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Rassegna Stampa
31.12.2012 In arabo Primavera si dice Shari'a
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Nel 2013 nel medio Oriente non ci sarà più la Primavera»

Sul GIORNALE di oggi, 31/12/2012, a pag.14, con il titolo " Nel 2013 nel medio Oriente non ci sarà più la Primavera ", Fiamma Nirenstein commenta la fine delle illusioni che la miopia dei media occidentali aveva visto nelle rivoluzioni dei paesi arabi, le cosiddette 'primavere'. Ma nell'islam quella stagione non è contemplata, la primavera si chiama Shari'a.
Ecco l'articolo:

                                                            Fiamma Nirenstein

Il 2013 sarà l'anno del rim­pianto e della confusione, scuoteremo la testa ogni giorno chiedendoci come abbiamo po­tuto chiamare Primavera Ara­ba quella cosa che ora scon­quassa il Medio Oriente e che contagia il mondo musulmano intero verso la Sharia, la legge coranica, con nuovi scontri, nuovi conflitti, nuove contrap­posizioni. La difficoltà di tra­sformare una coscienza rivolu­zionaria in una coscienza de­mocratica è un problema che l'Europa ha elaborato per de­cenni: il mondo arabo comin­cia ora­a affrontarla con la zavor­ra impossibile della religione al comando. Dalla Tunisia, al Cai­ro, allo Yemen, alla Libia, e infi­ne alla Siria, possiamo prevede­re l'allar­garsi geografico del pa­norama rivoluzionario verso la Giordania (il cui bravo re Abdul­lah tiene a malapena) e il Su­dan, la sharia, la legge islamica, è diventata il messaggio domi­nante. La Fratellanza Musulma­na è l­a nuova internazionale pa­narabista, e nel 2013 stenderà le sue ali. Dalle aree dove le rivo­luzioni hanno o hanno avuto luogo si allarga al mondo, dall' Europa al Mali, all'Indonesia. L'anno 2013 sarà, per la coscien­za occidentale, quello dello stu­pore, della disillusione, non ve­dremo crescere la democrazia, vedremo come la richiesta dei giovani è stata compressa in quella di più Islam, un Islam ri­vendicativo e orgoglioso, che nella memoria storica sarà la bandiera dell'abbattimento dei feroci dittatori che per de­cenni hanno funestato i Paesi in rivolta. I giovani bloggers so­no lontani, chissà se li rivedre­mo. Assisteremo al consolidar­si degli scontri tribali e religiosi che la fine dei dittatori ha porta­to alla luce, in primis quello fra sunniti e sciiti. Al terzo punto, ma certo non all'ultimo per im­portanza, la questione irania­na giungerà al suo punto di non ritorno. Lo scontro Israelo-Pa­lestinese, non sarà risolto una soluzione l'anno prossimo.
L'Egitto sarà attraversato dall' umore esacerbato di quelli che si vedono traditi dalla nuova co­stituzione islamista, e dalla ga­ra per il potere fra i Fratelli Mu­sulmani e il potente esercito, pa­drone di armi, di fabbriche, stra­de, cibo. Solo 32,9 per cento dei
52 milioni di egiziani registrati ha votato, quindi il voto del 62 per cento per la costituzione di Mursi non parla di stabilita. L'Egitto ha chiesto al Fondo Mo­netario un prestito di 4miliardi 800milioni di dollari, ma senza le riforme richieste non se ne parla. La miseria e lo scontro so­no all'ordine del giorno.
La Siria ogni giorno cambia scenario se non per lo sfondo rosso sangue delle stragi di As­sad e le risposte, a loro volta fe­roci, dei ribelli. La conclusione del regime alawita, certo in vi­sta, potrebbe prendere mesi. Lo scenario oltre a un'eventua­le fuga di Assad, è una suddivi­sione del territorio in cui Assad, lasciando Damasco, crei un'en­clave nella zona costale di Tar­tus. Questo consentirebbe ai russi di mantenere la presa oggi in declino sul Medio Oriente, ciò che fino ad oggi li ha tratte­nuti, insieme agli Hezbollah e all'Iran, a fianco di Assad. Or­mai anche i russi si rendono conto che il rischio è che le armi chimiche di Assad possano fini­re in mani terroriste, e che per evitarlo bisogna calmare le ac­que, porre il territorio sotto il controllo di forze ragionevoli, la Russia stessa, gli USA, Israe­le... Le armi, potrebbero finire, e forse lo sono di già in parte, nelle mani degli hezbollah.
Questo ci porta alla questio­ne sciita-sunnita: il 2013 vedrà prese di posizione meno idelo­giche e più tribali. Per esempio, gruppi di ribelli siriani (sunni­ti) hanno dichiarato la Jihad contro gli Hezbollah (sciiti, che hanno combattuto a fianco di Assad). É una novità assoluta, e il Libano ne potrebbe essere in­vestito.
A sua volta il principe saudita Saud Al Faisal (sunnita) ha detto lunedì scorso all'Iran (sciita) che non tollererà più interferenze che«sollevano la sedizione»rife­rendosi al Baharain, ma anche agli iraniani in Siria, insieme al­gli hezbollah, in guerra a fianco di Assad. L'Iran, flette i muscoli, minaccia, mostra nuovi missili made in Iran con l'aiuto del Nord Corea, ma sa benissimo che nel 2013 la campana suona proprio per lui. L'arricchimento dell'uranio è ormai avanzato, sia Obama che Netanyahu hanno promesso che la bomba atomi­ca non s'ha da fare, ma come in­tendano agire, non è noto. Certo il 2013 porta questo titolo di te­sta. Qualche segnale dell'impor­tanza di schierarsi presto e bene viene dal fatto che la Turchia, do­po raffiche di odio antisraeliano, ha dato il permesso a che Israele partecipi alle esercitazioni della Nato.
Accanto a questi grandi movi­menti, vedremo fiorire quelli nazionali che disegnano un Me­dio Oriente oltre le suddivisio­ni post coloniali: i curdi potreb­bero finalmente ambire a una loro nazione. L'esercito e la vo­lontà, l'hanno di già. L'Iraq sem­bra a sua volta sempre più divi­so. E la pace fra Israele e Palesti­nesi non sembra sull'agenda. Aleggia all'orizzonte una Nuo­va Intifada, comma dello scon­tro fra Fatah e Hamas. Peccato: è la parola chiave per il 2013 in Medio Oriente.


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