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Rassegna Stampa
26.03.2015 Yemen: la disastrosa politica di Obama concede una nuova base ai terroristi al soldo dell'Iran
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Così Obama è riuscito a gettare lo Yemen nel caos»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 26/03/2015, a pag. 4, con il titolo "Così Obama è riuscito a gettare lo Yemen nel caos", il commento di Fiamma Nirenstein


Fiamma Nirenstein


Sotto la cintura?

Lo Yemen fu indicato da Obama nel settembre del 2014 come un grande successo della campagna antiterrorista degli Stati Uniti, un punto fermo della sua strategia. Certamente quello che accade oggi mette in luce la politica obamiana, ma alla rovescia. Ovvero, proprio lo Yemen sta diventando, dopo la Siria e l'Iraq, la nuova miccia di un conflitto gigantesco. Il Paese è situato su un nodo strategico di traffico e petrolifero, dallo stretto di Bab al Mandab passa il 40 per cento del traffico marittimo, si controlla da là il canale di Suez, lo stretto separa per soli venti chilometri la Penisola Arabica dall'Africa orientale e collega il Mar Rosso con il Golfo di Aden.

Le ultime notizie ci dicono che i ribelli Houthi, ovvero la vittoriosa milizia sciita sostenuta dall'Iran muove a grandi passi verso lo stretto, appunto, di Bab al Mandab, nelle ultime ore hanno preso il controllo della base militare di al Anad vicina ad Aden che era stata evacuata solo pochi giorni fa dai cento uomini delle forze speciali americane a causa del deteriorarsi della situazione. Addio ai droni. Nel frattempo, arrivano i sostituti: nel porto di al Saleef, il secondo dello Yemen, una nave iraniana ha scaricato 180 tonnellate di armi, mentre gli Houti hanno preso il controllo dell'aeroporto nella città di Taez, vicino a dove si è rifugiato il presidente riconosciuto dall'ONU, Abedrabbo Mansour Hadi, sunnita, che intanto chiedeva una "no fly zone". Sunnita è anche come è noto, l'Arabia Saudita, che ha mosso sul confine mezzi militari pesanti inclusa l'artiglieria. Non solo per gli Houti: è l'espansione imperialistica dell'Iran che tramite loro, occupando Sanaa, si è impossessato della quarta capitale che controlla: oltre a Teheran, anche Damasco, dove l'Iran regna tramite gli Hezbollah e Assad; Beirut, dove gli Hezbollah fanno il suo giuoco; e naturalmente Baghdad. La stampa saudita nei giorni scorsi ha criticato la politica dell'amministrazione americana come "distruttiva", "idiota", "pericolosa" e "di scarsa prospettiva". La stampa saudita sostiene che poiché Obama cerca un accordo sul nucleare con l'Iran non gli importa di pagare qualsiasi prezzo per la sua gloria personale, e lo lascia fare. Il commentatore di Al Hayat di Lodra, Khaled Al Dahil dice che "la politica americana nella regione è distruttiva".

Certo, il sostegno nasce anche dalla volontà di Obama di combattere Al Qaeda e l'Isis, ma, ancora una volta, e lo si è visto dall'attentato sunnita di qualche giorno fa che ha fatto 170 morti, la politica che tenta di utilizzare sciiti contro sunniti è una latta di benzina su un pagliaio: la guerra può diventare immensa. Peccato, quando ci sarebbero forse arabe moderate come Al Sisi e il re Abdullah e anche al momento i monarchi sauditi pronti a combattere in proprio, da sunniti, la guerra anti Isis, Certo dare potere all'Iran significa stimolare l'imperialismo di un leone che vuole il potere territoriale e la bomba atomica.

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