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Rassegna Stampa
28.05.2015 Il mondo arabo e islamico vede nei terroristi dello Stato Islamico degli eroi
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Islam moderato? Otto arabi su dieci stanno con Isis»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 28/05/2015, a pag. 1-11, con il titolo "Islam moderato? Otto arabi su dieci stanno con Isis", il commento di Fiamma Nirenstein.

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Fiamma Nirenstein

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Il consenso per lo Stato Islamico è diffuso nel mondo arabo e islamico

Nonostante il titanico sforzo dei leader mondiali, soprattutto di Obama, di spiegare che l'Isis è una perversione «random», casuale per quanto pericolosa, che il suo collegamento all'islam è marginale se non nullo, la realtà sovente si occupa di smentire questa pacificante osservazione, e ci getta di fronte a una cruda realtà. L'islam, specie se sunnita, non disprezza l'Isis almeno in gran parte. Ce lo fa sapere il Qatar, che dell'Isis è un amico segreto ma non tanto.

Ed è al Jazeera, la televisione che è stata il geniale strumento dei suoi emiri per disegnare a suo piacimento le convulsioni del mondo musulmano, che ci getta in faccia una realtà davvero scioccante, anche se con i dovuti dubbi e obiezioni: un'indagine della tv dimostra che l'81 per cento degli intervistati rispondono «sì» alla domanda: «Appoggiate le vittorie che organizzano lo Stato islamico in Irak e in Siria?» ovvero l'Isis. Decapitazioni, stupri, rapimenti, fucilazioni di massa, non hanno creato nel cuore del mondo musulmano quel rifiuto che si desidererebbe, secondo la tv. Naturalmente c'è da chiedersi, e non abbiamo dati precisi, con quali criteri sia stato costruito il campione per l'indagine, e anche con quali fini il Qatar (padrone assoluto della tv) l'abbia organizzata e distribuita.

Al Jazeera è il network più popolare del mondo arabo, e lo è specie presso il mondo sunnita: la guardano nel mondo arabo circa 40 milioni di persone, e Al Jazeera li ha sempre orientati da Doha secondo una visione falsamente oggettiva, di fatto aggressiva e vittimista. Al Jazeera si nasconde sempre dietro un paravento di finta obiettività, ma di fatto tutto quello che fa è carico di simpatia per gli islamisti anche più estremi: persino dopo l'11 di settembre Bin Laden vi veniva considerato un profeta e una famosa indagine fra i telespettatori dimostrò che il 50 per cento sosteneva Al Qaida. La tv del Qatar come i suoi finanziatori è molto vicina a tutti i gruppi sunniti estremisti, compresa la Fratellanza musulmana, di cui è forse, insieme alla Turchia, il principale sponsor, ha fomentato le primavere arabe spingendo le opposizioni islamiste. Dunque, è facile che l'indagine abbia un significato politico, e come tutte le «neutrali» imprese di Al Jazeera di fatto nasconda un elemento di provocazione, per rendere forte un umore non trascurabile. Infatti il mondo islamico soffre di un pesante dilemma: da una parte l'Isis è invisa a tutto il mondo civile, ha all'interno del mondo arabo nemici agguerriti come l'Egitto, l'Arabia Saudita, i Paesi del Golfo.

Però l'Isis affascina, oltre che per i motivi perversi del piacere della crudeltà, per due motivi base: la frustrazione dei giovani alla ricerca di un'identità in un mondo che secondo loro li discrimina, e soprattutto l'amore per la sharia, la legge islamica, che ogni buon musulmano sa essere dura e tuttavia chiarissima: se vuoi essere un buon islamico, è tutto nel Corano. L'Isis offre la sharia come al tempo di Maometto, nella perfezione di un ritorno assoluto all'islam originale che dovrebbe garantire quel successo mai più ottenuto dopo la caduta dell'impero ottomano. L'islam è la risposta, è così che più del 90 per cento dei palestinesi, il 74 per cento degli egiziani, il 90 per cento degli iracheni vogliono la sharia secondo una credibile Pew poll. In Malesia, in Indonesia, in Kenya, in Etiopia, e anche il 15 per cento in Bosnia la reclama.

L'Europa partorisce jihadisti, un forte spirito di rivendicazione e di vittimismo antioccidentale fanno sì che i francesi fra i 18 e i 24 anni abbiano per il 15 per cento un atteggiamento positivo verso l'Isis; in Egitto un terzo della popolazione tiene per Hamas, la Fratellanza gode della simpatia del 35 in Egitto e del 32 in Arabia Saudita. Di fatto il Qatar sguazza nel mare del doppio gioco: la maggiore base americana dell'area è sua ospite, nonostante molti analisti assicurino che esso aiuta e finanzia Hamas, la Fratellanza musulmana, Jabhat al Nusra, alcuni gruppi di Al Qaida, gli islamisti libici e anche l'Isis.

Le varie congiure della Fratellanza per rovesciare re Abdullah di Giordania, i regnanti sauditi, il presidente egiziano al Sisi, sembra abbiano sempre potuto contare sul Qatar, che pare distribuisca le sue grandi ricchezze con uno strano criterio di filantropia, dato che molti dei suoi clienti sono terroristi. Fra loro, il più affezionato è Hamas: Khaled Mashaal, costretto a lasciare Damasco, ha pagato l'ospitalità a Doha rilanciando la guerra con Israele quando l'Egitto aveva disegnato la tregua.

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