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Rassegna Stampa
27.01.2013 Tunisia: le donne ? in giro solo con il marito
Cronaca di Luciano Gulli

Testata:
Autore: Luciano Gulli
Titolo: «Fatwa di primavera: mai più donne in giro sole»

Sul GIORNALE di oggi, 27/01/2013, a pag. 12, con il titolo " Fatwa di primavera: mai più donne in giro sole" Luciano Gulli racconta la fatwa che costringerà le donne tunisine- come perlatro stabilisce la shari'a già adottata dal governo dei Fratelli Musulnani- ad essere ancora più dipendente dall'uomo.
E l'Occidente assiste in silenzio.

oggi                                                                    ieri

Ce l’abbiamo di fronte,a una smo­torata di peschereccio da Mazara del Vallo. É la Tunisia: tè alla menta, cu­scus e tramonti infuocati, Paese po­polato da musulmani dolci e gentili. Poi venne la «primavera araba», e an­che i p­ellegrinaggi alla tomba di Betti­no Craxi ad Hammamet cominciaro­no a scemare. E poiché l’offensiva sa­lafita non accenna a diminuire, e an­zi­ogni giorno che passa la stretta inte­gralista si accentua, eccoci ora a quel­lo che somiglia a un brutto punto di svolta. La notizia è che lo sceicco sala­fita Ben Hassan ha emesso una fatwa, una condanna religiosa, con la quale ha sancito il divieto per le donne di viaggiare se non con il marito, qualo­ra siano sposate, o con un «mahram »,uno zio,un cugino,un fra­tello. Come delle minorate, come del­le impedite, come ai tempi in cui al mercato dei cammelli di Kairouan, e tra i tappetari che avevano i loro fon­dachi nelle medine, si vedevano solo uomini. Secondo sua eccellenza Ben Hassan la prescrizione vale sia per i viaggi su lunghe distanze, che per i fuori porta, tipo un’andata e ritorno da Tunisi a Sousse, roba di un'ora di treno.Per un’incursione al supermer­cato forse si chiuderà un occhio.
Si diceva dell’Arabia Saudita, dove la signora Manal al Sharif balzò agli onori della cronaca per aver infranto la legge non scritta che vieta alle don­ne di mettersi al volante. Si diceva de­gli afghani, delle teste mozzate e del­le lapidazioni per chi infrange le rego­le del Corano. Ma di questo passo, a una smotorata da Mazara del Vallo,
potremmo vedere presto i televisori appesi con un nodo scorsoio ai lam­pioni dei boulevards di Tunisi, come nella Kabul del mullah Omar.
Vi pare esagerato?Allora sappiate­li ha contati il corrispondente dell ’An­sa da Tunisi­
che negli ultimi otto me­si (tre solo la settimana che si chiude oggi) si sono registrati 35 attacchi con­tro monumenti, mausolei, luoghi di preghiera dei santi sufi. Danneggia­menti, saccheggi, incendi per distrug­gere le tra­cce di quelli che abbraccia­rono una dottrina che per il suo spiri­tualismo, la sua tolleranza e la sua apertura al confronto è perciò stesso la bestia nera dei salafiti che sono gli unici, secondo loro, ad avere la verità di Allah in tasca.
Sono sempre loro, i musulmani a trazione integrale che si stanno atte­stando sempre più in profondità in tutto il Maghreb, fino al Cairo e ad Alessandria, che stanno cercando di imporre alle studentesse che fre­quentano l’università di Manouba, a Tunisi, il velo, arnese che da 60 anni almeno non si usa più, soprattutto nelle città. Certo, molti hanno reagi­to con rabbia agli attacchi degli inte­gralisti, ma la sensazione che la cor­rente tiri in quella direzione, e che sia inutile cercare di opporvisi comincia a farsi strada anche fra la «maggioran­za silenziosa ». É il wahabismo, la cor­rente tradizionalista saudita che cer­ca di farsi strada a furia di petrodolla­ri nei Paesi del nord Africa, che sta vin­cendo la partita. E rintuzzarla, con le sue barbe, i suoi veli, i suoi divieti e i
suoi «peccati», non sarà facile.

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