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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
21.07.2020 Accordo Cina-Iran: tra dittature ci si capisce
Commento di Roberta Zunini

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 21 luglio 2020
Pagina: 18
Autore: Roberta Zunini
Titolo: «La Cina si compra l'Iran: costa 'solo' 400 miliardi»

Riprendiamo dal FATTO Quotidiano di oggi, 21/07/2020, a pag.18, con il titolo "La Cina si compra l'Iran: costa 'solo' 400 miliardi", il commento di Roberta Zunini.

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Roberta Zunini

China and Iran draw up military and trade partnership in defiance ...
Hassan Rohani con Xi Jinping

A distanza di quasi un mese dalla rivelazione della esistenza di un patto strategico a lungo termine - ben 25 anni - tra Cina e Iran, non sono stati ancora resi noti ufficialmente i termini dell'accordo che deve ancora essere firmato. La notizia di questa intesa ha scatenato i timori non solo di buona parte dell'opinione pubblica, ma anche di un ampio gruppo tra legislatori e figure un tempo di spicco della repubblica islamica guidata dagli ayatollah. È il caso dell'ex capo della teocrazia islamica, Mahmoud Ahmadinejad che ha esortato il governo a consultare il parlamento prima di formalizzare l'accordo. Pena nuove manifestazioni che si andrebbero ad aggiungere a quelle già in corso per la catastrofica gestione dell’emergenza Covid e per l'inflazione in continuo aumento. I funzionari del governo si sono tuttavia affrettati a denunciare le affermazioni dell'ex capo di Stato come false e a sostenere che non c'è nulla di segreto sull'accordo.

INTITOLATO "Partenariato strategico globale tra I.R. Iran e P.R. Cina", si articola in 18 pagine da cui emerge che la Cina, potenza mondiale seconda solo agli Stati Uniti, per ora, otterrà un accesso preferenziale a tutti i settori dell'economia iraniana. Secondo i pochi dettagli finora trapelati, il patto, una volta applicato, è destinato ad andare oltre la cooperazione economica. Includerebbe invece una collaborazione, per usare un eufemismo, senza precedenti nell'ambito dei trasporti e della logistica nei porti e nelle isole meridionali dell'Iran, nonché nei settori della difesa e della sicurezza del paese. Se, come sembra, il Dragone dovesse riuscire a "mangiarsi" le isole iraniane situate nel Golfo Persico, aumenterebbe il proprio peso specifico geopolitico anche in questa area cruciale per il commercio internazionale, specialmente di idrocarburi, e non più solo sul Pacifico. Da anni su questo oceano la Cina sta dimostrando la propria capacità di espansione addirittura con la costruzione di isole artificiali che fungono da basi militari per controllarlo il più possibile a scapito del Giappone e di tutti gli alleati degli Stati Uniti nell'area. L'accordo sino-iraniano preoccupa molto anche l'India, oltre che gli Stati Uniti e, in primis, Israele ed Emirati Arabi Uniti. A partire dalla fine della presidenza di Hashemi Rafsanjani alla fine degli anni 90, Teheran si è costantemente orientata verso l'Asia. Il partenariato strategico tra Teheran e Pechino consentirebbe all'Iran non solo di evitare l'isolamento causato dalle sanzioni americane bensì di porre una seria sfida alla supremazia degli Stati Uniti in Medio Oriente. Il problema è che l'accordo aumenterebbe la dipendenza dell'Iran dalla Cina nella sua agenda estera, tradendo inoltre Petrolio il regime degli ayatollah offre al Dragone le isole del Golfo Persico per il controllo sullo stretto di Hormuz uno dei cardini della rivoluzione islamica di cui gli ayatollah si ritengono i protettori: "né ovest né est". Su questa colonna si ergeva il desiderio di una politica, estera indipendente. Di certo la capacità di Teheran di condurre una politica, regionale indipendente svanirebbe in quanto dovrà tener conto delle priorità del suo mecenate. La rabbiosa reazione alle parole del portavoce del ministero della Sanità iraniano che si lamentava della gestione iniziale della Covid-19 da parte della Cina, ha obbligato Teheran a profondersi in scuse multiple e ufficiali con la nomenklatura della Repubblica Popolare. Si tratta di una chiara indicazione del probabile atteggiamento della Cina nei confronti dei suoi partner: l'obbedienza prima di tutto. Molti, tra cui politici e analisti dentro e fuori l'Iran si sono spinti a definirlo "un contratto coloniale", paragonandolo al Trattato di Turkmenchai del 1828 tra Iran e Russia in base al quale l'Iran (allora chiamato Persia) cedette il controllo di gran parte del suo territorio alla Russia. L'analista Reza Haqiqatnezhad ha scritto in un tweet recente: "Non ci sono cifre in questo documento. Non ci sono circa i 400 miliardi di dollari destinati all'Iran di cui si è parlato e non c'è nulla sullacessione dell'isola di Kish. Ci sono solo 10 proposte fatte di sogni".

L'AMMINISTRAZIONE Rouhani aveva dichiarato che la Cina avrebbe fatto un investimento di 400 miliardi di dollari in Iran. I critici intanto continuano a sostenere che l'Iran consegnerà l'isola di Kish nel Golfo Persico ai cinesi consentendo lo spiegamento di forze militari cinesi e in altre parti del Paese. In questo modo la Cina potrà approvvigionarsi del petrolio iraniano e, allo stesso tempo, esercitare un controllo dirimente sul transito delle petroliere che attraverso lo Stretto di Hormuz portano il greggio nel mondo.

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