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Rassegna Stampa
17.02.2013 La misteriosa fine del Prigioniero X
Cronaca di Rolla Scolari

Testata:
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «La misteriosa fine del Prigioniero X»

Sul GIORNALE di oggi, 17/02/2013, a pag. 15, con il titolo "La misteriosa fine del Prigioniero X", Rolla Scolari racconta quel poco che è dato sapere sulla morte di Ben Zygier, diventato per i media il 'prigioniero X', perchè neppure la sua identità è, per ora, certa. Anche sul CORRIERE della SERA Elisabetta Rosaspina riferisce le stesse notizie.  
IC ne aveva già dato notizia il 14.2, ecco il link: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=48089
qualunque sarà la spiegazione, non va mai dimenticato che la sopravvivenza di Israele è strettamente legata alle attività della sicurezza, interna e esterna, oltre a tutto un costo enorme per le casse dello Stato, ma indispensabili per la difesa di Israele.

L'ultimo mistero in arrivo dal Medio Oriente ha una tra­ma da romanzo di cui non si co­nosce ancora il finale. Chi è e che cosa ha fatto il Prigioniero X detenuto in regime d'isola­mento in Israele e morto suici­da in cella nel 2010 senza che nessuno parlasse di lui?
Il più recente capitolo della storia ha inizio il 12 febbraio, quando la tv australiana Abc ha rivelato che il 15 dicembre 2010 nella sua cella d'isolamento in una prigione israeliana si sareb­be impiccato un cittadino au­straliano, ebreo, 34 anni, un ta­le Ben Zygier, probabilmente un agente del Mossad, i servizi segreti esterni israeliani. Il suo corpo è stato rimpatriato in se­greto a Melbourne, dove una la­pide in marmo nero nel cimite­ro ebraico ricorda che Ben Zy­gier era marito amato e padre di due figli.
A pochi minuti dall'emissio­ne, i social media avevano già ri­preso il caso. È allora che i diret­tori dei principali quotidiani e tv israeliani sono stati convoca­ti d'emergenza dai vertici di go­verno e intelligence. La richie­sta: non pubblicare informazio­ni sensibili per il Paese. La stam­pa israeliana è soggetta a una censura su temi di difesa e sicu­rezza interna. Le pressioni poli­tiche e dei media, alcuni dei quali hanno comunque pubbli­cato la notizia, sono state tali da portare un tribunale il giorno dopo a sollevare parzialmente il bando che per due anni ha mantenuto segreto l'affare. Sol­tanto a giugno e a dicembre 2010, il sito del quotidiano Ye­dioth Ahronoth per pochissime ore aveva pubblicato informa­zioni sull'esistenza di un miste­rioso detenuto e sul suo suici­dio.
Come per la Maschera di Fer­ro di Alexandre Dumas, nessun
altro detenuto poteva vedere il Prigioniero X, rinchiuso nella sezione speciale del carcere Ayalon, non lontano da Tel Aviv, co­struita in origi­ne per Yigal Amir, assassi­no di Yitzhak Rabin. Perfi­no le guardie ignoravano il suo nome. Nel 2010 un blogger americano, il pri­mo a parlare di lui, ipotizzò che si trattasse di un comandante delle Guardie rivoluzionarie iraniane, scomparso a Istanbul nel 2006. Secondo le ricostru­zioni, il detenuto X sarebbe emi­grato a 24 anni in Israele dove sarebbe stato reclutato dal Mos­sa­d proprio in virtù del suo pas­saporto straniero, che avrebbe poi utilizzato per missioni in Pa­esi in cui gli israeliani non pos­sono viaggiare, come Iran e Li­bano. Zygier avrebbe richiesto alle autorità australiane documenti sotto nomi diversi: Ben Alon, Ben Allen, Benja­min Burrows. Isra­ele, dopo i primi tentativi di copri­re la vicenda, ha confermato l'esistenza e il suicidio di un pri­gioniero con doppia nazionali­tà, israeliana e australiana, se­guito da tre avvocati. A sua vol­ta l'Australia, che prima aveva detto di non sapere, ha dichiara­to che la sua intelligence era al corrente del prigioniero.
La stampa internazionale si chiede ora se si sia realmente trattato di suicidio - la cella era costantemente sorvegliata- e si moltiplicano le teorie. È quasi impossibile non notare come il Prigioniero X sia stato arrestato pochi giorni dopo l'uccisione di un comandante militare di Hamas, Mahmoud Al Mabhou, in Dubai, a febbraio 2010. La po­lizia degli Emirati mise allo sco­perto allora l'azione dei servizi israeliani, mostrando al mon­do i passaporti usati dagli agen­ti: tedeschi, britannici e austra­liani, appunto. In quei giorni, l'intelligence australiana stava indagando su Zygier, forse pro­prio sull'uso poco ortodosso dei suoi documenti di viaggio. C’è chi si domanda ora se il Pri­gioniero X fosse colpevole di aver rivelato a Canberra l'utili­z­zo che il Mossad faceva dei suoi passaporti, o addirittura di aver collaborato con la polizia degli Emirati (che nega).Per altri,rac­contare all'Australia- alleato ro­busto d'Israele- quello che è già nei film di spionaggio, ovvero che le intelligence mondiali pa­sticciano con i passaporti, non è certo quel «crimine grave» che avrebbe aperto al Prigionie­ro X le porte dell'isolamento.

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