domenica 19 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Rassegna Stampa
27.09.2011 Liberare un terrorista islamico e impedire che venga espatriato
E' questa la linea della Gran Bretagna nei confronti del terrorismo?

Testata:
Autore: Erica Orsini
Titolo: «Choc a Londra, in libertà il terrorista del bus: affiliato ad Al Qaida voleva fare un attentato»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 27/09/2011, a pag. 15, l'articolodi Erica Orsini dal titolo "Choc a Londra, in libertà il terrorista del bus: affiliato ad Al Qaida voleva fare un attentato".


Siraj Yassin Abdullah Ali

Siraj Yassin Abdullah Ali, terrorista islamico è libero su cauzione in Gran Bretagna e non verrà espatriato nel suo paese d'origine, la Somalia, perchè, dato che non si rispettano i diritti umani, il trattamento che potrebbe ricevere una volta tornato sarebbe 'inumano'.
Liberare un terrorista dietro pagamento di una cauzione o mandarlo in un Paese dove non si rispettano i diritti civili. Erano queste le uniche due opzioni? Non c'era una terza via, per esempio tenerlo di più in carcere ?
Ma non è la prima volta che la Gran Bretagna libera dei terroristi concedendo loro libertà di movimento. Basta vedere che cos'ha fatto la Scozia con al Megrahi, terrorista di Lockerbie espatriato in Libia su richiesta di Gheddafi.
Ecco l'articolo:

Londra. A vederlo così, felpa azzurra a righe, pantaloni bianchi e tracolla, sembra proprio un commuter (un pendolare) qualunque in attesa di prendere il suo autobus. Peccato che Siraj Yassin Abdullah Ali, sei anni fa, uno di quegli autobus l’avrebbe voluto far saltare in aria insieme a tutti i suoi passeggeri. Il 21 luglio del 2005, soltanto un paio di settimane dopo gli attacchi del 7 luglio in cui morirono 52 persone, l'uomo aiutò cinque estremisti islamici a confezionare delle bombe che avrebbero dovuto scoppiare su altrettanti autobus londinesi. Fortunatamente il tentativo di strage fallì e tutti i componenti della banda furono arrestati, compreso Siraj.
Fratello di uno degli attentatori e amico del leader del gruppo, questo trentacinquenne eritreo sapeva tutto del complotto e aveva persino aiutato i futuri kamikaze a cancellare ogni prova del loro passaggio nell'edificio dove avevano costruito gli ordigni. Per il suo coinvolgimento si era beccato nove anni eppure il fotografo del tabloid inglese Daily Mirror lo ha immortalato nei giorni scorsi a Londra, mentre aspetta uno di quegli autobus che i suoi amici avevano tentato di far esplodere. Libero, in mezzo alla folla, anche se con un braccialetto elettronico. Dopo metà degli anni che dovrebbe scontare gli viene già consentito di vivere in una prigione diurna della zona nord della capitale dove ha l’obbligo di ritornare soltanto per la notte.
Questa possibilità in Gran Bretagna viene concessa a chi non ha una residenza stabile nel Paese e a chi non è più considerato un pericolo per la società. Ma la vera ragione per cui questo terrorista può girare liberamente è che il giudice ha stabilito che, se venisse rimpatriato nel suo Paese d'origine, potrebbe subire un «trattamento inumano» che violerebbe i suoi diritti. Così gli inglesi se lo devono tenere in casa sebbene egli non abbia dimostrato loro particolare gratitudine o affetto. La stessa fortunata sorte è toccata anche ad un altro complice dei cinque terroristi del 21 luglio, Ismail Abdurahman che per le stesse ragioni non può venir deportato in Somalia. La notizia ha suscitato grande indignazione tra i cittadini britannici. Siraj viveva in un appartamento situato nello stesso edificio dove vennero confezionate le bombe. Spesso quando le esalazioni delle sostanze tossiche utilizzate per gli ordigni diventavano insopportabili, il gruppo si riuniva a casa di Siraj.
Il fatto che dopo soltanto quattro anni di prigione, questo soggetto sia di nuovo libero su cauzione, seppur in stato di semi-libertà, ha destato molte perplessità. «Il nostro sistema è ridicolo - ha commentato una fonte dell’ufficio immigrazione - questa gente ha tentato di uccidere innocenti e noi non riusciamo a buttarli fuori perchè violeremmo i loro diritti umani». L'Home Office ha presentato appello contro la sentenza del giudici «Faremo tutto ciò che è in nostro potere per allontanare questi individui dal Paese - ha fatto sapere l’Agenzia per l'Immigrazione».

Per inviare la propria opinione al Giornale, cliccare sull'e-mail sottostante


segreteria@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT