sabato 18 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Rassegna Stampa
19.12.2013 La legge islamica per i cristiani in Siria. Alza la voce persino Padre Pizzaballa
Cronaca di Gian Micalessin

Testata:
Autore: Gian Micalessin-Padre Pierbattista Pizzaballa
Titolo: «Duemila cristiani ostaggi dei tagliagole-Via le croci e donne col velo: chi non si adegua muore»

Sul GIORNALE di oggi, 19/12/2013, a pag.12, con il titolo "Duemila cristiani ostaggi dei tagliagole", Gian Micalessin descrive la terribile situazione dei cristiani in Siria. Nella stessa pagina, una lettera di Padre Pizzaballa, dal titolo "Via le croci e donne col velo: chi non si adegua muore".

Duemila cristiani siriani cir­condati e prigionieri. Duemila cristiani che rischiano di venir sgozzati se continueranno a esporre i simboli della fede e non imporranno il velo islami­co alle proprie donne. L’allar­me arriva da Knayem, Yacou­bieh e Jdeideh, tre parrocchie del fiume Oronte dove la cristia­nità è di casa da duemila anni. A fare arrivare in Italia l’appello, durante una conferenza al Cen­tro Culturale di Roma è il cardi­nale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chie­se Orientali. Legge una lettera inviatagli dal Custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa. Scandisce gli ordini imparti­ti­dai capi jiha­disti a padre Hanna e pa­dre Dhiya, i due francesca­ni caduti pri­gionieri assie­me ai fedeli di tre villaggi stretti tra la cit­tà di Idlib e la frontiera tur­ca. «Tutte le croci debbo­no sparire. È proibito suo­nare le campa­ne. Le donne non debbono uscire di casa senza coprirsi la faccia e i capelli. Le statue de­vono sparire. In caso di inadem­pienza, si applicherà la legge islamica. In sostanza: chi non si adegua o se ne va o viene fatto fuori». In quell’ultimo terribile aut-aut è riassunta la scelta im­posta non solo ai Cristiani del­l’Oronte, ma a quelli di tutta la Siria. Padre Hanna Jallouf, il parro­co d­i Knaye conosciuto dai fede­li come Abu Hanna, l’aveva capi­to da tempo. L’avevamo incon­trato nel settembre 2012 al me­moriale di San Paolo a Dama­sco. Era arrivato lì dopo un viag­gi­o fortunoso e drammatico du­rato tre lunghissimi giorni. Un viaggio durante il quale aveva vi­sto un ordigno scoppiargli a fianco dell’auto e aveva trattato passaggio e incolumità perso­nale prima con i ribelli e poi con i militari.Ma a trattare c’era abi­tuato. Lo faceva dall’estate del 2011 quando i ribelli erano en­trati a Knaye seminando il terro­re e massacrando 83 soldati go­vernativi. È stata una strage terri­bile e io l’ho vista con i miei oc­chi. Prima hanno tagliato la te­sta al comandante e l’hanno is­sata sulla terra dell’orologio, poi ne hanno tagliate altre cin­que e le hanno deposte davanti alla sede del partito. Ho visto ­aveva raccontato al Giornale ­cose che non dimenticherò mai, ma ho anche dovuto bada­re alla mia comunità. Ho incon­trato il capo dei ribelli, ho nego­ziato, l’ho fatto salire in macchi­na sono andato a cercare assie­me a lui i fedeli di cui avevamo perso le tracce». Padre Hanna s’era abituato a convivere con il terrore. E sapeva che al peggio non c’è limite.«Cerchiamo di re­stare neutrali, ma è difficile ave­re fiducia in loro. Non sono un esercito di liberazione, sono bande che si muovono alla rin­fusa. Più parlo con loro più com­prendo quanto siano pericolo­si. Moltissimi sono d’ispirazio­ne integralista, almeno il 40 per cento sono fanatici arrivati da Yemen, Iraq e Libano e finanzia­ti da paesi stranieri. Sono la no­stra più grande sventura». Quelle parole del settembre 2012 suonano ora come una lu­cida profezia. Tra settembre e di­cembre di quest’anno i militan­ti alqaidisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante hanno combattuto e messo in fuga i ca­pi ribelli con cui padre Hanna si sforzava di trattare. Ora i nuovi arrivati, più fanatici dei fanatici, dettano legge a Knaye, Yacou­bieh e Jdeideh. E con loro al po­tere s’è spenta anche la voce di Abu Hanna. Il suo telefono è mu­to da molti giorni. Così come non ci sono più notizie delle do­dici suore rapite dai miliziani a Malula. Un cappa di plumbeo si­lenzio avvolge i villaggi cristiani dall’Oronte.Dietro a quel silen­zio attendono duemila vite in pericolo. Se verranno spazzate via l’Occidente e la Cristianità perderanno le proprie radici. Nell’indifferenza pusillanime di un’Europa assente e lontana.

 

Padre Pierbattista Pizzaballa: "Via le croci e donne col velo: chi non si adegua muore"
*Custode di Terra Santa

Padre Pierbattista Pizzaballa 

Devo purtroppo e ancora una volta portare alla vostra at­tenzione la sempre più diffi­cile situazione dei nostri ultimi due villaggi cristiani rimasti nell’Oronte di Siria, dei nostri parrocchiani e dei nostri confratelli che li assistono. Il Nord della Siria è sempre più in ma­no di ribelli estremisti, mentre le for­ze cosiddette «moderate» perdono forza. I ribelli che controllavano la «nostra» zona, che fino ad oggi si rite­nevano tolleranti, sono stati sostitui­ti da gruppi estremisti che non ama­no la presenza dei non musulmani nel loro«emirato».Gli ultimi ordini ri­cevuti dai nostri frati, padre Hanna e padre Dhiya, sono i seguenti: a) Tutte le croci debbono sparire; b) È proibi­to suonare le campane; C) Le donne non debbono uscire di casa senza co­prire la faccia e i capelli. d) Tutte le sta­tue debbono sparire. In caso di ina­dempienza, si applicherà la legge isla­mica. In sostanza: chi non si adegua o se ne va o viene fatto fuori. Questi or­dini si applicano a Knayem, Yacou­bieh e Jdeideh, che attualmente è ser­vito dai nostri confratelli. Per coloro che forse non conoscono la zona, quei villaggi sono esclusivamente cri­stiani. Invito ciascuno a pregare per tutte le comunità di Siria, in particola­re per coloro che vivono sotto il con­trollo di questi estremisti. Preghia­mo affinché il cuore di queste perso­ne si apra all’ascolto e soprattutto per­ché il nostro piccolo gregge di Siria continui a confidare nel Signore.

Per inviare al Giornale la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante


segreteria@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT