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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
13.10.2015 Terrorismo in Israele: non esiste Paese che non reagirebbe ad attacchi quotidiani contro i propri cittadini
Lucida analisi di Furio Colombo

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 13 ottobre 2015
Pagina: 10
Autore: Furio Colombo
Titolo: «Terza Intifada, ricordiamoci come è cominciata»

Riprendiamo dal FATTO QUOTIDIANO di oggi, 13/10/2015, a pag. 10, con il titolo "Terza Intifada, ricordiamoci come è cominciata", la risposta di Furio Colombo alla lettera di una lettrice.

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Furio Colombo

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La scena dell'attentato avvenuto ieri a Pisgat Zeev

CARO FURIO COLOMBO, è mai stata così sola Israele, mentre i cittadini di Gerusalemme sono pugnalati per strada?

Grazia

BISOGNA ESSERE preparati al fatto che già adesso ci sono due parti di questo nuovo episodio di guerra intorno a Israele. II primo è: cominciano le pugnalate e le uccisioni per le strade di Gerusalemme. È un fatto di cronaca come tanti, in Medio Oriente, e se ne parla non più di tanto, sia perché in quell'area del mondo accade ben altro, sia perché l'iniziativa è di Hamas, non di Israele e quindi manca la notizia.

Fra poco Israele darà una sua risposta. Non sappiamo ancora se sarà o apparirà eccessiva, ma dubito che sarà diversa da quella che adotterebbe il governo belga o finlandese se qualche gruppo, ideologico o etnico, cominciasse a prendere a coltellate i cittadini di quei Paesi (pensate alla Francia, sostenuta dalla solidarietà di tutti, ai tempi di Charlie Hebdo).

No, qui comincerà la seconda narrazione. E non avrà a che fare con il problema: come si risponde al pericolo di essere accoltellati in strada uno per uno? Si dedicherà, temo, alla "vocazione coloniale di Israele". E ai fatti si aggiungerà il ricordo dei tanti episodi di una lunga e sanguinosa vicenda che comprende tutte le repressioni di Israele, ma non include mai tutti gli attacchi subiti da Israele (le bombe sugli autobus delle scuole per anni, a Gerusalemme), fin da quando, dalle alture del Golan, si sparava dentro le finestre delle abitazioni israeliane di frontiera, mirando al tavolo della cucina all'ora dei pasti.

Forse la vera testimonianza della tragedia che Israele e la Palestina sono obbligati a vivere, a causa del ben organizzato terrorismo, è portata in Italia dai tanti palestinesi che si trovano tra coloro che si salvano dalla traversata sui gommoni. Non se la sentono di vivere governati da militanti di una guerra perenne che può finire solo con la eliminazione di Israele. Si pensi a quello che accade in tutti i paesi intorno al territorio di una nuova Intifada: un mondo di vendetta continua, in cui si paga sempre e solo con la vita.

Poteva Hamas restare fuori dalla grande stagione di sangue? Può Israele pretendere di non vedere il pericolo? Si può indicare un popolo che, in quelle condizioni, non cercherebbe difesa dei suoi cittadini? Scrivo tutto ciò nell'anniversario del feroce rastrellamento nazista e fascista di tutti gli ebrei trovati, di notte, nel Ghetto di Roma (16 ottobre 1946) e morti quasi tutti ad Auschwitz. Indirizzi e nomi delle famiglie offerti ai soldati tedeschi dalla Questura di Roma. Il silenzio, che ha impedito ogni difesa, dalla migliore società italiana, religiosa e laica, che non ha avuto nulla da obiettare.

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