Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

Rassegna Stampa
10.03.2014 Federica Mogherini e Yasser Arafat: un errore di gioventù ?
Staremo a vedere. Commento di Giancarlo Perna

Testata:
Autore: Giancarlo Perna
Titolo: «Mogherini, la fan di Arafat che dorme con «Bella ciao»»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 10/03/2014, a pag. 9, l'articolo di Giancarlo Perna dal titolo "Mogherini, la fan di Arafat che dorme con «Bella ciao»".

Due foto di Federica Mogherini, a sinistra con Yasser Arafat, a destra oggi

Aspettiamo di vedere le prime mosse di Federica Mogherini. Il fanatismo filo islamico sarà stato solo una malattia infantile ?

Due foto di Federica Mo­gherini, circolanti sulla Rete, riassumono i dub­bi che suscita il neo ministro de­gli Esteri.
La prima, inserita dalla stessa Federica nel suo blog, «Blog­mog » (mog, sta per Mogherini), la immortala nel giorno del giu­ramento al
Quirinale felice e ri­dente accanto a Giorgio Napoli­tano. L’altra, probabile scher­zetto di un suo sodale dei tempi della Sinistra giovanile, la raffi­gura, parimenti ridente e fiera, accanto a Yasser Arafat, il defun­to e discusso leader palestine­se.
Nella foto con Napolitano col­pisce, e dice tutto,l’espressione del capo della Stato che la squa­dra con così di­sarman­te per­plessità da far­lo
sembrare già pentito di averne accet­tato un istante prima il giura­mento. Forse dubitava del­le sue capaci­tà poiché, no­nostante si sia sempre occupa­ta di politica estera, Federica aveva un’esperienza tutta inter­na al Pds-Ds-Pd e, dunque, in­sufficiente. O forse Napolitano ne conosceva le passate inclina­zioni movimentiste, ipersini­stre e gruppettare, che sono agli antipodi del mondo felpato in cui si apprestava a entrare. Fat­to sta che il presidente aveva cer­cato di stopparla, insistendo con il premier incaricato per la riconferma della radicale Em­ma Bonino, malgrado non fos­se un granché. Matteo Renzi ha però puntato i piedi e questo per tre ragioni. La prima è che lui, da cattolico un po’ bigotto, detesta i radicali e non voleva perciò nel suo governo l’ipera­bortista Bonino. La seconda è che Bonino con i suoi 66 anni avrebbe conferito un che di de­crepito alla sua fresca compagi­ne mentre la quarantenne Mo­gherini rientrava nella media. Terzo, compiacere Dario Fran­ceschini, di cui Federica è una protetta, ottenendone in cam­bio l’appoggio contro la parte più sinistroide del Pd. Così, Fe­derica è diventata il più giovane ministro degli Esteri repubbli­cano, seconda solo, nella storia d’Italia,al gerarca Galeazzo Cia­no che ricoprì la carica a 33 an­ni.
Raggiunta la meta, la neo mi­nistra ha esultato su «Blogmog» con i toni di un’adolescente che si confida col diario: «Una gran­de responsabilità, un po’ di emozione,consapevolezza del­l’enormità dell’impresa... Un grande lavoro, immenso». Non
poteva dire meglio. Si sentono gli echi della migliore diaristica dei grandi predecessori, da Sid­ney Sonnino ( 1847-1922) a Car­lo Sforza ( 1872-1952). Già quan­do, nel dicembre del 2103, fu no­minata da Renzi nella segrete­ria pd col compito di occuparsi di Europa, Federica si esprime­va con le stesse iperboli: «Sarà un lavoro enorme e bello». Per poi terminare, lei mamma di due bambini, con un’afferma­zione stralunata: « Bella ciao è la più bella ninna nanna del mon­do ».
La foto palestinese con Arafat ci riporta invece agli anni in cui Federica militava nei giovani ds e quelli in cui era, con Piero Fas­sino segretario (2001-2007), re­sponsabile Esteri del partito. Mogherini è affetta da una svi­scerata passione islamista. La scoprì alla facoltà di Scienze po­litiche di Roma, sua città natale, lavorando a una tesi sul Rappor­to tra religione e politica nel­l’Islam. La redasse ad Aix-en-Provence durante un Erasmus
– precisazione sottolineata nel­la sua biografia come un merito cosmico - e ottenne la lode. L’Islam le entrò nella pelle. Da­lemiana qual era – raccontano­divenne filoaraba come il capo e, mettendoci del suo, pasiona­ria di Arafat e avversa a Israele. Si recò più volte in Palestina e, al pari di D’Alema con gli hezbol­lah libanesi, andò a braccetto con chiunque dell’Olp le venis­se a tiro.
Come abbia fatto Renzi a fic­carla con questo
pedigree agli Esteri non è chiaro, avendo lui fama di amico dello Stato ebrai­co. Si potrebbe, naturalmente, pensare che l’islamofilia giova­nile di Mogherini si sia attenua­ta. Lo esclude però questa osser­vazione che ho trovato nel suo imperdibile blog. Risale appe­na a­l 2009 ed è stata fatta duran­te un viaggio in Libano: «Dal ter­ritorio libanese partono verso Israele dei razzi dimostrativi, ar­tigianali che non sono lanciati per colpire davvero ma solo per segnalare la (r)esistenza in vi­ta... ». Cioè scagliati per scherzo, come coriandoli a carnevale. Un’affermazione da inguaribi­le capatosta.
L’impegno politico di Federi­ca è stato precoce. Al Liceo Lu­crezio Caro, zona romana di Ponte Milvio, era rappresentan­te di istituto. Subito dopo entrò nel Pds e fece una carriera tutta al vertice,all’ombra dei segreta­ri di turno. Fu con D’Alema ai de­butti nella Sinistra giovanile. Con Fassino segretario entrò al dipartimento Esteri. Venne in confidenza col successore, Vel­troni, fresco fondatore del Pd, grazie al marito, Matteo Rabesa­ni,
suo assistente quando sede­va in Campidoglio. Walter la fe­ce deputata nel 2008, poco pri­ma di essere travolto dalla vitto­ria elettorale del Cav. Sostituito da Franceschini, Mogherini si appollaiò sull’omero del nuovo venuto, come poi su quello di Bersani e oggi su quello di Ren­zi. Il suo metodo è lo stesso di An­na Fi­nocchiaro che da trent’an­ni è in vetta: obbedire e mai com­promettersi. Una volta le fu chie­sto: «Ha lavorato con D’Alema, Fassino, Veltroni. Chi è il miglio­re? ». E Federica, prudente e astuta: «Il leader perfetto è una sintesi dei tre». Della serie: ma anche, più o meno, prima o poi.
Mogherini è sempre stata co­optata dai padroni del partito, senza mai nuotare in mare aper­to. Ha avuto i sudori freddi quando sono venute di moda a sinistra primarie e parlamenta­rie, che subordinano le candida­ture al voto popolare. Per otte­nere la rielezione alla Camera nel 2013 le fu chiesto di sceglier­si un collegio ( nel 2008 era stata eletta a Verona, città del mari­to)
e sottoporsi al giudizio degli iscritti. Terrorizzata e facendo leva sui suoi interessi globalisti, Federica obiettò: «Il mio colle­gio è il mondo ». Ossia: con l’oc­chio all’universo, come posso scegliere tra Sgurgola e Vimer­cate? Così, riuscì a farsi piazza­re nella lista bloccata dei mag­giorenti del partito, diventando deputato dell’Emilia-Roma­gna di cui conosce solo i tortelli­ni.
Con Renzi,l’ultimo cacicco al quale si è abbarbicata, ha però rischiato grosso per questa be­nedetta mania che ha di spette­golare sul blog. L’anno scorso, per farsi bella con Bersani (da cui dipendeva la sua rielezio­ne), dette addosso a Matteo, reo di averlo sfidato alle prima­rie 2012, scrivendo: «Renzi ha bisogno di studiare un bel po’ di politica estera... non arriva alla sufficienza».Quando Renzi sba­ragliò tutti, si sarebbe mangiate le dita. Ma quello, per sua fortu­na, ha lo stomaco a prova di bomba e l’ha lasciata rannic­chiarsi dalle sue parti come vo­leva.
Questo è, grosso modo, il nuo­vo ministro degli Esteri.

Per inviare la sua opinione al Giornale, cliccare sull'e-mail sottostante


segreteria@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui