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Rassegna Stampa
17.10.2013 Negare la Shoah è da infami. Ma non è reato
L'opinione di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Negare la Shoah è da infami. Ma non è reato»

Sul GIORNALE di oggi, 17/10/2013, a pag.1/15, con il titolo "Negare la Shoah è da infami. Ma non è reato", Fiamma Nirenstein entra nel dibattito sulla legge contro il negazionismo con il commento che riprendiamo.

                                                                                Fiamma Nirenstein

Le mie ragioni per non es­sere d’accordo col reato di negazionismo sono opposte a quelle che hanno por­tato il Movimento 5 Stelle a fre­nare l’iter della legge speciale in Parlamento. L’alibi della «complessità» del tema addot­to dai grillini è semplicemente risibile. Temo che della «com­plessità » i nuovi senatori e de­putati a 5 Stelle ne sappiano po­co, specie quando è riferita alla condizione e alla questione ebraica: lo si vede dalle loro in­verosimili prese di posizione sullo Stato d’Israele,che pure si succedono con una certa frequenza. Dunque, speriamo che si occupino d’altro.
Il negazionismo non può essere com­battuto in tribunale: delle leggi ad hoc non esistono in vari Paesi peraltro molto interessati al tema, per esempio in Israe­le. Sitrattainfattidiunaperversionegloba­le, trasferitasi nel mondo intero da un ma­leodorante salottino europeo capeggiato da Roger Garaudy (definito da Gheddafi il più grande filosofo europeo dopo Plato­ne e Aristotele), che come Robert Fauris­son pren­deva aria in certi suoi tour finan­ziatidalmondoislamico, dall’arcignama­scheradiDavidIrvinequellapenosamen­te ridicola di Dieudonnè M’bala M’bala, dall’ammiccare a certi ambienti di alta ari­stocrazia codina e a dei deficienti rapati a zero... È diventato un ruggito globale, uno strumento primario di antisemitismo. I negazionisti non usano l’antisemitismo come arma. È il negazionismo ad essere un’arma fondamentale dell’antisemiti­smo contemporaneo in allarmante au­mento in Europa e in stabile condizione di alta, altissima marea nel mondo islami­co. Non possiamo mettere in galera tutti i negazionisti,possiamo combattere politi­camente tutti gli antisemiti. Combattere il negazionismo da solo non si può, è im­possibile, se non si affronta di petto l’anti­semitismo, cosa che vergognosamente l’Europa si rifiuta di fare. Ormai quasi la metà dei cittadini ebrei dei Paesi della Ue ha ricevuto attacchi o minacce legati alla propria religione: il Vecchio Continente, se avesse un minimo di rispetto per se stes­so, dovrebbe alzarsi in piedi e cacciare a pedate chi ripropone ciò che sul suo terre­no ha creato il peggiore degli episodi della sua storia. Non lo fa, anzi nega il fenome­no: la Svezia si sta svuotando di ebrei, l’emigrazione ebraica in Francia è alta quanto non si era mai visto prima, in In­ghilterra e nei Paesi Bassi cresce, e anche in questo nostro dolce Paese l’aria non è tantobuona. IlpresidentedellaRepubbli­ca che ieri era caldamente presente alla Si­nagoga per ricordare con una gran folla la razzia del Ghetto, è sempre stato un alfie­re della lotta all’antisemitismo, denun­ciand­otraiprimil’identificazionefraque­st’ultimo e l’odio per Israele.
Ma in questi anni l’ondata si è fatta tsu­nami globale, e il negazionismo si è tinto di tutti i colori, ha parlato tutte le lingue, si è insinuato con varie nuances fra intellet­tuali e politici.
Ilnegazionismoneèun’armaprincipa­le. Tutti ricorderanno la conferenza che Ahmadinejad tenne a Teheran nel dicem­bre del 2006. La condanna fu vastissima, ma anche la partecipazione fu tale che per combatterne i colori si sarebbe dovu­to marciare con molte divisioni scorraz­zando sul globo. Dunque: o la battaglia delle idee,o lo scontro armato,il tribuna­le non c’entra. Apparve fondamentale al regime degli Ayatollah, che predica la di­struzione dello Stato d’Israele, sostenere di fronte a tutto il mondo che la Shoah è una menzogna. Anche Abu Mazen, il rais palestinese,asuotempohanegatolaSho­ah: è un comma specifico della guerra contro gli ebrei, che la si combatta sul ter­re­no delle caricature o su quello del terro­rismo. Fu in questo molto coadiuvato da personaggi provenienti da tante latitudi­ni, da David Duke ad Ahmed Rami. Has­san Nasrallah come tanti altri leader ara­bi ha lodato Garaudy, e non mi esce di mente un saggio di Alain Finkielkraut «
Au nom de l’autre, reflection su l’antise­mitism que vien » che legava il pacifismo estremo, la negazione della possibilità che esista una guerra giusta (come quel­la, per esempio degli americani contro il nazismo) alla nuova vita presa dal nega­zionismo. È con le idee che si combattono le idee,anche le peggiori come l’antisemi­tismo, che di invenzioni perverse ne con­ta svariate, e non solo il negazionismo, un’idiozia per miserabili.
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