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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
16.01.2014 Perché è giusto censurare il comico antisemita Dieudonné
la risposta di Furio Colombo

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 16 gennaio 2014
Pagina: 23
Autore: Furio Colombo
Titolo: «Dieudonné deve tacere?»

Riportiamo dal FATTO QUOTIDIANO di oggi, 16/01/2014, a pag. 23, la risposta di Furio Colombo ad un lettore dal titolo "Dieudonné deve tacere?".


Furio Colombo        Dieudonné

Caro Colombo, non credo che chiudere i teatri e la bocca di Dieudonné, il feroce comico antisemita, sia la cosa giusta. Troverà sempre un blog o un microfono. Non è meglio abbandonarlo per la sua squallida strada e negargli attenzione?

Mara

Non funziona così. Ce lo insegna la Storia. Raccomando la lettura di un testo di storia contemporanea americana, "Il giardino delle bestie" di ErikLarson. È la biografia di William E. Dodd, primo ambasciatore americano nella Berlino di Hitler, che ha testimoniato, scritto, denunciato, raccontato invano al suo Paese e al mondo ciò che stava accadendo in Germania dalla "Notte dei cristalli" (distruzione di centinaia di negozi ebrei, aggressioni, violenze e vittime) in avanti. I rapporti di Dodd al Dipartimento di Stato venivano accantonati perché "certamente esagerava". Quando Dodd ha spiegato che i suoi diplomatici di origine ebrea non venivano ricevuti dalle autorità naziste, Washington gli ha proposto di sostituire il personale ebreo dell'ambasciata con dei cristiani. L'argomento era: "Sono momenti di assestamento di un grande Paese: noi abbiamo interesse a tenere rapporti amichevoli. In questo modo, gradatamente, la fiammata di ostilità verso gli ebrei si spegnerà. Guai a incoraggiare questi isolati atti di teppismo parlandone in giro per il mondo. Da soli si stancheranno". Lungo questa strada di tolleranza (che copriva una vera e profonda indifferenza di molta classe dirigente americana per le discriminazioni razziali) si è arrivati ad Auschwitz. È importante ricordare ciò che l'ambasciatore Dodd scriveva a Roosevelt (il solo, ma da solo, che concordava con lui). Scriveva nel 1934 che "la maggior parte dei tedeschi ha ripugnanza per i metodi nazisti". Scriveva nel 1938: "E impressionante, quasi tutti sono d'accordo con Hitler e in favore degli arresti, delle aggressioni, dei pestaggi, che si moltiplicano contro gli ebrei". Non dite che il caso Dieudonné è troppo piccolo. Anche il nazismo comincia molto in basso. E benché sia arrivato fino a Heidegger, non potrete dire che è nato nelle università. Ma attenzione. Se da un lato, nel punto più basso della Francia, (neri e bianchi, islamici e cristiani festosamente insieme) sentite la voce razzista e fascista di Dieudonné, dall'alto della politica solida e affermata potete ascoltare la signora Le Pen e le sue idee sul mondo. Strano che Dieudonné e la Le Pen, xenofoba e accanita nemica degli immigrati, dicano le stesse cose. Ma l'antisemitismo e il suo alibi preferito, l'antisionismo, sono radicati da secoli nel peggio del mondo e il peggio del mondo è molto prolifico. In questo momento e in questa Europa un intero civilissimo Paese come l'Ungheria è diventato entusiasticamente anti-ebreo al punto da espellere, discriminare, censurare, bruciare i libri dei grandi poeti ebrei di quel Paese chiave della cultura europea. L'Ungheria è membro dell'Unione europea, non ha sforato il 3 per cento, ma ha approvato dozzine di leggi neonaziste. Avete sentito una voce sola da Strasburgo o da Bruxelles? Ecco perché nessuno deve tacere sullo scandalo Dieudonné né in Francia né in Europa. Bisognerà rivedere e respingere l'idea che il Dipartimento di Stato, annoiato dai rapporti sull'antisemitismo, esprimeva all'ambasciatore americano a Berlino nel 1934: "Non si preoccupi, passa". Noisappiamo che non passa, e che alla prima occasione peggiora e diventa malattia infettiva. Urge medicina preventiva, visto che la brutale vaccinazione del 1945 sembra avere esaurito su molti il suo effetto.

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