermò che si trattava di prostitute fermate non per rappresaglia antifascista, ma per controlli sanitari e per tutelare i soldati italiani in Slovenia. II questore fu trasferito a Trieste e insignito del titolo di Commendatore. Le sue efferatezze non caddero nel dimenticatoio e alla fine del conflitto Messana fu iscritto nell'elenco dei ricercati per crimini di guerra delle Nazioni Unite. Misteriosamente la pratica si arenò. L'Alto commissariato che doveva giudicare il caso lo mise in soffitta. Nel 1945 Messana ebbe l'onore di diventare addirittura ispettore generale di pubblica sicureza in Sicilia. Com'era possibile? il questore non fu l'unico funzionario che, dopo essere stato investito da pesanti accuse, nel dopoguerra riuscì a smacchiare rapidamente il suo passato: l'elenco dei "presunti" — poiché non vennero mai processati o epurati — criminali di guerra che in Italia sfuggirono alla giustizia e ottennero incarichi dai governi democratici è veramente consistente: sono Gli uomini di Mussolini. Prefetti, questori e criminali di guerra dal fascismo alla Repubblica italiana (Einaudi, pp. 275, 3o euro) la cui vicenda è stata ricostruita dallo storico Davide Conti con dovizia di documenti inediti. Si tratta di personaggi di alto profilo istituzionale, a cui furono addebitati eccidi e violenze sotto il regime ma che non comparvero davanti ai tribunali, né nazionali La denulda In alto, i funerali delle vittime della strage di Portella della Ginestra del '47, che vide coinvolti ex fascisti. Sopra, il libro di Davide Conti. né internazionali. Ottennero, invece, salvacondotti e poltrone a colpi di manovre segrete, delazioni e tradimenti. Così, Messana, nato a Racalmuto, per risorgere come l'Araba Fenice e per cancellare il ricordo degli anni neri, nel periodo postbellico utilizzò i suoi stretti rapporti con la mafia, che era stato mandato a combattere dal fascismo. Nell'isola natale ebbe modo poi di compiere altre stragi: MIMI.ò il delinquente Salvatore Ferreri nella banda di Salvatore Giuliano. Venne indicato come il burattinaio occulto della strage di Portella della Ginestra, avvenuta a opera di Giuliano il primo maggio del 1947, dove persero la vita operai e contadini. Molto vicino a Messana, per metodi e per capacità di trasformismo, fu Giuseppe Guell, responsabile della pubblica sicurezza per la Venezia-Giulia. Nel 1942 si fece conoscere nelle terre dove operava per le «flagellazioni, bastonature, calci al basso ventre, passaggio di corrente elettrica» che infliggeva ai "ribelli" e fu l'inventore di un supplizio speciale: la "cassetta", una specie di waterboarding. Invece di venire processato per i suoi misfatti, dopo il 25 luglio 1943 fu promosso a capo del corpo di guardia che sorvegliava Mussolini, incluso a Campo Imperatore. I nazisti informati proprio da Gueli del luogo di detenzione del Duce, compirono 11 blitz e liberarono il despota. Guelfi, che rientrò nella lista dei criminali di guerra italiani, non scontò il carcere né per i suoi delitti né per aver fawrito la fuga del dittatore. I:ispettore di polizia Ciro Veidiani fu un accanito persecutore di civili antifascisti in Slovenia Da esperto doppiogiochista, però, nel 1944 si conquistò li favore degli esponenti del Comitato di liberazione nazionale: era il custode dell'archivio dell'Ovra, la polizia segreta di Mussolini, utilizzo le carte a sua disposizione e con ricatti vari ottenne l'oblio delle sue nefandezze (Pietro Venni è stato a lungo indicato come "oggetto" delle sue attenzioni per rapporti mai chiariti in epoca di dittatura con gli spioni di Mussolini). Verdiani fu nominato nel 1946 questore di Roma in un momento assai particolare, a poco più di un mese dal referendum istituzionale. Persino i militari più autorevoli che avrebbero dovuto vagliare le colpe, spiega inoltre Conti, fecero di tutto per insabbiarle: emblematico è il caso di  Giovanni Messe, generale incaricato di condurre l'inchiesta per accertare le responsabilità e il comportamento dell'esercito dopo la proclamazione dell'armistizio. L'atto graduato sostenne la necessità di non emanare condanne per «salvaguardare il prestigio e l'efficienza delle Forze Armate italiane» e nel febbraio 1945 presentò un lungo promemoria per eludere le richieste di estradizione avanzate dalla Jugoslavia nei confronti degli ufficiali italiani rei di violenze. Successivamente Messe approdò in Parlamento e fece una gloriosa carriera politica. Con il reintegro e la riabilitazione dei funzionari ex fascisti, osserva Conti, si sanciva la continuità dal regime all'Italia repubblicana e democratica e si promuovevano ai più delicati incarichi proprio i dirigenti più invischiati nelle trame oscure del passato. Questa continuità fu perseguita dai governi a maggioranza Dc e dagli alleati americani, in modo da utiliazare gli uomini di Mussolini contro il pericolo comunista in periodo di guerra fredda. La nuova Italia nasceva attraverso una transizione di poteri fedifraga e inquietante e l'elenco di Conti ci propone oggi una larga messe di personalità di primo piano, dal colonnello dei carabinieri e agente segreto Ugo Luca, ai prefetti Giovanni Ravalli e Temistocle Testa, al capo della squadra mobile di Roma Rosario Barranco, al ministro Achille Marazza, all'ufficiale dei carabinieri Giuseppe Pièche, collaboratore sia di Mussolini che di Scelba, per arrivare al generali Taddeo Orlando, Adolfo Infante, Gastone Gambara, Alessandro Pirzio Biroli e Mario Roatta (clamorosamente fuggito da Roma durante il suo processo). Ma, come ci avverte lo studioso, la storia non è finita e c'è ancora molto da scavare.

Paola Severini Melograni: " Non smettiamo di ricordare " 

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Paola Severini Melograni:

Linda Giuva descrive nel Manuale dei Diritti la necessità per le società moderne di dotarsi del Diritto alla Memoria e alle Memorie. È passato un mese dall'anniversario della Shoah, e già abbiamo ricominciato a dimenticare. È più facile l'oblio, soprattutto quando il ricordo, la memoria, risultano scomodi e, a volte, persino fastidiosi: le commissioni, i processi, le inchieste rivestono invece un valore enorme anche se i protagonisti — siano vittime o carnefici —non sono più tra noi. Nel i994, in una stanza della Procura militare di Roma, rividero la luce centinaia di fascicoli giudiziari sui crimini di guerra perpetrati ai danni di cittadini italiani tra il 43 e il 45, illegalmente archiviati nel 1960. Non solo quindi gli Alleati non punirono i nazisti che si erano macchiati di crimini orrendi, ma anche dopo, il governo italiano, per una interpretazione errata della ragion di Stato non si occupò per anni di ristabilire la giustizia. Ma, come abbiamo scritto, l'esercito italiano è cambiato, certamente in meglio, e il mondo che gravita intorno ai tribunali militari si è trasformato arrivando ai livelli di eccellenza. Purtroppo noi non valorizziamo la nostra eccellenza, e a questo proposito vi consiglio di approfondire La difficile Giustizia! (Viella editore) scritto da De Paolis e Iriino, una serie di piccoli, preziosi libri sui processi per i crimini di guerra tedeschi in Italia. Marco De Paolis, procuratore militare, ha coordinato più di 5oo indagini a La Spezia, Verona e Roma, celebrando 17 processi e condannando all'ergastolo 57 assassini. Giustizia negata rispetto al destino dei colpevoli (nessuno di questi ha scontato la pena), giustizia compiuta e diritto alla memoria realizzato, rispetto alla legalità delle nostre istituzioni.

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