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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
31.08.2020 Ruanda: ecco l'Eichmann africano
Analisi di Théo Englebert

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 31 agosto 2020
Pagina: 14
Autore: Théo Englebert
Titolo: «Genocidio Ruanda: l'Eichmann africano vive tra i francesi»
Riprendiamo dal FATTO Quotidiano di oggi, 31/08/2020, a pag.14 con il titolo "Genocidio Ruanda: l'Eichmann africano vive tra i francesi", l'articolo di Théo Englebert.

Rwanda seeks extradition of Genocide suspect Aloys Ntiwiragabo | The New  Times | Rwanda
Aloys Ntiwiragabo

Il Ruanda ha emesso un mandato di arresto internazionale contro Aloys Ntiwiragabo, uno dei presunti artefici del genocidio dei Tutsi del1994. Ntiwiragabo era stato all'epoca il capo dei servizi segreti militari in Ruanda ed è sospettato di aver pianificato e coordinato i massacri. Il mandato di arresto è stato emesso dopo le rivelazioni di luglio di Mediapart, che avevano permesso di identificare l'uomo, 72 anni, nei pressi di Orléans (centro della Francia). Poco dopo la procura di Parigi aveva aperto un'inchiesta preliminare contro di lui per "crimini contro l'umanità". Dopo la morte di Augustin Bizimana, l'ex ministro ruandese della Difesa al momento del genocidio, la scorsa primavera, solo due degli undici funzionari ruandesi che figurano ancora nella lista del Tribunale penale internazionale per il Ruanda tra gli artefici del genocidio Tutsi, sfuggono ancora alla giustizia. Il colonnello Aloys Ntiwiragabo è uno di questi. Stando ad una fonte vicina al dossier, la reazione del Ruanda alle nostre rivelazioni di luglio non si è fatta attendere.

Caccia ad Adolf Eichmann – Vanilla Magazine
Adolf Eichmann

KIGALI HA SUBITO trasmesso via canali diplomatici i documenti necessari a ottenere l'arresto del sospetto, di cui viene chiesta anche l'estradizione. La stessa fonte ci ha anche detto che il Ruanda è ora in attesa di una reazione da parte della Francia. Il 24 luglio scorso, poche ore dopo la pubblicazione della nostra inchiesta sul colonnello Ntiwiragabo, le autorità di Kigali sono entrate in agitazione. L'ufficiale, che non è mai stato arrestato, era scomparso da molti anni. Il Ruanda, che nel 2003 lo aveva piazzato al primo posto tra i responsabili del genocidio, ne aveva perso le tracce. Nel 2004, per mancanza di tempo, l'indagine del Tribunale internazionale era stata sospesa. Finora nessun mandato di arresto era stato emesso nei confronti di Ntiwiragabo e di fatto nessuno credeva più di poterlo ritrovare. Quando la notizia della sua identificazione ha raggiunto Kigali, il procuratore generale, Aimable Havugiyaremye, ha ereditato il caso: "È stato un sollievo apprendere che Ntiwiragabo si trova in Francia e che è stato identificato", ha affermato dopo essere stato contattato da Mediapart. Per i magistrati ruandesi è iniziata allora una corsa contro il tempo. Obiettivo: spiccare un mandato di arresto internazionale il più rapidamente possibile per essere sicuri che le autorità francesi possano fermare il sospetto in breve tempo. Quest'ultimo potrebbe decidere di svanire di nuovo nel nulla. Per quattordici giorni, i magistrati hanno scrutato meticolosamente gli archivi e convocato i testimoni. Hanno interrogato dei sopravvissuti al genocidio, degli ex membri dei servizi segreti e dei combattenti delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda. "Abbiamo ricostruito l'intero fascicolo di Aloys Ntiwiragabo, portato avanti e concluso le nostre indagini. Abbiamo riunito venticinque testimoni. Un numero che ci sembra sufficiente per formulare un corretto atto d'accusa", ha spiegato Aimable Havugiyaremye. L'11 agosto, il Ruanda si è dunque rivolto ufficialmente al ministero francese della Giustizia. Il "paese delle mille colline" ha dunque trasmesso il suo atto d’accusa e reclamato l'arresto di Ntiwiragabo, nonché la sua estradizione verso Kigali. Le autorità giudiziarie ruandesi hanno anche chiesto a Interpol, l'Organizzazione internazionale della polizia criminale, di emettere una "red notice" contro il colonnello Ntiwiragabo, un avviso cioè che si rivolge alle polizie di tutto il mondo. L'istituzione internazionale, che ha sede a Lione, sta attualmente esaminando la richiesta del Ruanda. Un mese fa, la procura antiterrorismo di Parigi ha aperto un'indagine preliminare in Francia.

L'INIZIATIVA del Ruanda dovrebbe poter accelerare la procedura giudiziaria e dunque l'arresto del sospetto. Il ministero francese della Giustizia, contattato da Mediapart, non ha voluto confermare di aver ricevuto le richieste del Ruanda:"Non ci è possibile comunicare su questa vicenda ancora in corso", ci è stato spiegato. Da parte sua, la procura antiterrorismo ha rifiutato di rispondere alle nostre domande. Per rispetto dei protocolli diplomatici, Kigali si è astenuto dal reagire ufficialmente alla pubblicazione dell'inchiesta di Mediapart e all'apertura dell'inchiesta preliminare in Francia. In attesa della reazione delle autorità francesi, la diplomazia ruandese mantiene il dovuto silenzio. "Spero soprattutto che la vicenda non si trascini troppo e che Ntiwiragabo venga arrestato", osserva Main Gauthier, presidente del Collettivo delle parti civili per il Ruanda. I dubbi sono fondati: la procura di Kigali ha trasmesso alle autorità francesi 42 atti di accusa su sospetti del genocidio, senza ottenere nulla di concreto. La Francia ancora oggi un santuario per i responsabili del genocidio in Ruanda. Solo tre di loro sono stati condannati da tribunali francesi. Per quanto riguarda gli altri incriminati, due hanno ottenuto il non luogo a procedere, due sono scomparsi e uno è morto senza essere processato. Restano ancora 22 casi aperti, di cui uno, il più datato, avviato nel 1995, che avanzano a fatica. Per i ruandesi, è semplicemente impensabile che il caso del colonnello Ntiwiragabo si ritrovi in questo genere di impasse. "Vorrei che Ntiwiragabo fosse processato qui in Ruanda e che si potesse recuperare la gabbia di vetro in cui Adolf Eichmann, uno dei maggiori responsabili dello sterminio degli ebrei nella Germania nazista, comparve durante il suo processo, a Gerusalemme. Potremmo adattarla per farne una versione ruandese", ci dice il giornalista Albert Rudatsimburwa, direttore generale della radio ruandese Contact FMa Kigali, e lui stesso sopravvissuto al genocidio. Ma rimane un problema: la Francia rifiuta di estradare in Ruanda gli autori presunti del genocidio, a differenza dei vicini europei, Germania, Norvegia, Olanda o Danimarca.

MALGRADO GLI SFORZI portati avanti dal Ruanda in materia di funzionamento della giustizia, Parigi ha sistematicamente rifiutato di consegnarle i sospetti. "Disponiamo di tutti gli strumenti necessari per giudicare Aloys Ntiwiragabo. Diversi presunti responsabili del genocidio sono già stati inviati in Ruanda da vari paesi per essere processati qui e le autorità che li hanno estradati sono soddisfatte", tiene a precisare il procuratore Aimable Havugiyaremye. Per il momento, l'uomo che per i sopravvissuti del genocidio potrebbe essere l'Adolf Eichmann ruandese, è dunque ancora libero in Francia. Per legge gode della presunzione di innocenza e, stando ai suoi avvocati, non ha ricevuto alcuna convocazione.
(Traduzione di Luana De Micco)

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