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israele.net Rassegna Stampa
22.07.2023 Netanyahu si è ficcato tra l’incudine Biden/opposizione e il martello del blocco di destra
Analisi di Moran Azulay, da Israele.net

Testata: israele.net
Data: 22 luglio 2023
Pagina: 1
Autore: Moran Azulay
Titolo: «Netanyahu si è ficcato tra l’incudine Biden/opposizione e il martello del blocco di destra»
Netanyahu si è ficcato tra l’incudine Biden/opposizione e il martello del blocco di destra
Analisi di Moran Azulay, da Israele.net

A destra: Benjamin Netanyahu

Netanyahu si è ficcato tra l'incudine Biden/opposizione e il martello del  blocco di destra - Israele.net - Israele.net
Moran Azulay

Questi sono giorni fatidici, per Israele. Ogni volta che si ascoltano le notizie, si sente di una nuova petizione firmata da piloti, soldati delle unità di combattimento e altri contestatori che annunciano il loro ritiro dal servizio nella riserva a causa della spinta del governo verso la controversa riforma giudiziaria. Il messaggio che il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ritenuto di trasmettere lo scorso fine settimana è stato: “possiamo farcela senza alcuni piloti, ma non possiamo farcela senza un governo”. Ma sa benissimo che, in verità, non possiamo farcela senza quei piloti. E poi, l’assenza per un mese o due di alcuni piloti specializzati influisce sul livello di preparazione dell’intera aviazione israeliana. Il messaggio di Netanyahu era rivolto ai manifestanti, nell’intento di convincerli che non hanno motivo di continuare a opporsi perché lui non intende fare marcia indietro. Beh, evidentemente il messaggio non è stato recepito. Le proteste non fanno che aumentare. Come non bastasse, ora è in gioco anche il rapporto con gli Stati Uniti. Mercoledì il New York Times ha riferito che il presidente Joe Biden ha fatto arrivare a Netanyahu un pressante invito a porre immediatamente fine al processo di riforma giudiziaria (se non gode di ampio consenso nel paese). Per tutta risposta il capo del Consiglio di sicurezza nazionale, Tzachi Hanegbi, ha affermato che quella esortazione non è stata menzionata durante la recente conversazione telefonica fra Biden e Netanyahu. Ciò che Hanegbi non capisce è che quelli di Netanyahu si concentrano su dettagli secondari e non sulla vera questione in gioco. Non importa cosa sia stato o non sia stato detto direttamente a Netanyahu durante quella conversazione. Ciò che conta è che il presidente degli Stati Uniti ha chiamato uno dei massimi editorialisti del più importante quotidiano degli Stati Uniti, Tom Friedman, e gli ha detto che è contrario alla riforma e alla condotta di Netanyahu (giovedì il portavoce della Casa Bianca ha detto che l’articolo del New York Times “riflette accuratamente il pensiero del presidente” e “i messaggi che egli ha inviato ai leader israeliani e pubblicamente” ndr). Chi conosce gli americani e il loro modo di fare diplomazia sa che, dopo una simile presa di posizione, se Netanyahu si tuffa a capofitto nell’approvazione della controversa riforma, la cosa sarà considerata un affronto al presidente. Il che potrebbe comportare pesanti conseguenze. Tecnicamente Netanyahu ha la possibilità di fermarsi. Ma fermarsi in questa fase potrebbe portare alla rottura del governo. E sarebbe un duro colpo per il blocco di destra, che da mesi cova frustrazione perché il governo che si è scelto non sta governando esattamente come vorrebbe. Nei giorni scorsi, attivisti del Likud che hanno incontrato importanti parlamentari e ministri hanno lanciando un duro segnale: “La prossima volta, non contate su di noi per il voto. Con voi abbiamo chiuso”. Sono messaggi che turbano anche l’ufficio di Netanyahu. La rabbia della destra, che probabilmente esploderà presto, non è meno pericolosa della rabbia dell’opposizione che infiamma le piazze e blocca le strade principali. Finora le ripetute minacce del ministro della giustizia Yariv Levin di dare le dimissioni se la riforma non passa non sono state recepite, ma la coalizione si sta muovendo così velocemente verso l’approvazione del disegno di legge contro la clausola di “ragionevolezza” da rendere molto pericolosa per Netanyahu l’opzione di tirare il freno d’emergenza, cosa che potrebbe portare persino alla caduta del governo. E forse anche alla spaccatura dell’intero blocco di destra. Netanyahu sembra aver condotto se stesso e i suoi alleati a un punto di non ritorno: ha portato se stesso e la sua coalizione a un bivio fra due opzioni entrambe distruttive. Se fa passare la riforma come vuole l’estrema destra, il prezzo in termini di coesione nazionale e di sicurezza pubblica e statale sarà devastante. Se interrompe la riforma, pagherà un enorme prezzo politico. È ragionevole supporre che Netanyahu, nel tentativo di uscire da questo ginepraio, possa cercare di mitigare, anche unilateralmente, la formulazione del disegno di legge sulla clausola di ragionevolezza, nella speranza che le proteste si attenuino. Ma l’impressione è che i buoi sono già usciti dalla stalla, ed è altamente improbabile che una semplice modifica nella formulazione possa placare coloro che vedono l’intero processo di riforma come la morte dello stato di diritto. 
(Da: YnetNews, 19.7.23)

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