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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
21.01.2015 Sharia contro lo sport: massacrati ragazzi per aver assistito a un incontro di calcio
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Perché l'islam dichiara guerra allo sport»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 21/01/2015, a pag. 15, con il titolo "Perché l'islam dichiara guerra allo sport", il commento di Fiamma Nirenstein.


Fiamma Nirenstein


Terroristi Isis

A volte il disgusto è più forte della voglia di capire. Vuoi solo girarti dall'altra parte e dire: questo non mi riguarda. Eppure ieri ci è toccato sopportare anche, fra tanti orrori, la notizia di 13 ragazzini iracheni massacrati dall'Isis per aver tifato la nazionale mentre giocava contro la Giordania. Lo sport piace all'islamismo, come obiettivo da aggredire però: lancia una fatwa mortale contro una squadra se vende un giocatore; uccide una coppia di fidanzati se guardano la finale dei mondiali; minaccia i calciatori cattolici; mette al bando gli sportivi ebrei, a volte ne massacra squadre intere come quella degli schermitori israeliani a Monaco, alle Olimpiadi del 1972.

Con fatica si trovano le ragioni di tanto odio, ma aiuta un po’ una lista dottrinale denominata "Le cattive conseguenze della competizione sportiva". E' un testo lungo, ma nello specifico per il calcio i guai che ne derivano sono fra gli altri: 1) spingere i giovani musulmani a ammirare o amare un miscredente magari ad appendere un ritratto di un giocatore nella sua camera; 2) distrarre dal pensare alla religione e alla responsabilità nel propagandarla (sappiamo come); 3) invertire gli standard, considerare eroi sportivi che non stanno combattendo per il califfato; 4) allontanare dalla fede come fa anche l'alcool; 5) corrompere le comunità e i rapporti familiari 6) distruggere il controllo delle emozioni, tutte da conservare per la vittoria del califfato, eccetera.

Il punto più spiritoso: il rischio di intensificare l'odio e l'inimicizia fra le persone. Meglio ammazzarli subito quei 13 ragazzi, gli si evitano un sacco di guai. Nella lista si parla molto anche dei rischi che comporta lo stadio troppo pieno. Non scherziamo: la cultura di chi ha ucciso i ragazzi pensando di compiere un dovere religioso è una sentina di odio per la libertà, per la partecipazione, per la competizione, per l'entusiasmo, per la libertà di opinione, oltre che una forma di perversione criminale.

Prima di compiere l'esecuzione le milizie dell'Isis hanno annunciato con un megafono quello che stavano per fare. La pubblicità gli sta a cuore. Due giorni fa, hanno diffuso un video da Mosul, in cui si vede come vengono gettati dal tetto di un edificio dei giovani omosessuali. La punizione infatti secondo la sharia è l'esecuzione. Ragazzi uccisi perché avevano deciso di amare chi gli pare. Il nemico dell'Isis è sempre la stessa migliore amica dell'Occidente, la libertà.

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