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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
04.04.2019 Il Fatto Quotidiano in nome del giustizialismo dà già per condannato Benjamin Netanyahu
Nel pezzo fazioso e disinformante di Audino Uski

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 04 aprile 2019
Pagina: 18
Autore: Audino Uski
Titolo: «La compravendita di sottomarini tedeschi della Thyssen a Israele: mazzette e corruzione diventano un altro siluro contro Netanyahu alla vigilia del voto»
Riprendiamo dal FATTO Quotidiano di oggi, 04/04/2019 a pag.18 con il titolo "La compravendita di sottomarini tedeschi della Thyssen a Israele: mazzette e corruzione diventano un altro siluro contro Netanyahu alla vigilia del voto" il commento di Audino Uski.

Il pezzo di Audino Uski è nello stile giustizialista che contraddistingue da sempre il Fatto Quotidiano, che è solito condannare gli imputati prima che si svolgano i processi. L'idea di giustizia del Fatto è la giustizia sommaria della forca. Nell'articolo di oggi le accuse contro Benjamin Netanyahu vengono fatte passare per fatti già accertati e, di conseguenza, per condanne, ma la realtà è diversa. La giustizia farà il suo corso e valuterà la consistenza delle prove, ma questo al Fatto non interessa. Il risultato è un articolo che disinforma in modo totale.

Ecco l'articolo:

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Audino Uski

Per la prima volta, una Procura tedesca apre un'indagine sulla vendita di sottomarini della Thyssen Krupp Marine System alla Marina israeliana, dopo anni di scandali per corruzione in Israele. E questo accade proprio mentre al di là del Mediterraneo, alla vigilia delle elezioni presidenziali del 9 aprile, il procedimento ha una battuta d'arresto con il ritiro delle dichiarazioni del testimone chiave, Miki Ganor, vicino all'entourage del premier israeliano Benjamin Netanyahu.

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Benjamin Netanyahu

La Procura di Bochum, che a fine marzo ha aperto un'indagine per corruzione contro ignoti, preferisce non commentare al Fatto. Con un laconico comunicato di 3 frasi spiega così l'inizio delle indagini: "L'analisi della stampa internazionale ha dato lo spunto a un procedimento di indagini contro ignoti". Una spiegazione diversa da quella del quotidiano economico Handelsblatt che, un giorno prima dell'apertura ufficiale del fascicolo, riporta che l'indagine tedesca sarebbe la conseguenza di una rogatoria internazionale partita da Israele. Perché allora tanta riservatezza? Da parte tedesca l'affare è delicato per più di una ragione. In ballo c'è un contratto miliardario per 9 sottomarini di classe Dolphin della Thyssen Krupp Marine System (Tkm) che Israele dovrebbe ricevere entro il 2027. Cinque sono già stati consegnati, tre sono in fase di consegna e un nono è ancora in produzione. La tranche per i 3 sottomarini è in sospeso da quando sono iniziate le indagini e Thyssen Krupp teme che l'affare salti. Peggio ancora, teme di perdere uno dei suoi migliori clienti al mondo: la marina israeliana, riferisce Handelsblatt. Ma c'è un'altra ragione che rende la natura dell'indagine politicamente delicata, cioè il contributo del governo federale nell'acquisto dei sottomarini israeliani. Quando a fine maggio 2017 il Consiglio di sicurezza tedesco dà l'ok all'autorizzazione per l'export di 3 sottomarini Tkms, è già stabilito che il governo della Repubblica Federale avrebbe partecipato a un terzo delle spese totali per l'acquisto dei sottomarini, come testimonianza dell'impegno tedesco perla sicurezza di Israele, secondo la definizione data dalla cancelliera Angela Merkel davanti alla Knesset nel 2008. Il contratto si aggira tra gli 1,8 e i 2 miliardi di euro e il contributo tedesco dovrebbe essere di 540 milioni di euro, ha chiarito in un secondo momento il portavoce di governo, Steffen Seibert. Poco dopo l'autorizzazione tedesca, quella stessa estate in Israele si apre una nuova fase di indagini con l'arresto di persone vicine a Netanyahu, tra cui David Schimron, suo avvocato e parente, e Miki Ganor, l'intermediario israeliano nell'acquisto dei sottomarini tedeschi tra il 2009 e il 2017. Ganor diventa il testimone chiave dell'indagine e stringe in luglio un accordo di collaborazione con la procura israeliana. Le trattative con il governo tedesco a quel punto si complicano. A ottobre dello stesso anno il governo di Berlino firma un memorandum of understanding con il governo israeliano in cui al paragrafo 10 si dice che prima della consegna dei sottomarini le indagini dovranno essere concluse. In uno scambio di documenti citato da Spiegel viene chiarito che entrambi i governi si dovranno impegnare a portare a termine le indagini. Per un anno l'affare rimane congelato ma se le indagini in Israele procedono per tutto il 2018, arrivando a interrogare Benjamin Netanyahu, in Germania tutto tace, quasi aspettando di capire come va a finire a Tel Aviv. Nel novembre del 2018 la Procura israeliana chiude le indagini e arriva a un accordo con Ganor: uno sconto di pena a un anno e multa da 10 milioni di scheckel (circa 2,5 milioni di euro). Ma poi, a pochi giorni dalle elezioni, circa una settimana fa, Ganor cambia le dichiarazioni e l'indagine torna al punto di partenza.

INTANTO THYSSENKRUPP continua a tacere e assicura"di non essere al momento oggetto di indagine". Qualche giorno fa, però, Handelsblatt ha rivelato di essere a conoscenza di documenti interni all'azienda, dove si dice che dal 2005 cioè prima di Ganor - sono stati corrisposti a un ex militare pluridecorato "impieghi utili", che secondo il quotidiano "è il termine usato per tangenti". La vicenda è caduta in prescrizione ma è un precedente importante. Il mediatore Miki Ganor è arrivato per espresso desiderio del cliente", dice una fonte interna a Thyssen Krupp citata da Handelsblatt. Su di lui, da parte tedesca, non sono al momento emerse prove ma è difficile credere che la controllata del colosso dell'acciaio sia del tutto estranea come dice. Dove c'è un corrotto, c'è anche un corruttore.

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