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La Gazzetta dello Sport Rassegna Stampa
22.10.2015 Mondiali di vela in Oman: israeliani esclusi, bandiera dello Stato ebraico oscurata: vergogna!
Cronaca di Luca Bontempelli

Testata: La Gazzetta dello Sport
Data: 22 ottobre 2015
Pagina: 1
Autore: Luca Bontempelli
Titolo: «Vela: Quelle tavole indigeste fra Oman e Israele, un intrigo Mondiale»

Riprendiamo dalla GAZZETTA dello SPORT online la cronaca "Vela: Quelle tavole indigeste fra Oman e Israele, un intrigo Mondiale" di Luca Bontempelli.

E' una vergogna che non vengano presi provvedimenti che escludano dalle competizioni sportive quei Paesi che, non riconoscendo Israele, non accettano la partecipazione di atleti israeliani oppure, in alcuni casi (se gli atleti stessi dispongono di un secondo passaporto oltre a quello isareliano), la accettano ma cancellando la bandiera di Israele. Niente di nuovo: proprio per questo è grave che le federazioni internazionali non prendano nposizioni forti. Bene ha fatto la GAZZETTA della SPORT a diffondere la notizia.

Ecco l'articolo:

Lee Korsitz, super fuoriclasse dell’RS:X, 4 titoli mondiali, 3 dei quali consecutivi dal 2011  al 2013
Lee Korsitz, super fuoriclasse israeliana dell’RS:X, 4 titoli mondiali, 3 dei quali consecutivi dal 2011 al 2013

Il campionato mondiale di RS:X di Al Mussanah, in Oman è oggi al suo secondo giorno di regate, dopo le prime tre prove disputate ieri. Alle quali non hanno potuto partecipare i velisti israeliani Sachar Zubari e Nimrod Mashiah (entrambi in passato sul podio) perché sprovvisti di visto d’ingresso nel Sultanato. Una terza atleta israeliana Maayan Davidovich (terza negli ultimi due mondiali) è invece in regata, entrata nel Paese, grazie a un secondo passaporto, austriaco, che non richiede formalità d’ingresso. E’ diciannovesima (10-12-10), ma al posto della sigla della nazione in 3 lettere, nella classifica ufficiale accanto al suo nome non compare ne ISR o tantomeno AUT, ma RSX, come la sigla della tavola a vela. Per il Mondiale ISAF della classe olimpica RS:X Maayan Davidovich è apolide.

PASTICCIO — Un pasticcio internazionale del quale l’ISAF stessa non ha ancora incredibilmente dato una spiegazione, cioè come sia stato possibile che una delle nazioni con maggiori tradizioni al mondo nel windsurf come Israele non possa essere rappresentata in un campionato che si svolge in un Paese della penisola Arabica. Non un comunicato stampa, nessuna informazione. L’ultima disponibile l’ha messa on line il sito del quotidiano Jerusalem Post come “breaking news” il 14 ottobre scorso alle 22 e 45. In quei giorni il presidente dell’ISAF (e della Federazione Italiana Vela e del più importante circolo velico della penisola, lo Yacht Club Italiano di Genova) Carlo Croce era incidentalmente proprio in Israele, ad Haifa, per il campionato Mondiale 470. Questa la dichiarazione del Presidente al giornale di Gerusalemme, registrata martedì 13 ottobre: “The [Israeli] decision was taken at the wrong moment when they decided they could not go and then they changed their mind and it was far too late for the people in Oman to get them in. I tried again today to get a positive answer, but they said no way. We have to forget it and focus on next time. Traduzione: “avete sbagliato i tempi. Prima avete comunicato che non avreste mandato gli atleti, quando avete cambiato idea era troppo tardi per la burocrazia che l’Oman richiede per emettere visti d’ingresso. Ho personalmente provato anche oggi a mediare, ma sono stato respinto. Dimentichiamoci di quanto è successo e pensiamo al futuro”.

ERRORI — Prima di chiarire quali siano stati gli errori che il presidente Croce attribuisce alle autorità sportive israeliane, non può sfuggire la tempistica. Martedì 13 ottobre Croce racconta di aver fatto l’ultimo tentativo in Oman per sbloccare la situazione, cioè ottenere tre visti d’ingresso per una regata, risposta testuale: “no way”. Il 13 c’erano ancora 5 giorni disponibili per 3 timbri. La burocrazia del Sultanato dell’Oman, che rispettiamo a prescindere, avrà pure le proprie regole. Che forse dovrebbero essere più elastiche nelle eccezionali circostanze di una manifestazione come un campionato mondiale. Ma trattandosi appunto di 3 timbri in 5 giorni, diventa allora imprescindibile la considerazione che lo stato di tensione in quella parte del mondo tra Israele e i Paesi della penisola Arabica c’entri per forza, in qualche modo.

TIMBRI — Se in 5 lunghi giorni l’ISAF non è stata capace di spiegare alle severe autorità dell’Oman che la vela, lo sport, non può in nessun modo far intendere che i criteri di partecipazione tengano conto di considerazioni politiche e/o religiose, una grande occasione è stata persa. Una pessima figura è stata fatta. La Stella di Davide della bandiera israeliana coperta in una regata ufficiale in Oman è un pessimo, pessimo messaggio che la vela diffonde del mondo. Ci saremo aspettati una ben diversa presa posizione, dal niente assoluto che l’ISAF offre ancora sull’argomento. Qualcosa di meno scoraggiante dello “scurdammoce o passato” (“We have to forget it and focus on next time”) che al momento è la sola posizione che il presidente Croce offre al mondo. Come sfuggire al pensiero che se ti rispondono “no way” per 3 timbri in 5 giorni, non si potrebbe adoperare la stessa rigidità per le assegnazioni di regate nel futuro? O magari arrivare a sospendere quelle in corso?

Davidovich in regata ieri fra le due italiane Tartaglini (46) e Linares
Durante la regata l'imbarcazione israeliana di Davidovich è stata costretta a coprire la propria bandiera (al centro nella foto)

SHIN BET — Il tono delle dichiarazioni al Jerusalem Post lo fanno pensare. In quanto agli errori commessi dalle autorità israeliane nella vicenda, sono indubitabili. Eccoli in breve. Da due mesi la Federvela israeliana si era preoccupata di iscrivere i propri atleti al campionato. Tutto liscio. Visti concessi. Poi è intervenuto lo Shin Bet. Il servizio di sicurezza israeliano che abitualmente accompagna gli atleti di quel Paese all’estero. Ovunque. (A Palermo al campionato europeo in giugno per esempio). La trattativa per il rilascio dei visti agli agenti non è andata liscia. Per niente. Al punto che 10 giorni fa lo Shin Bet ha comunicato all’autorità velica nazionale che non era in condizione di accompagnare i velisti in Oman. Senza guardie del corpo, la Federvela locale ha indetto una conferenza stampa, era lunedì 12, comunicando al mondo che non ci sarebbero stati israeliani al mondiale RS:X. Sciock. Dall’Oman fanno sapere, con i tempi di una volee di Federer, che i visti sono immediatamente decaduti. Una fretta sospetta, ma questo sarà chiaro tra pochissimo. I velisti la prendono malissimo. Si consultano e si dichiarano pronti a partire senza protezione, sotto la loro responsabilità. Ed è questa forse la parte migliore della storia. Nimrod, Sachar e Maayan sanno che quello della vela è un mondo sano. Ad una regata si sentono al sicuro, anche in Oman. Essere innamorati della vela è il riconoscimento di uno stato dello spirito, transnazionale per definizione. Tra velisti non c’è niente da temere e loro lo sanno. Dai burocrati però meglio non aspettarsi niente di buono. Infatti. In breve i tre ragazzi israeliani riescono a far sentire la loro voce e la loro delusione. Talmente forte che arriva in Parlamento prima e al membro israeliano del CIO, Alex Gilady, poi. La delusione diventa rapidamente indignazione e in meno di 24 ore la Federvela israeliana fa retromarcia, dichiarando ufficialmente: “d’accordo, che gli atleti vadano”. Lo comunicano in Oman, e quelli rispondono: “ah ma adesso non ci sono i Visti”. Gli stessi Visti repentinamente cancellati. Questo il maldestro agire israeliano. Che si conclude, 5 giorni prima del via del campionato. Quando era ancora tutto rimediabile. Da un presidente coraggioso.

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andrea.monti@gazzetta.it

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