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israele.net Rassegna Stampa
08.07.2023 L’antisemitica calunnia del sangue propinata a milioni di persone dalla 'giornalista' della BBC
Analisi di Menachem Margolin, da Israele.net

Testata: israele.net
Data: 08 luglio 2023
Pagina: 1
Autore: Menachem Margolin
Titolo: «L’antisemitica calunnia del sangue propinata a milioni di persone dalla 'giornalista' della BBC»
L’antisemitica calunnia del sangue propinata a milioni di persone dalla 'giornalista' della BBC
Analisi di Menachem Margolin, da Israele.net

Rabbi Menachem Margolin - EJA - European Jewish Association
Menachem Margolin

BBC presenter claims 'Israeli forces are happy to kill children' | Jewish  News
A sinistra, Anjana Gadgil; a destra, Naftali Bennett

“Le forze israeliane sono felici di uccidere bambini”. Così Anjana Gadgil, presentatrice di BBC News, 5 luglio 2023. Questa frase merita di essere immediatamente aggiunta alla corposa pagina di Wikipedia dedicata alla calunnia del sangue contro gli ebrei e di entrare immediatamente in ogni saggio e libro di studio sull’argomento. Non ripercorrerò qui la lunga storia della calunnia del sangue a partire dall’antichità fino all’Inghilterra medievale, all’Europa cristiana, al pogrom di Kielce del 1946 e ai moderni paesi arabi, dove la calunnia del sangue viene abitualmente riproposta. Ora la BBC l’ha propinata a un potenziale pubblico di milioni di persone quando la conduttrice delle news Anjana Gadgil ha fatto quella stomachevole affermazione, intervistando l’ex primo ministro israeliano Naftali Bennett. Sappiamo come viene raccontata la cosa: a noi ebrei non parrebbe vero di far ingrassare un non ebreo, meglio ancora se un bambino cristiano o anche musulmano, per poi sacrificarlo e ricavarne il sangue che ci occorrerebbe per impastare le matzot, il nostro pane pasquale. L’ignoranza, l’oscurantismo, il pregiudizio alla base di questa calunnia sono sempre stati sbalorditivi. Ad essi si aggiungono la beffa e l’insulto per coloro – gli ebrei – a cui è espressamente comandato dalla religione di non consumare sangue. Gli effetti della calunnia del sangue sono sempre stati tragici, come era nelle intenzioni: violenze, roghi, pogrom, esecuzioni sommarie. Va a tutto merito di Bennett il fatto che ha saputo mantenne i nervi saldi e rispondere a tono. Molto meno merito va al direttore generale della BBC, che a una nostra lettera di protesta ha risposto: “Sebbene fosse un argomento legittimo da affrontare nell’intervista, ci scusiamo per il fatto che il linguaggio utilizzato in quella serie di domande non sia stato ben formulato e fosse inappropriato”. Un capolavoro di eufemismo e minimizzazione, ma perlomeno l’ufficio del direttore generale ha risposto e si è scusato per l’errore. Come parte della nostra attività per una corretta informazione su Israele qui in Europa, siamo regolarmente in contatto con i giornalisti. Scrivo queste righe dopo aver concluso un briefing su Jenin con oltre 40 giornalisti di alto livello provenienti da tutto il continente che hanno ascoltato esperti israeliani come Ron Ben-Yishai e Ruth Wasserman-Lande. Il rapporto con i giornalisti non è mai facile, e noi non evitiamo i temi spinosi e le domande difficili. Una battuta ricorrente qui in Europa è che qualsiasi giornalista o commentatore che faccia un’affermazione sul conflitto israelo-palestinese tenda a nascondersi dietro la poltrona subito dopo averla fatta per via dell’estrema sensibilità dell’argomento e del rischio di suscitare le ire di una parte, e a volte di entrambe. Sono i rischi insiti nella natura di un giornalismo rigoroso, ponderato e approfondito. E costituisce un aspetto importante e salutare del processo democratico. A differenza dei regimi dispotici in cui la libertà dei media è illusoria o semplicemente non esiste, Israele è completamente aperto a indagine e critica, esattamente come lo sono i paesi europei. Ma il nostro rapporto con i media funziona solo se vengono rispettate alcune regole basilari: le affermazioni possono e devono essere sottoposte a scrutinio; devono poter essere condivise oppure adeguatamente controbattute con dati ed esperti. “Le forze israeliane sono felici di uccidere bambini” è una frase che va talmente al di là di ogni limite, una frase talmente priva di logica e discernimento, una frase così insolente e insultante da rientrare nella categoria delle affermazioni che non meritano nemmeno d’essere confutate. Ci si potrebbe domandare perché ce ne occupiamo. In effetti, molti israeliani pensano che il pregiudizio contro Israele in Europa sia troppo radicato e che l’Europa sia un caso perso. Certamente “giornalisti” come Anjana Gadgil non fanno che confermare questa percezione. La risposta breve alla domanda perché ce ne oppiamo è: perché dobbiamo farlo. E perché, per ogni Anjana Gadgil che di tanto in tanto se ne esce con un cliché antisemita scandalosamente disgustoso e pericoloso, ci sono in Europa molti giornalisti scrupolosi che cercano di cogliere i nodi della questione e di rispecchiarne le sfumature, perché vogliono che i loro lettori possano capire ed essere meglio informati. Ma soprattutto lo facciamo perché l’anti-sionismo è il nuovo antisemitismo. Il mio amico Binyomin Jacobs, rabbino capo nei Paesi Bassi, viene spesso ingiuriato “per la Palestina”. Il filosofo francese Alain Finkielkraut viene bollato come “sporco sionista” durante le proteste dei gilet gialli. Ovunque, in Europa, gli ebrei vengono regolarmente aggrediti con slogan come “Israele=Assassino” o etichettati come colonialisti e sostenitori dell’apartheid. Cerchiamo di essere chiari. Grazie a leggi rigorose e ai cambiamenti nella società, oggi in Europa un antisemita finisce immediatamente nei guai se chiama qualcuno “sporco ebreo”. Ma ha piena libertà di qualificarti “sporco sionista”. Un antisemita rimane in ogni caso un antisemita, e lo schermo “Israele” gli offre la possibilità di andare avanti impunemente: basta sostituire ebreo con israeliano o sionista e si può riproporre qualunque cliché antisemita, persino la calunnia del sangue. E in questa logica stravolta, un terrorista armato di 17 anni che spara a un ebreo, civile o militare, è un “bambino”. Un uomo che si lancia con l’auto contro ebrei innocenti seduti in un caffè di Tel Aviv non commette un crimine spietato, compie un “gesto di protesta”. E così via. L’anti-sionismo è il “nuovo” antisemitismo. Israele è la nuova Kielce. E Anjana Gadgil è solo l’ultima incarnazione di quel Thomas Monmouth che nel XII secolo sosteneva che ogni anno si riunisce un consiglio mondiale di ebrei in cui viene scelto il paese dove verrà ucciso un bambino. Lasciamo che Anjana Gadgil vada ad aggiungersi in Wikipedia al pantheon dei rozzi odiatori analfabeti, e andiamo avanti con il nostro lavoro. Perché l’anti-sionismo non deve imporsi. Perché gli ebrei in Europa e gli ebrei in Israele non sono diversi, e nessun terrorista fa mai questa distinzione. E perché l’estremo paradosso della calunnia del sangue è che, alla fine, è sempre il nostro sangue che viene versato innocente.
(Da: YnetNews, 6.7.23)

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