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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
16.11.2013 Safà meduberet, la lingua parlata e le sue contaminazioni
ma questa analisi è una forzatura, il fenomeno è irrilevante

Testata:
Autore: La Redazione
Titolo: «Tra gli arabi israeliani si afferma l' arabraico»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 16/11/2013, un pezzo di agenzia dal titolo " Tra gli arabi israeliani si afferma l' arabraico ", una analisi tirata per i capelli, perchè se è vero che alcune parole arabe sono entrate nel linguaggio ebraico parlato - e viceversa- è un fenomeno del tutto marginale. Una esagerazione, quindi, enfatizzarlo.

Eliezer Ben Yehuda

Tel Aviv Un nuovo idioma sta prendendo piede in Israele, un Paese dove comunque, in ogni momento ed in ogni luogo, si possono sentire lingue dispara­te, fra cui ebraico, arabo, ingle­se, francese, russo, yiddish e amarico. Lo hanno notato due linguisti - Abed Rahman Mar’i e Rubik Rosenthal - che al lin­guaggio particolare che negli anni ha preso piede fra gli arabi israeliani (il 20 per cento della popolazione) hanno dato un nome, «Arabraico», e hanno de­dicato un libro di analisi: «Wal­la Be-Seder», ossia «Perbacco, va bene». Vivendo in una socie­tà dove l’ebraico è comunque la lingua più diffusa, la mino­ranza araba ha acquisito alcuni termini di uso corrente, per in­globarli nel glossario arabo. In particolare, notano Mar’i e Ro­senthal, il fenomeno è più sensi­bile nelle zone dove più fre­quenti sono i contatti fra le due comunità: nei supermercati, negli ospedali, nelle farmacie, nei trasporti pubblici.
Ormai non è più raro che con­versazioni in arabo siano inter­calate con espressioni tipica­mente ebraiche come:
Be-Se­der ( va bene); Yofi ( ottimo); Kol ha-Cavod (tanto di cappello). Perfino lo slang militare israe­lia­no è riuscito a far breccia nel­la minoranza araba: una ragaz­za particolarmente attraente è dunque una Pzazza (bomba), e una persona molto esperta nel proprio ramo è un Totach ( can­none). In realtà il fenomeno funziona nelle due direzioni e non pochi idiomi arabi sono or­mai di uso corrente fra chi si esprime in ebraico. Fra queste: Yalla (forza!); Ahla (al meglio); Sababa (grande goduria); Keif (piacevole); Maafan ( repellen­te); Dawin (vanitoso).
I due autori rilevano che l’« arabraico» ha messo ormai ra­dici tali che gli arabi israeliani si stupiscono che non sia sempre comprensibile al Cairo o ad Am­man, ma anche che il fenome­no viene osteggiato dall’elite culturale arabo-israeliana e dai palestinesi nei Territori.



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