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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
07.03.2015 PCI e CGIL sfrattati da Auschwitz: e c'è chi si lamenta pure
Per esempio Angelo D'Orsi, odiatore di Israele

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 07 marzo 2015
Pagina: 15
Autore: Angelo D'Orsi
Titolo: «Salvate il memoriale di Auschwitz»

Riprendiamo dal FATTO QUOTIDIANO di oggi, 07/03/2015, a pag.15. con il titolo "Salvate il memoriale di Auschwitz", un articolo di Angelo D'Orsi.


Angelo D'Orsi

Docente di Storia Contemporanea all'Università di Torino, D'Orsi è uno degli odiatori di Israele più attivi nel  campo accademico italiano. Non solo ex cathedra, ma anche come organizzatore di conferenze-propaganda, lautamente finanziate da banche e istituzioni locali alle quali basta evidentemente la qualifica professionale del richiedente per aprire i cordoni delle borse.
Oggi spara le sue cartucce in difesa di quello che chiama "Memoriale di Auschwitz", in realtà una realizzazione della propaganda vetero comunista targata PCI e CGIL, ospitata in quello che doveva essere il Padiglione delle deportazione degli ebrei italiani ad Auschwitz. A parte una citazione di Primo Levi - una citazione !- il restante 99% è una esaltazione dell'URSS e dei suoi dipendenti italiani. Bene ha fatto la Polonia, crollato l'impero coloniale sovietico, tanto rimpianto dai nostri nostalgici trinariciuti, a impacchettare l'intero ambaradan e restituirlo al mittente. Il padiglione è oggi chiuso, in attesa che venga finalmente ristrutturato come si deve. Efficace per questo risultato è stata la coraggiosa azione del Presidente della Comunitgà Ebraica di Roma Riccardo Pacifici.
Sulla destinazione di quel materiale di propaganda D'Orsi non ha motivo di preoccuparsi, ci sarà sicuramente  qualche "istituto storico della resistenza" - quello di Torino, per esempio, specializzato in mostre anti-Israele - che lo ospiterà volentieri.

Il Museo di Torino, manca l'aggiunta "delle menzogne su Israele"

Ecco l'articolo:

Nella ricorrenza del "Giorno della Memoria" pochi hanno fatto caso alle polemiche del governo polacco verso la Federazione Russa, con un paio di gesti fuori luogo: il mancato invito al presidente Putin alla celebrazione ad Auschwitz il 27 gennaio, e l'affermazione, risuonata come una provocazione, di un ministro polacco per il quale la liberazione del maggior campo di sterminio nazista sarebbe stata effettuata non dall'Armata Rossa, bensì "dagli ucraini". Una clamorosa falsificazione storica e un'autentica scempiaggine: al tempo gli ucraini o erano inquadrati nell'esercito sovietico, oppure stavano con i nazisti. Insomma, si capisce che nella diffusa russofobia di questi tempi, i polacchi, di tale sentimento forse i principali animatori, volevano assestare un altro colpo alla Russia, schierati come sono con Kiev, e con la Nato che preme per espandersi. La russofobia però non c'entra con la decisione del governo di Varsavia di espellere dal museo di Auschwitz il "Memoriale Italiano" finora collocato nello spazio riservato all'Italia all'interno della struttura museale, il "Blocco 21". Risalente agli anni '70 del secolo scorso, il Memoriale fu installato nell'agosto 1979, e poco dopo il Museo fu dichiarato sito Unesco. Progettata dallo Studio milanese BBPR (Banfi Belgiojoso Peressutti Rogers: Ludovico Belgiojoso fu internato a Mauthausen), l'opera, sulla base di un'ambientazione studiata da Nelo Risi, reca testi di Primo Levi, propone musiche di Luigi Nono, ed è decorata da disegni di Pupino Samonà. Il Memoriale rappresenta, nella sua complessità multimediale, una delle opere più originali nel genere. E certo non è facile trovare un "monumento" che vanti altrettanti nomi di prestigio, nella sua genesi e realizzazione. Perché dunque, dichiarare, come è stato fatto dalle autorità polacche, che l'opera non esercita una funzione educativa? Dopo un progressivo degrado, causato dal boicottaggio polacco e dal disinteresse dei rappresentanti dello Stato italiano, i polacchi hanno chiuso il padiglione che lo ospita, fin dal 2011, e ora ne hanno disposto la rimozione. Ma perché? Semplicemente per due ragioni: l'opera ricorda tutte le vittime dell'odio nazista, compresi i comunisti, e, quindi, essa reca anche le simbologie del comunismo, come (inaudito!) la Falce e martello e, per sovrammercato, l'effigie di un comunista: Antonio Gramsci. Nel furore degli ex che ha contraddistinto il mondo dopo il 1989, i polacchi giudicano intollerabile la presenza di tali elementi evocativi sul sacro suolo della loro patria. Detto fatto, si dispone lo smantellamento, e la sostituzione con un nuovo manufatto più "consono" ai tempi, politicamente e culturalmente allineato. Ancor più inquietante dell'atteggiamento polacco è l'acquiescenza del nostro governo. Con un placet del ministro Franceschini, il sindaco di Firenze si frega le mani perché il Memoriale dovrebbe essere collocato nella periferia della città, immaginando che l'opera possa portare turisti, ossia denaro. E non ci si rende conto che toglierlo dal suo contesto "naturale" sarebbe un gesto folle, che toglierebbe gran parte del suo valore all'opera, che, vale la pena ricordare, rinuncia all'usuale arsenale di iconografia retorica, e offre una visione conturbante: nel padiglione a spirale (500 mq), si ricrea l'incubo del deportato che aspetta la morte, ma nel contempo si esalta il valore universale della Resistenza al fascismo. Alcuni gruppi e istituzioni, come Gerush 92-Committee for Human Rights, l'Accademia di Brera, vari centri universitari, hanno ingaggiato battaglia contro il trasloco del Memoriale, denunciando il tentativo di cancellare la memoria, "correggendo" la storia, in senso revisionistico. E stato lanciato un Appello, con illustri adesioni, e si cerca una sponda politica, in nome non tanto della battaglia antirevisionistica, a cui pochi sono sensibili, ma almeno della difesa di un'opera (che significa difesa della collocazione per la quale fu ideata). Sono state presentate interpellanze parlamentari. Avranno seguito? Considerando che il capo del governo è stato sindaco di Firenze fino a ieri, v'è da temere che esse rimarranno lettera morta.

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