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Corriere della Sera Sette Rassegna Stampa
07.10.2016 Il caso di Brian Eno: il doppio standard su Israele e antisemitismo di un odiatore
Il suo delirio contro Israele, gli risponde Aldo Grasso

Testata: Corriere della Sera Sette
Data: 07 ottobre 2016
Pagina: 122
Autore: Brian Eno; Aldo Grasso; Claudia Mastro; Simona Rivoira
Titolo: «'Ecco perché non concedo la mia musica a Israele'»

Riprendiamo da SETTE di oggi, 07/10/2016, a pag. 122, con il titolo "Ecco perché non concedo la mia musica a Israele", la lettera di Brian Eno, la risposta di Aldo Grasso e due interventi di lettrici.

Brian Eno ribadisce il suo antisemitismo gretto descrivendo Israele come un Paese razzista, militarista, aggressore e non spendendo neanche una parola di condanna verso i terroristi palestinesi che da decenni ne cercano la distruzione. Gli risponde Aldo Grasso, che già era intervenuto a proposito dell'adesione di Eno al movimento razzista e antisemita Bds (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=274&sez=120&id=63765).

Ecco la lettera di Brian Eno:

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Brian Eno

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Mia madre belga ha passato la guerra in un campo di lavoro tedesco (non un campo di sterminio, però neanche una vacanza) e da lei ho un'idea di quello che gli ebrei hanno sofferto durante la guerra - e della storia della loro sofferenza, prima e dopo. Capisco perché alcuni di loro hanno voluto un rifugio dove ciò non sarebbe mai più potuto accadere. Quello che non riesco a capire è il motivo per cui questa esigenza dovrebbe implicare un tale crudele comportamento nei confronti della popolazione indigena della terra che hanno scelto come "loro".

Tutto questo gran parlare della soluzione a due Stati mi sembra aria fritta, mentre il governo israeliano continua il trasferimento dei coloni su terra palestinese, bombardando e imprigionando palestinesi strada facendo. A me sembra che si tratti di pulizia etnica. E mi sembra anche apartheid - come ha inoltre osservato l'arcivescovo Desmond Tutu, al quale il concetto non è estraneo.

Una cosa che il giornalista non dice è che questo sentimento è condiviso da molti ebrei - tra cui ebrei israeliani - che hanno alzato la loro voce contro l'occupazione. Sono anche loro antisemiti? Ah già dimenticavo - sono "ebrei che odiano se stessi", giusto? Questa posizione ridicolmente artificiosa nasce dalla commistione di Israele come Stato con gli ebrei come popolo. II popolo ebraico merita di più che essere rappresentato esclusivamente dal governo israeliano. Allora perché io "me la prendo" con Israele? In primo luogo, perché è stato il governo britannico, attraverso la Dichiarazione Balfour, che ha contribuito a creare tutta questa situazione. Abbiamo regalato quella terra - che non era nostra da regalare - e abbiamo contribuito all'avvio del processo per ripulirla dagli arabi. Forse è stato un modo per chiedere scusa per la nostra incapacità di aiutare gli ebrei quando ne avevano bisogno - prima e durante la guerra - ma è stato fatto a spese del popolo che già viveva lì.

In secondo luogo, sosteniamo Israele militarmente e diplomaticamente - e abbiamo un bel commercio di armamenti in corso tra noi e loro. In terzo luogo, Israele si presenta come una democrazia liberale occidentale, e insiste ad essere considerata come tale. Quale altra democrazia liberale occidentale è uno Stato di apartheid? Quale altra democrazia liberale occidentale rinchiude con checkpoint una gran parte della popolazione (occupata) in ghetti e la bombarda periodicamente? Ho poco potere per intervenire su questo. Praticamente l'unica cosa che posso fare è non prenderne parte - e per me questo significa non partecipare alla campagna di pubbliche relazioni che Israele conduce attraverso i suoi programmi culturali - in particolare, non permettendo l'uso della mia musica per gli eventi sponsorizzati dal governo israeliano. Tutto qua. Voglio un mondo dove sia i palestinesi che gli ebrei siano sicuri e liberi di esprimere i loro talenti, ma ritengo che quello che il governo israeliano sta facendo ora praticamente garantisce che ciò non venga mai realizzato.

Risponde Aldo Grasso:

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Aldo Grasso

E' un dovere dell'Occidente proteggere Israele, il cui diritto di esistere viene negato in modo radicale, basta dare uno sguardo allo statuto di Hamas, che considera un compito primario uccidere gli ebrei e annientare l'entità sionista, come la chiamano. E' un dovere difendere Israele perché la democrazia è tanto fragile quanto preziosa, l'unica chance che ha l'Occidente di sopravvivere agli "stati canaglia", quelli che negano ogni libertà e uccidono nel nome di un dio. A Brian Eno consiglio di leggere il libro Ladri nella notte di Arthur Koestler.

Seguono due lettere, la prima rivaluta l'antisemitismo di Eno, la seconda descrive la realtà del terrorismo palestinese:

Sono molto colpita dall'articolo di Aldo Grasso, che si basa su un assurto abbastanza incredibile, e cioè: tutto ciò che non commentiamo lo appoggiamo. Grasso infatti che chiama, "stringi stringi", quella di Israele l'unica democrazia del Medioriente perché per Grasso chiudere i rubinetti d'acqua e mettere un embargo a una nazione è democrazia, e commenta come Brian Eno non abbia mai detto nulla contro Isis, Iran ecc. Beh sono sicura che se l'Isis chiedesse le sue musiche, Eno direbbe qualcosa, eccome. Non è che Eno non avendo nominato Iran, Isis o i vari genocidi in giro per il mondo ha dato il suo tacito accordo a che essi accadessero. Ma che discorso è? Detto ciò, Grasso ha il diritto di esprimere la sua opinione così come Eno ha la sua senza dover essere accusato di antisemitismo, dato che il problema dell'avanzamento e l'occupazione di terre israeliano non è certo una questione religiosa, lo facesse anche uno stato agnostico non cambierebbe nulla e i palestinesi non sarebbero certo pronti con le chiavi in mano a dire «prenditi pure casa mia senza darmi nulla in cambio, prego!».

Claudia Mastro

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Grazie Aldo Grasso. Ha detto su Brian Eno, il bds, Israele ciò che non dicono quasi mai i giornalisti forse perché è più salutare non farlo. Israele è l'unica democrazia del Medioriente, Brian Eno e il bds sono fondamentalmente antisemiti, Gaza e la Cisgiordania sono prigioni a cielo aperto perché governate con pugno di ferro dal movimento terroristico di Hamas e da Fatah che non è tanto meglio (i diritti delle donne, i diritti civili, la libertà di culto e di espressione... questi sconosciuti). Ma questo Brian Eno non lo sa? Ma forse non è questione di ignoranza ma di coraggio.

Simona Rivoira

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