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Rassegna Stampa
12.05.2017 Russia: omofobia di stato, fermato e picchiato attivista italiano Lgbt
Cronaca di Alberto Giannoni

Testata:
Autore: Albero Giannoni
Titolo: «Petizione contro le torture ai gay: attivista italiano fermato in Russia»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 12/05/2017, a pag.20, con il titolo "Petizione contro le torture ai gay: attivista italiano fermato in Russia" la cronaca di Alberto Giannoni.

La Russia di Putin non è per ora arrivata alle impiccagioni, come avviene in Iran, anche se la persecuzione contro gli omosessuali - e gli oppositori politici- è segnata da una lunga scia di morti. La debolezza delle reazioni dei paesi democratici è visibile dall'assenza di misure forti, le sole che potrebbero scalfire l'immagine del dittatore russo in Occidente. Purtroppo Putin ha molti amici nei paesi democratici, una situazione per molti versi simile a Erdogan.

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Yuri Guaiana
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Gay? tutto è proibito

Un militante radicale a Mosca, armato di nonviolenza per difendere i gay russi e ceceni. E partita nel solco delle storiche battaglie libertarie pannelliane l'iniziativa in terra russa di Yuri Guaiana. L'attivista milanese, 43 anni, già segretario dell'associazione Certi diritti, con i compagni di una ong intendeva consegnare alle autorità locali le firme raccolte per una petizione attivata con l'obiettivo di chiedere un'indagine sulle violenza denunciate ai danni degli omosessuali in Cecenia. Ieri mattina la notizia che ha gelato tutti, dirigenti e militanti radicali e associazioni Lgbt (le sigle che promuovono i diritti di gay, lesbiche e transessuali): Guaiana è stato arrestato. «Ci hanno tenuto quattro ore in una stazione di polizia. Siamo accusati di aver organizzato una protesta non autorizzata» ha detto Nikita Safronov, uno dei cinque attivisti fermati. «Siamo qui - ha detto Guaiana - per consegnare più di 2 milioni di firme al procuratore generale. I cittadini russi meritano di vivere in libertà e in uno stato di diritto. La Russia deve rispettare i trattati internazionali che ha sottoscritto. Nessuno deve sacrificare la propria libertà e la propria vita solo a causa di quello che si è e di chi si ama, né in Cecenia né da nessun'altra parte». Subito è partito il tam tam, che ha indotto a una generale mobilitazione per la liberazione di Guaiana, conosciuto anche come inventore di una rubrica su Radioradicale. Pronta la reazione di un altro radicale, oggi ai vertici della Farnesina: il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova: «Il nostro Consolato si sta recando ad assistere Yuri Guaiana fermato a Mosca mentre consegnava firme petizione su gay in Cecenia» ha scritto. Sconcerto generale a Milano, dove Guaiana è molto noto per l'impegno nella politica cittadina - è stato infatti anche vice presidente del Consiglio di zona 2. In piazza della Scala, davanti al Comune, è stato subito convocato un presidio, dall'associazione Associazione Milanese Pro Israele, di cui Guaiana è componente. A Roma, intanto, il presidente della commissione Esteri, Fabrizio Cicchitto ha commentato con toni preoccupati: «L'arresto è un atto di straordinaria gravità perché rivolto contro una persona che stava rivendicando dei diritti di libertà. Esso è la conferma di qual è il regime reale che vige in Russia. Siamo sicuri che il ministero degli Esteri farà tutto quello che è necessario». Attivati i canali diplomatici, il caso si è risolto nel giro di poche ore. Lo stesso Della Vedova, intorno alle 15,30 ha dato notizia dell'esito positivo della vicenda, dopo circa 4-5 ore di detenzione in una caserma: «Guaiana è stato rilasciato. Sta bene e, assistito dal Consolato italiano, viene accompagnato ora in aeroporto». Il presidio milanese è stato comunque confermato e si è celebrato «anche dopo la notizia del rilascio - hanno fatto sapere radicali e associazione Certi diritti - perché la sistematica violazione dei diritti umani in Cecenia da parte della Federazione Russa, che denunciamo da oltre 20 anni, continuerà anche dopo che Yuri sarà tornato a casa». Di «rapida e positiva soluzione del caso» ha parlato il ministro degli Esteri Angelino Alfano, sottolineando che l'Italia ha sostenuto e aderito a una dichiarazione congiunta della «Equal Rights Coalition» sulle notizie di detenzione arbitraria, torture e assassini di omosessuali in Cecenia.

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