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Rassegna Stampa
24.09.2011 Turchia, un consiglio a Europa e Nato
Analisi di Livio Caputo

Testata:
Autore: Livio Caputo
Titolo: «Europa e Nato si guardino dai turchi»

Sul GIORNALE di oggi, 24/09/2011, a pag. 14, Livio Caputo analizza i rapporti con la Turchia e ne evidenzia i pericoli.
Ecco l'articolo:

Il Giornale-Livio Caputo: " Europa e Nato si guardino dai turchi "

Una domanda imbarazzante incombe sul Dipartimento di stato, sulla Commissione europea e perfino sul Comando supremo della Nato: la Turchia di Recep Erdogan, il leader del partito «islamico moderato» al potere da ormai quasi un decennio, è ancora un alleato affidabile, con cui si può negoziare l’adesione alla Ue e la cui politica rimane compatibile con i nuovi indirizzi dell’Alleanza atlantica, o nel suo sforzo di diventare la potenza di riferimento del mondo islamico sta entrando in rotta di collisione con l’Occidente?
Non c’è ancora una risposta definitiva, ma le ultime iniziative del premier turco, sulla scena internazionale come su quella interna, inducono a propendere per la seconda ipotesi.
Al centro dell’attenzione c’è il radicale mutamento dei rapporti con Israele, che ha fatto di Erdogan il beniamino della piazza araba ma ha gettato olio sul fuoco del conflitto mediorientale e messo in grave imbarazzo la Casa Bianca. Per quarant’anni Turchia e lo Stato ebraico sono stati stretti alleati, ma soprattutto dopo l’operazione «Piombo fuso» contro Gaza Erdogan (che una volta ha definito Hamas, organizzazione terroristica per Ue e Usa, «un gruppo di combattenti per la libertà») ha compiuto un completo voltafaccia, al punto da utilizzare giovedì tutto il tempo a sua disposizione all’Assemblea generale dell’Onu per attaccare Israele.In realtà,l’incendiario discorso al Palazzo di Vetro è stato soltanto la logica conclusione di una escalation diplomatico-militare senza precedenti: ha definito non valido il rapporto dell’Onu che dichiarava «legittimo»il blocco navale di Gaza che l’anno scorso una nave turca cercò di violare, ha minacciato di fare scortare un nuovo convoglio di aiuti dalla sua flotta, ha espulso l’ambasciatore israeliano ad Ankara e annunciato che si opporrà con tutti i mezzi alle trivellazioni alla ricerca di petrolio e metano che Israele e Cipro stanno compiendo nelle acque di loro competenza. Alla domanda di un giornalista se ci si avviava verso una guerra, si è limitato a rispondere «non ancora».
All’aggressività nei confronti di Israele si è aggiunta, di recente, una nuova offensiva contro Cipro, di cui la Turchia occupa ancora (illegalmente) la parte settentrionale. «Quando tra nove mesi Cipro assumerà la presidenza di turno dell’Unione europea»ha annunciato Erdogan «sospenderemo i rapporti con Bruxelles»;e per far vedere che non scherza, ha appena avviato a sua volta trivellazioni in acque che Nicosia considera sue. Intanto, le tendenze autoritarie del premier, forte del 50% di consenso elettorale, stanno producendo effetti dirompenti anche sul piano interno: ha virtualmente decapitato l’esercito,che cercava di difendere la tradizione laica di Ataturk (più di 200 alti ufficiali sono in prigione per un presunto complotto), sta soffocando con arresti e intimidazioni la libertà di stampa e ha ripreso alla grande l’offensiva contro i curdi,cui pure all’inizio aveva fatto importanti concessioni. Questo non gli impedisce di presentare la sua Turchia, economicamente prospera e sempre più islamizzata, come un modello per la primavera araba. Ma è sensato continuare a negoziare con un uomo simile un ingresso a pieno titolo nella Ue?

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