venerdi 29 marzo 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
06.05.2020 Le serie tv nel mondo arabo tra odio contro Israele e convivenza possibile
Analisi di Fabio Scuto

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 06 maggio 2020
Pagina: 23
Autore: Fabio Scuto
Titolo: «Cyborg, politica e soap: le serie tv del Ramadan»
Riprendiamo dal FATTO Quotidiano di oggi, 06/05/2020, a pag.23 con il titolo "Cyborg, politica e soap: le serie tv del Ramadan", l'articolo di Fabio Scuto.

Per una volta Fabio Scuto scrive un articolo che informa sulle serie tv più amate nel mondo arabo. Anche in esse spesso si annida l'incitazione all'odio contro Israele e ebrei.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Fabio Scuto

El-Nehaya , la “brutta fine” La serie televisiva egiziana che sta ...
La serie tv egiziana che incita alla distruzione di Israele

Il Ramadan che è iniziato il 23 aprile è la stagione televisiva più grande e redditizia dell'anno in Medio Oriente e nel mondo arabo in generale. E qualcosa - televisivamente parlando - che assomiglia alla finale dei Mondiali di calcio, solo che dura un mese intero invece di una serata. Durante il mese sacro, la tv - che nel mondo arabo è una solida industria - è l'unica cosa che unisce famiglie di diversa estrazione sociale e in contesti socio-economici diversi. Con la maggior parte di cinema e luoghi di svago chiusi, il piccolo schermo è sempre stato il veicolo principale di svago per milioni di arabi - e non è mai stato così vero come ora in epoca di Coronavirus. Sono centinaia le produzioni che vanno in onda dal Libano al Marocco, dall'Egitto al Golfo Persico, che affrontano i temi più diversi. C'è il modello libanese (e turco) più versato per la soap opera o quello egiziano indirizzato verso il fantasy e l'action.

LA TV ARABA è un flusso economico sostanziale per i governi che spesso hanno un interesse nelle emittenti, quando non le possiedono direttamente, è una grande fonte di distrazione per mantenere a casa le masse arabe sempre più inquiete e certamente un abile strumento per veicolare consenso. Tematicamente i serial si concentrano sul sociale, documentando le varie trasformazioni della società araba negli ultimi 70 anni, dai cambiamenti delle dinamiche familiari all'ascesa di forze politiche, all'impatto del capitalismo, della tecnologia, della corruzione. Il contenuto raramente si avventura nella sacra trinità degli argomenti tabù nell'Islam: sesso, religione e violenze domestiche. I serial sono anche una traccia evidente per capire il mood nei vari Paesi. Costumi, società, famiglie, ruolo della donna, amori, rivalità, tutti elementi che diventano lo specchio del Paese. Quest'anno due - una di produzione egiziana, l'altra saudita - stanno provocando molte polemiche. La prima, in onda in Egitto, è El-Nehaya (La Fine) parla di un ingegnere informatico che vive nel 2120, un futuro distopico dominato da cyborg. Nel primo episodio, un insegnante racconta a una classe di studenti "la guerra per liberare Gerusalemme", che avvenne meno di 100 anni dopo la fondazione di Israele nel 1948. L'insegnante dice ai ragazzi che gli ebrei in Israele "scapparono e tornarono nei loro paesi di origine" in Europa e lo Stato venne cancellato dalle mappe mondiali. Naturalmente il ministero degli Esteri israeliano ha prontamente protestato, soprattutto perché l'Egitto è uno dei due Paesi arabi (l'altro è la Giordania) ad avere da 41 anni un trattato di pace con Israele. Questo serial è prodotto, insieme a molti altri, da Synergy, una delle più grandi società di produzione egiziane, che ha forti legami con il governo del presidente Abdel Fatah al-Sisi e va in onda sul network "ON", di proprietà di una società pro-governativa. L'altra Umm Haroun (La madre di Haroun), è una serie immaginaria su una comunità multi-religiosa in uno stato arabo del Golfo non specificato negli anni 30-50, messa in onda venerdì scorso dalla MBC, la rete controllata dall'Arabia saudita dal 2018 che è la più grande di tutto il mondo arabo. Lo "scandalo", se così vogliamo chiamarlo, è rappresentato dal fatto che uno degli eroi positivi nella comunità è la levatrice, che è ebrea.

Palestine is still my cause, but is it yours? – Middle East Monitor
La serie tv saudita che racconta la convivenza possibile

UN'INNOVAZIONE nella narrazione islamica che arriva in un momento in cui diversi Stati del Golfo hanno rotto con il recente passato e fatto aperture verso Israele, con il quale hanno trovato un terreno comune nell'affrontare l'Iran. Umm Haroun è stata subito attaccata da Hamas. Da Gaza un boss del gruppo palestinese, Basim Naeem, ha condannato la serie affermando che ritrarre gli ebrei in una luce comprensiva è "un'aggressione culturale e lavaggio del cervello", altri gruppi islamisti si sono mobilitati per boicottare questo "serial malvagio". Ma l'MBC taglia corto, stando ai suoi dati Umm Haroun è il serial più votato dai telespettatori.

Per inviare la propria opinione al Fatto Quotidiano, telefonare: 06/ 328181, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@ilfattoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT