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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
09.05.2015 Libia: Ecco come agire, secondo il Gen. Khalifa Haftar
Intervistato da Gian Micalessin

Testata:
Autore: Gian Micalessin
Titolo: «L'Italia è nel mirino dell'Isis, armatemi e io li cancellerò»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 09/05/2015, a pag.14, con il titolo " L'Italia è nel mirino dell'Isis, armatemi e io li  cancellerò ", l'intervista di Gian Micalessin al generale libico  Khalifa Haftar.

I suggerimenti dati dal generale Haftar sono le prime valutazioni dettate dal buon senso di chi conosce la situazione in Libia che ci sia capitato di leggere. Un nostro modesto consiglio al governo Renzi, perchè non prende in considerazione quanto propone ?

Ecco l'intervista:

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Gian Micalessin                             Gen. Khalifa Haftar

«I terroristi islamici sono una minaccia per tutta l'umanità e non combattono solo qui in Libia. Voi italiani dovete capire che i miei nemici sono anche i vostri. Combattendoli difendo anche voi italiani». Il generale Khalifa Haftar ci tiene ad iniziare l'intervista a Il Giornale con un messaggio all'Italia. Un messaggio al paese che considera un «partner indispensabile» per il futuro della Libia, ma anche il prossimo obbiettivo dei terroristi dello Stato Islamico presenti nella nostra ex colonia. Per molti libici questo generale 72enne, già protagonista del golpe che nel 1969 portò al potere a Muhammar Gheddafi, è il nuovo «rais» pronto a liberare la Libia da milizie, islamisti e terroristi. Per i suoi nemici, invece, è solo un «signore della guerra» finanziato dai sostenitori del vecchio regime ed appoggiato dall'Egitto del generale Abd al-Fattah al-Sisi. Comunque sia Khalifa Haftar è un indiscusso protagonista della guerra civile che divide la Libia. Capo di stato maggiore del governo di Tobruk combatte sia contro la coalizione islamista al potere a Tripoli, sia contro le formazioni terroristiche di Ansar Sharia e dello Stato Islamico. «Per me - spiega in questa intervista esclusiva rilasciataci nel quartier generale di Marj, un'ottantina di chilometri a est di Bengasi - chiunque impiega armi e violenza per imporre un' ideologia ed usa la religione per giustificare i propri atti è un terrorista. E va combattuto». Generale perché pensa che l'Italia sia nel mirino?
«Per i terroristi la Libia è solo il punto di partenza per mettere un piede in Europa e nel resto dell’Africa. La Libia è un paese molto ricco, dominandolo potranno sfruttarne le ricchezze per espanderci in Europa».
L'infiltrazione è già iniziata?
«L'infiltrazione dei terroristi in Italia ed Europa avverrà in due tappe. La prima è già evidente. Molti terroristi  stanno muovendosi sulla scia dei migranti che attraversano il Mediterraneo. Ma la minaccia diventerà assai più grande se i terroristi assumeranno il controllo dell’intero paese. Allora la Libia si trasformerà nella loro testa di ponte. La useranno per entrare in Italia e allargare la sfida a tutta l'Europa».
Un intervento armato risolverebbe il problema?
«Non c’è bisogno di mettere in piedi una coalizione internazionale per combattere lo Stato Islamico e i suoi alleati. Mandare i soldati italiani o europei a morire in Libia è inutile. Abbiamo solo bisogno è di un adeguato sostegno. Dateci le armi e il lavoro lo faremo da soli, senza bisogno della Nato o di qualsiasi altra coalizione».
L'Italia è invasa dai migranti. Cosa pensa della proposta di colpire i barconi e i trafficanti di uomini?
«Ho sentito che in Italia ed in Europa qualcuno propone di attaccare queste organizzazioni, ma noi non siamo assolutamente d’accordo. Intervenendo sul nostro territorio o colpendo qualche obbiettivo l'Italia fornirebbe un pretesto ai terroristi. Il vostro Paese si ritroverebbe coinvolto in un conflitto a cui non è preparato. E questo danneggerebbe le relazioni tra i nostri due Paesi».
Ma quei trafficanti sono dei criminali ...
«Se volete veramente combatterli appoggiate il nostro esercito. Stiamo avanzando verso Zwara, Tripoli e le altre zone della costa da cui partono i barconi. Armateci e vi garantiremo il controllo dell'intero Paese».
L’inviato dell’Onu Bernardino Leon cerca di mettere in piedi un governo di unità nazionale. Ne accetterà l'autorità?
«Un eventuale governo di unità nazionale non ha nulla a che vedere con le attività militari e dovrà occuparsi solo delle questioni civili. Le istituzioni militari non dipendono dal governo. Il controllo dell’esercito spetta solo al Parlamento». Quindi lei non smetterà di combattere neppure se Bernardino Leon porterà a termine il negoziato...
«La guerra finirà solo quando avremo sradicato la presenza terroristica in Libia. Questo avverrà solo quando i terroristi avranno abbandonato il Paese o saranno stati eliminati fisicamente. Ma se in Europa avete simpatia per loro potete tranquillamente prenderveli e accoglierli sul vostro territorio...»

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