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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
28.07.2018 Che Fabio Scuto stia rinsavendo? meglio aspettare conferme
Adesso si accorge che i caporioni di Hamas perdono colpi

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 28 luglio 2018
Pagina: 17
Autore: Fabio Scuto
Titolo: «Solo marce e sangue»

Riprendiamo dal FATTO Quotidiano di oggi, 28/07/2019, a pag.17, con il titolo "Solo marce e sangue" il pezzo di Fabio Scuto

Già il titolo lascia capire un tono diverso dalle solite manipolazioni delle notizie, di Scuto e della testata in genere. In effetti Scuto usa un linguaggio decisamente nuovo, osa criticare Hamas, riportandone i sempre più difficili rapporti con la popolazione di Gaza. Continuerà? Ce lo aguriamo.

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Fabio Scuto

Un nuovo scontro era nell'aria da giorni, ma l'attacco nella notte di giovedì all'insediamento di Adam, a pochi chilometri da Gerusalemme con un israeliano ucciso e due feriti a pugnalate ha fatto da miccia alle tensioni che covavano da settimane. È stato un altro venerdì di sangue. C'è stata battaglia a Kobar, il villaggio del terrorista di Adam in Cisgiordania, c'è stata battaglia sulla Spianata delle Moschee con l'Idf che dopo ore di scontri ha preso il controllo militare della Moschea Al Aqsa, il terzo luogo santo dell'Islam. C'è stata battaglia lungo tutta la linea di confine fra Gaza e Israele a ridosso della Barriera di sicurezza con tre morti palestinesi e decine di feriti . I tre episodi - accaduti nell'arco di 24 ore - non sono collegati né sembrano appartenere a una strategia comune. Ma sono come le tessere di un mosaico che si va rapidamente componendo, quello della prossima guerra. Quandoall'albadi venerdì si è presentato un distaccamento militare israeliano nel villaggio arabo di Kobar per perquisire e poi distruggere la casa del giovane terrorista - come prevede lalegge - c'erano centinaia di giovani palestinesi per le strade armati di sassi e molotov a impedire l'azione dei militari. Gli scontri sono andati avanti tutta la mattinata, dilagando poi in altre cittadine della Cisgiordania. Alla fine della preghiera di mezzogiorno, quando è cominciato il deflusso delle migliaia di fedeli dalla Spianata delle Moschee, gli incidenti con la Border Police israeliana presente in forze come sempre. Decine di fedeli palestinesi sono rimasti feriti, intossicati dai gas lacrimogeni o contusi dai proiettili rivestiti di gomma sparati dagli agenti. Verso sera Border Police e Idf dopo aver disperso la folla nei vicoli della Città Vecchia hanno preso il controllo militare della Spianata e della Moschea Al Aqsa. Un fatto giudicato estremamente grave dalla Giordania - che pergli accordi di pace del 1994 ancora tutela i luoghi islamici di Gerusalemme - che ha immediatamente protestato per l'ingresso dei militari nei luoghi di culto mentre Hamas già invitava "alla rivolta perAl Aqsa". La Spianataèstata riaperta solo nel tardo pomeriggio. Mentre la Città Vecchia era soffocata dal fumo dei lacrimogeni, cento chilometri più a sud, dove comincia il confine con la Striscia, i soldati israeliani delladivisioneGivati cercavano di tenere lontani dalla Barriera centinaia di palestinesi che si erano radunati in più punti lungo i 37 chilometri di confine. Nei pressi di Jabaliya, il primo morto. E poi ancora scontri a Rafah e a Khan Younis. Questa volta a Gaza non c'è stata la partecipazione che Hamas si aspettava. Solo qualche migliaio i manifestanti nonostante la mobilitazione generale ordinata da Ezzedin Al Qassam, il braccio armato del movimento islamista. Nelle strade della Striscia si respira un'aria grave, rabbiosa. E la gente riversala propria collera su tutti: Hamas, Anp, Israele, Unrwa, Paesi arabi, anche sul "fratello" Egitto. La realtà economica di Gaza - secondo tutti gli indicatori e le organizzazioni internazionali - è al collasso, qui si incontrano il più alto tasso di disoccupazione al mondo con il 42% e la densità abitativa più alta del Pianeta. Le tre guerre da quando comanda Hamas - 2009, 2012, 2014 - e le ricadute economiche del blocco imposto da Israele ed Egitto ad Hamas hanno fatto prevedere all'Onu che Gaza "sarà invivibi le entro il 2020". Manca l'energia elettrica (c'è solo 4 ore al giorno, in parte arriva da Israele) e l'acqua potabile. Il sistema sanitario è in default. Il taglio del contributo Usa deciso da Donald Trump (300 milioni di dollari) all'Unrwa (l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi)elapoliticadi restrizioni economiche del presidente dell'Anp Abu Mazen nei confronti del governo di Hamas, hanno peggiorato le cose. L'Unrwa ha annunciato che non rinnoverà il contratto a mille dipendenti temporanei. Uno di loro ha tentato il suicidio con le flamme, così come aveva fatto un venditore ambulante obbligato dalla polizia di Hamas a cambiare zona. Temeva di non poter più incassare quei 15 shekel al giorno - 3 euro - per sfamare la moglie e i cinque figli. Il "malumore" nei confronti di Hamas, è cominciato dopole "Marce del Ritorno". Diversi post sui social media imputano ad Hamas "la volontà di andare ad un nuovo confronto militare. E inevitabilmente sarebbe la gente comune a pagare il prezzo maggiore". Il divario tra la leadership di Hamas e la gente di Gaza al momento è ampio, ma una guerra con Israele lo colmerebbe rapidamente.

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