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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
08.01.2019 Fatto Quotidiano tra disinformazione e complottismo: la cooperazione tra Egitto e Israele nel Sinai diventa un 'patto segreto con gli israeliani'
Tace invece sulla vera motivazione, di Giampiero Gramaglia

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 08 gennaio 2019
Pagina: 21
Autore: Giampiero Gramaglia
Titolo: «Al Sisi, l'Isis e il patto segreto con gli israeliani»

Riprendiamo dal FATTO Quotidiano di oggi, 08/01/2019 a pag.21 con il titolo "Al Sisi, l'Isis e il patto segreto con gli israeliani" il pezzo di Giampiero Gramaglia.

Come IC ha riportato il 5 gennaio 2019 (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=73262), nell'intervista al programma 60 Minutes della tv americana Cbs Al Sisi ha affermato una cosa a tutti nota, cioè che Israele e Egitto cooperano per contenere il terrorismo islamista nel Sinai. Il Fatto oggi, con un ritardo di tre giorni, scrive di "patto segreto con gli israeliani" e "boomerang", e così dà un'immagine distorta dei fatti, avendo censurato la motivazione vera per cui Al Sisi chiedeva di non mandare in onda l'intervista, ecccola, dalla pagina di IC come da link soprastante: " Lo ha fatto in un’intervista al programma 60 Minutes della tv americana Cbs. Con un «incidente» che però ha spinto l’ambasciata egiziana a Washington a chiedere la sospensione della messa in onda. Niente da fare, l’intervista sarà trasmessa domani negli Stati Uniti. L’imbarazzo non riguarda le rivelazioni su Israele ma un altro soggetto, che Al Sisi forse non voleva affrontare. Cioè la presenza di «60 mila detenuti politici», una stima della Ong Human Rights Watch che il leader egiziano ha smentito di fronte alla domanda del conduttore Scott Pelley." Ignoranza o malafede, insieme al tentativo ossessivo di cercare di svelare misteri anche quando non ce ne sono, sono ancora una volta le caratteristiche tipiche del Fatto Quotidiano, N° 1 delle Fake News

Ecco l'articolo:

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Netanyahu con Al Sisi

Il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi conferma che Israele sta aiutando l'Egitto a combattere gli integralisti del sedicente Stato islamico, cioè gli islamisti suoi oppositori, con raid aerei segreti nel Sinai. Poi, dopo avere lanciato il sasso nello stagno, cerca di ritrarre la mano e chiede alla Cbs, una delle tre grandi tv generaliste americane, di non mandare in onda l'intervista in cui fa l'ammissione, scomoda sul piano interno. Ma la Cbs, l'antenna che fu per 24 anni di Dan Rather, non ci pensa neppure a dargli retta e manda in onda domenica scorsa il colloquio con Scott Pelly, nel programma 60 Minutes. E stata forse l'ultima decisione cui ha dato il suo avallo David Rhodes, presidente di Cbs News dal 2011, avvicendato ieri al vertice della tv da Susan Zirinski, prima donna a ricoprire l'incarico. E la più recente delle molte novità nel team dirigenziale, da quando Joe Ianniello è divenuto presidente della Cbs e amministratore delegato facente funzioni dopo l'uscita di Leslie Moonves, travolto dalle accuse d i molestie sessuali nel ciclone #MeToo e allontanato dalla società. Le dichiarazioni di al-Sisi, l'ex generale divenuto presidente dopo il colpo di Stato che nel 2013 rovesciò Mohamed Morsi, il candidato dei Fratelli Musulmani, confermano indiscrezioni già pubblicate dal New York Times e dalla stampa israeliana: il Sinai è un focolaio d'opposizione ad al-Sisi ed è spesso teatro o punto di partenza di azioni terroristiche.

ALLA DOMANDA della Cbs se la cooperazione con l'ex nemico Israele sia più stretta che mai, al-Sisi risponde: "E corretto... abbiamo un ampio spettro di cooperazione con gli israeliani", confermando che militari egiziani lavorano "con Israele contro i terroristi nel nord del Sinai". Inoltre, il presidente, che continua a coprire i responsabili dell'omicidio di Giulio Regeni, tre anni or sono, nega che in Egitto vi siano detenuti politici e svicola su chi ordinò il massacro di Rabaa, una strage di piazza perpetrata nel 2013 subito dopo la sua ascesa al potere e costata la vita - si calcola - a 800 oppositori. E stata l'ambasciata d'Egitto - racconta al Jazeera a chiedere alla Cbs di non dare l'intervista, senza però indicare quali fossero le dichiarazioni che imbarazzavano il presidente, apparso - riferisce chi lo conosce - a disagio durante il colloquio televisivo. La penisola del Sinai, desertica, è formalmente demilitarizzata dal 1979, in forza del trattato di pace tra Israele e l'Egitto mediato dagli Stati Uniti. Nel 1967 nella Guerra dei Sei Giorni, gli israeliani avevano militarmente occupato l'area, mantenendone poi il controllo. L'ammissione politicamente scomoda di al-Sisi arriva mentre la diplomazia americana è molto presente in Medio Oriente, anche per spiegare le decisioni sulla Siria del presidente Trump, che vuole ritirare le truppe Usa in un lasso di tempo non ben definito (ora si parla di quattro mesi). L'intenzione del presidente, per di più controverse, hanno già condotto alle dimissioni del segretario alla Difesa, James Mattis, e del suo capo di gabinetto, Kevin Sweeney. Il segretario di Stato Mike Pompeo intraprende un lungo giro con tappe in Giordania, Egitto, Qatar, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Oman e Kuwait; il consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton viaggia tra Turchia e Israele.

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