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Rassegna Stampa
05.05.2013 Israele distrugge i missili iraniani in Siria
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Raid israeliano in Siria: missili iraniani nel mirino»

Sul GIORNALE di oggi, 05/05/2013, a pag. 13, con il titolo "Raid israeliano in Siria: missili iraniani nel mirino", Fiamma Nirenstein commenta il raid contro le armi di Hezbollah.
Riportiamo dal FATTO QUOTIDIANO, più per curiosità, vista la poca professionalità delle pagine estere, il titolo a pag.15:
" Israele allarga la guerra siriana", a tanto non sono arrivati nemmeno Unità e Manifesto.

Fiamma Nirenstein

Obama può scegliere tutte le linee di prudenza che crede quando si parla di Siria, ma il ri­schio è che il terreno frani men­tre lo tasta. E che si trovi come ie­ri a dover fornire il suo appog­gio a cose fatte ( «Israele ha dirit­to di difendersi da armi») ad azioni come quella riportata ie­ri dalla Cnn, secondo cui giove­dì o venerdì l'esercito israelia­no aveva attaccato una struttu­ra siriana segreta per le armi chi­miche, l’informazione proveni­va dalle forze di opposizione, e probabilmente gli attacchi era­no stati lanciati dallo spazio ae­reo libanese. Ora Israele la met­te giù più lieve, facendo filtrare che nessuna struttura siriana sarebbe stata presa di mira, ma concede che siano stati bom­bardati pericolosi rifornimenti per gli Hezbollah. Secondo il New York Times , però,l’obietti­vo del raid aereo israeliano è sta­to un deposito in un aeroporto presso Damasco, nel quale era­no ammassati missili iraniani del tipo Fateh-110S. Un deposi­to ­che sarebbe stato sotto il con­trollo di miliziani di Hezbollah e di elementi di Al Quds, forza paramilitare d’elite iraniana.


Ma da dove provenivano gli aerei? Esistono le cosiddette
standoff bomb che si possono lanciare sull'obiettivo anche da una dozzina di chilometri di di­stanza. Ma il presidente libane­se Michel Suleiman si è lamen­tato di numerosi sorvoli israelia­ni su Beirut, e si dice a Gerusa­lemme che sedici aerei da guer­ra sono decollati in poche ore e che la notte precedente Netan­yahu ha convocato il Gabinetto per una riunione segreta. Sulei­man accusa Israele di volere sovvertire la situazione libane­se con questi sorvoli, ma la mi­naccia di sovversione è invece legata alla partecipazione degli Hezbollah alla guerra siriana. La Milizia di Dio rifornita dall' Iran e nell'ambito di un asse strategico ed economico che tie­ne insieme le forze sciite, ovve­ro gli ayatollah, Assad e Nasral­lah, ha aiutato il rais siriano a fa­re quei settantamila morti che sono lo scandalo e il dolore del mondo intero. Ha combattuto con tutta se stessa, armi, uomi­ni, addestramento. Solo ieri il vi­ce di Nasrallah, Naim Qassem, ribadiva «noi abbiamo il dove­re d­i armare i cittadini che abita­no nei villagi del Qussair », ovve­ro al confine col Libano, sciiti.
Questo significa che la già ter­ribile confusione importata in Libano dal numero stragrande
di profughi siriani (pare siano 336mila) è complicata da scon­tr­i armati fra sciiti e sunniti men­tre si rinfocolano tutti i conflitti etnici e religiosi che hanno stra­ziato quel povero Paese per de­cenni. E la presenza siriana, cac­ciata con tanta fatica, rientra im­portata dal conflitto di cui gli Hezbollah sono comprimari. Nasrallah ha perso uomini, de­naro e presa politica locale con la guerra, e ora non ha altra stra­da che quella di portare il con­flitto alle stelle. È per questo che un drone, probabilmente suo, è stato abbattuto dagli israeliani vicino alla città di Haifa solo gio­vedì, e Nasrallah ha fatto sape­re: «Se qualcuno ci crede inde­boliti a causa del conflitto siria­no, si sbaglia di grosso».Hezbol­la­h insomma suggerisce minac­ciosamente ai libanesi di la­sciargli attuare il suo piano: ri­mandare le elezioni, in modo che la sua attuale partecipazio­ne al governo non venga messa in discussione. E intanto prepa­ra una scena di coinvolgimento bellico dell'intero Paese per sal­vare Assad e se stesso. Natural­mente l'Iran fa da burattinaio.
Ma Israele come si vede, non ha remore nell'affrontare Hezbollah se, come stavolta, sta per venire in suo possesso qualche arma strategica, come i missili in grado di portare te­state chimiche che sembra sia­no stati bombardati in Siria. Dunque, agirà in ogni situazio­ne di pericolo, cercando di non prendere posizione per l'una o l'altra parte politica. E questa sua ultima mossa fa capire che non ha un problema ideologi­co ma pratico. Qui troviamo an­che un chiaro monito all'Iran: anche se Obama non si muove, l'IDF non esiterà, se necessario e ovunque necessario, per esempio contro le strutture ato­miche degli ayatollah. In più, si capisce dalla mancanza di re­more nel colpire Assad e Hezbollah che per Netanyahu che l'asse iraniano venga dan­neggiato, ovvero che può an­che, se del caso, venire utile ai suoi nemici.
Invece Obama si dibatte nel suo dilemma ideologico da quando è apparso evidente che Assad ha scavalcato la «li­nea rossa» delle armi chimi­che. Anzi, ha due dilemmi: la sua dottrina lo tiene lontano dall'intervento bellico, che ri­fiuta per principio. Ma deve sal­vare la vita di una popolazione falcidiata da un dittatore assa­tanato, e i diritti umani sono un suo principio. D'altra parte, le informazioni sull'estremismo islamista delle milizie in guer­ra con Assad sono peggiori ogni giorno, e Obama, che nel passato si è illuso sull'avvento al potere della Fratellanza Mu­sulmana, non vuole fare un bis peggiore accogliendo come amici gli adepti di Al Qaida.

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