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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
22.04.2018 Al Fatto chi fa i titoli non legge gli articoli, un giornale ancora una volta inaffidabile
L'intervista in ritardo di Roberta Zunini a A.B.Yehoshua

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 22 aprile 2018
Pagina: 17
Autore: Roberta Zunini
Titolo: «'Due stati e basta violenze, ma Hamas vuole solo il caos'»

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Il marchio più adatto per il Fatto diretto da Marco Travaglio

Riprendiamo dal FATTO Quotidiano di oggi 22/04/2018 a pag.17 con il titolo "'Due stati e basta violenze, ma Hamas vuole solo il caos'" l'intervista di Roberta Zunini a A.B.Yehoshua.

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A.B.Yehoshua

L'abitudine a stravolgere la realtà israeliana gioca un brutto tiro al giornale diretto da Marco Travaglio, il cui amore montanelliano per Israele, diventato odio sinistro, fa titolare una intervista a A.B.Yehoshua all'incontrario del pensiero dello scrittore. Si sobbalza a leggere che ABY dichiara di essere 'per due stati', quando nella corretta intervista del medesimo a Elena Loewenthal  del 20 aprile scorso
(due giorni fa)  http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=70286 aveva apertamente affermato di non crederci più, proponendo una confederazione sul tipo svizzero.  Certo, Zunini non è Loewenthal e il Fatto non è la Stampa, le opinioni di A.B.Y. sono interessanti perchè contraddicono le tesi finora divulgate dalla sinistra 'pacifista'.
A leggerle con attenzione, non sono poi così lontane da chi non ha mai creduto alla soluzione dei due stati. E per un semplice motivo: l'autorità palestinese e i paesi confinanti non hanno nulla in comune con la democrazia israeliana, essendo tutti dittature. Per questo un confederazione alla svizzera sarà- forse-  possibile soltanto quando le suddette dittature saranno diventate democrazie. Accettiamo scommesse sulla data!

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Roberta Zunini

Abraham B. Yehoshua non fa marcia indietro circa le considerazioni su Gaza contenute nel saggio appena pubblicato dal quotidiano israeliano Haaretz in cui spiega perché la soluzione dei due Stati è ormai impossibile da realizzare. Anticipato mesi fa ai microfoni della Radio dell'esercito israeliano, il pensiero dello scrittore è stato affidato alle colonne del quotidiano progressista. Yehoshua, noto non solo per i suoi romanzi ma anche per la sua battaglia contro l'occupazione e per la ricerca di un modus operandi che metta fine a quello che lui e altri suoi noti colleghi israeliani definiscono un regime di apartheid, sostiene che vada innanzitutto sottolineata la differenza tra Gaza e la Cisgiordania.
Anche lo scorso venerdì, sono stati uccisi manifestanti palestinesi disarmati che chiedevano di fare ritorno nelle proprie case e terreni sottratti loro ufficialmente quando venne creato lo Stato d' Israele, esattamente 70 anni fa. Perché ritiene che  Israele abbia il diritto di agire in modo cosi sproporzionato?
Perché Israele se ne è andato da Gaza già 13 anni fa, eppure Hamas non ha riconosciuto il suo diritto a esistere come invece ha fatto l'Autorità Nazionale Palestinese nella Cisgiordania ancora sotto occupazione. Hamas manipola la frustrazione degli abitanti di Gaza, in maggioranza profughi, per spingerli a distruggere la rete di protezione ed entrare nel nostro territorio in massa, mettendoci alle corde. Se ci riuscissero, Israele non riuscirebbe più a gestire la situazione: si tratta di due milioni di persone, non di poche migliaia.
E vero che non ci sono pii colonie ebraiche a Gaza, ma Israele continua a impedire ai suoi abitanti di uscire dalla Striscia non solo attraverso i confini terrestri ma anche marini. Non pensa che sia solo una libertà di facciata quella data ai gazawi?
L'esercito israeliano e il governo ci devono proteggere e pertanto non possono permettere che Hamas faccia arrivare dal mare ancora più armi iraniane e usi ciò che dovrebbe andare alla popolazione per costruire tunnel e venire ad attaccarci nel cuore della notte, come hanno già tentato di fare. Anche l'Egitto, paese musulmano come Hamas, tiene quasi sempre chiuso il valico con la Striscia perché il movimento islamico sostiene i terroristi annidati nel Sinai ed è legato alla Fratellanza Musulmana.
Per tornare alla sua articolata proposta per uscire dall'impasse in cui sitrova la soluzione dei due Stati, perché ritiene che vada annessa a Israele l'area C della Cisgiordania, come sostiene da tempo la destra israeliana a cui lei non è mai appartenuto?
Perché nell'area C vivono ormai, anche se illegalmente, mezzo milione di coloni e non è realisticamente pensabile che Israele li possa far tornare entro i suoi confini. A questo punto è meglio annetterla e dare agli abitanti di Gerusalemme Est la piena cittadinanza israeliana e in alcuni anni anche ai palestinesi che vivono nell'area C. In questo modo i palestinesi della Cisgiordania non subiranno più le conseguenze dell'occupazione che li tiene segregati come avveniva per i neri del Sudafrica, e godranno degli stessi diritti degli ebrei e dei palestinesi che hanno la cittadinanza israeliana.
Nel suo saggio lei suggerisce che Israele dovrebbe diventare una Repubblica presidenziale, come quella francese, e confederata, con la Cisgiordania trasformata in uno dei cantoni, come in Svizzera.
Sarebbe I' unico modo per dare la possibilità anche ai palestinesi di votare direttamente il capo dello Stato che avrebbe più poteri e sarebbe slegato dalla conflittualità parlamentare. Inoltre i palestinesi dell'area C della Cisgiordania, diventati cittadini israeliani a tutti gli effetti, potrebbero avere molti più parlamentari a rappresentarli nella Knesset (Parlamento) e potrebbero aspirare a veder nominati ministri dei palestinesi, cosa finora impensabile. Ma non sarà facile che ciò avvenga, perché né la destra israeliana né alcuni esponenti dell'Autorità Nazionale palestinese accetteranno di perdere parte del proprio potere a favore del bene di questi due popoli

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