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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
09.06.2013 La nuova strategia dell'orrore
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Mandare un bimbo a uccidere, la nuova strategia dell'orrore»

Sul GIORNALE di oggi, 09/06/2013, a pag.11, con il titolo "Mandare un bimbo a uccidere, la nuova strategia dell'orrore", Fiamma Nirenstein commenta l'uccisione del nostro militare  Giuseppe La Rosa da parte di un bambino di 11 anni.


Fiamma Nirenstein                  Giuseppe La Rosa

Ci tocca anche di venire a sa­pere dai comunicati, nel dolo­re, che i talebani sono molto fie­ri di sostenere che sia stato un bambino di undici anni a sca­gliare l’ordigno che ha ucciso il nostro Giuseppe La Rosa. L’or­rore per l’uso dei bambini si uni­sce alla consapevolezza che La Rosa era là proprio per aiutare quel ragazzino. E noi che faccia­mo dei bambini una religione rabbrividiamo di fronte a tanto orrore. È una degna aspirazio­ne, per gli islamisti estremi, sia­no sunniti o sciiti, spingere un bambino a uccidere e a morire in nome di Allah. Attenzione, non c’è solo crudeltà qui:c’è del metodo, e quanto. Il bambino, cioè, è amato, e veramente, dal­la mamma e dalla società ( gene­ralizzo, si capisce) anche (non diciamo soltanto) nella misura in cui infligge danno all’avversa­rio, perché l’avversario è il male stesso. No, il bambino che va a sparare o salta per aria con una cintura esplosiva non è disama­to, o negletto. L’amore che gli dedica la società islamista estre­ma ci deve insegnare quanto può essere profondo il perico­lo, e la diversità.
E ha anche un doppio uso. Do­mani si dirà anche infatti, come si è detto, che l’invasione occi­dentale è causa della morte dei bambini afghani, o palestinesi, e anche la morte dei 1500 bam­bini siriani uccisi nella guerra sarà attribuita da chi li ha man­dati a farsi fare a pezzi o li ha fatti a pezzi, a qualche complotto del nemico, sionista, america­no, quel che sia. Giuseppe La Rosa era un amico dei bambini afghani, chiunque non sia un idiota lo capirebbe, ma non vo­gli­amo spingerci a spiegare ai ta­lebani, per carità, la differenza fra un oppressore e una mano tesa per un futuro migliore, lon­tano dall’idea di impossessarsi delle cose loro. I bambini usati in guerra oggi sono circa 300mila, molti in zo­ne islamiche, ma certo non so­lo. Abbiamo negli occhi un ma­dornale precedente: durante la guerra fra l’Iran e l’Iraq, dal 1980 all’88, ai bambini iraniani veniva consegnata una chiave di plastica che, gli si spiegava, avrebbe aperto loro le porte del paradiso, e così muniti veniva­no spediti a marciare sui campi minati per ripulire la strada ai militari. Che seguivano, pestan­do le loro spoglie. I bambini ira­nia­ni durante la guerra moriro­no in 90mila, e prima si assiepa­vano a mucchi per ottenere l’onore di far parte della schiera dei martiri di Allah.
I talebani, nonostante le pro­messe del Mullah Omar di non toccare i piccoli, hanno campi
di addestramento per ragazzini sul confine pakistano-afghano. Si ricorda un'epidemia di attac­chi di bambini suicidi nel 2011, nel maggio un bambino ha ucci­so 4 persone, due nello stesso periodo hanno fatto fuori 15 po­veretti. Naturalmente i piccoli assassini muoiono quasi sem­pre. Lo stesso è accaduto duran­te l’Intifada, 29 attacchi suicidi sono stati compiuti da ragazzi­ni sotto i 18 anni fra il 2001 e il 2003, oltre a 22 attacchi armati e con ordigni esplosivi. In Iraq nel 2009 furono distrutte auten­tiche cellu­le di bambini recluta­ti e istruiti da Al Qaida. La storia continua. A mettere le bombe, a imparare a far fuoco contro il nemico si impara prestissimo: il training è multiplo religioso, politico, familiare, ha l’appog­gio delle autorità, della tv, delle moschee (naturalmente non di tutti). Una madre palestinese di shahid saltati per aria ha detto in modo alquanto tipico: «Il mio messaggio a tutte le mam­me è di sacrificare la propria cre­atura per la Palestina. Se fossi giovane e potessi partorire di nuovo, rifarei gli stessi figli (martiri)». Un bambino è un bambino: quelli che non voglio­no combattere e morire, vengo­no obbligati con la paura e con la forza a seguire gli ordini, o prendono pochi soldi, si fanno fotografare in pose eroiche e co­me i grandi, si fanno promette­re un paio di vergini in paradi­so. Poi vanno a ucciderci e a mo­rire. Ho visto frugare a un check point un bambino imbottito di esplosivo, ho visto una bambi­na di cinque anni con una borsa piena di Tnt. Mi hanno fatto te­nerezza, ero contenta che fosse­ro salvi. La nostra aspirazione alla ragione e al bene, sono lon­tanissimi dall’essere condivisi.

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