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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
04.02.2016 Attentato palestinista a Gerusalemme: uccisa la diciannovenne Hadar Cohen
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Choc a Gerusalemme: soldatessa israeliana uccisa dai palestinesi»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 04/02/2016, a pag. 15, con il titolo "Choc a Gerusalemme: soldatessa israeliana uccisa dai palestinesi", il commento di Fiamma Nirenstein.

A destra: Hadar Cohen, uccisa a 19 anni da tre terroristi palestinesi

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Fiamma Nirenstein

Ha il volto bello della diciannovenne guardia della polizia di frontiera Hadar Cohen, uccisa nel primo pomeriggio di ieri dai terroristi palestinesi, il nuovo gradino compiuto ieri dal terrore antisraeliano: Hadar, che solo da due mesi era in servizio, insieme a una collega ventenne anch'essa ferita gravemente sorvegliava la Porta di Damasco della Città Vecchia a Gerusalemme. La giovanissima guardia insieme alla sua collega ha fermato col suo corpo una strage programmata da tre giovani palestinesi. Ahmed Zaharneh, Mohammed Kmail e Najeh Abu Al Rub sono riusciti a arrivare nel centro della capitale con le armi automatiche, i coltelli e, sembra anche con l'esplosivo di due congegni ritrovati pronti a essere detonati. I tre hanno sollevato i sospetti delle due giovani che hanno richiesto i documenti: allora i terroristi hanno cominciato a sparare e pugnalare.

Le guardie hanno salvato la folla di ebrei e di arabi che come al solito circola nell'area dell'ingresso alla Città Vecchia. I tre assassini, poi uccisi in uno scontro seguito all'attacco, provenivano tutti dalla zona di Jenin; uno di loro era stato compagno di scuola di un altro palestinese ucciso dopo il suo attacco terrorista. Per arrivare da Jenin, i tre hanno certamente dovuto passare molti check point, portando con sé le armi oppure ricevendole lungo la strada. La complessità dell'azione e la pluralità delle armi mostrano una crescita del terrorismo che ha già fatto decine di vittime, e anche una specie di determinazione suicida che infatti Hamas ha subito lodato chiamandola «un duro colpo» alle misure di sicurezza israeliane.

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La Porta di Damasco, luogo dell'attentato

Il presidente Rivlin ha ringraziato le forze di sicurezza e le ha chiamate «un muro di difesa» dei cittadini d'Israele. Un muro molto assediato intorno al quale si infittiscono gli attaccanti: secondo la polizia dell'Autorità Palestinese sono stati appena arrestati 5 membri di un gruppo finanziato dall'Iran a Gaza e incaricato di compiere terroristi. L'organizzazione di nome a'Sabrin era passata anche in Cisgiordania dove anche gli Hezbollah, braccio armato dell'Iran, erano stati scoperti con una base terrorista.

Dovrebbe dare da pensare che Hamas oltre a lodare i terroristi, si sia spesa in questi giorni in lodi per ringraziare «accademici e ricercatori delle università italiane per boicottare le istituzioni di ricerca e le università israeliane», una esaltazione del boicottaggio accademico di 168 firmatari (pochi anche quelli, per altro) che hanno firmato contro conferenze, ricerche, incontri... insomma tutto quello che aiuta la cultura e la scienza, se in cooperazione con le istituzioni israeliane. Migliore prova del nesso fra boicottaggio e terrorismo non potrebbe esserci. Gli accademici italiani si accaniscono particolarmente contro l'Università di Haifa, città particolarmente colpita dai missili degli Hezbollah, dove si studia l'alta tecnologia con cui si producono i droni in grado di fotografare dall'alto. Una straordinaria performance della mente scientifica quella di negare il diritto di Israele a difendersi, che cela poco bene il desiderio di vederla distrutta. Meno male che ieri il rettore del politecnico di Torino, Marco Gilli, abbia reagito alla petizione precisando che si «tratta di un numero abbastanza esiguo di ricercatori... la scienza non deve avere confini ideologici o politici».

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