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Tempi Rassegna Stampa
13.09.2011 Dagli all’israeliano anche quando abbatte i muri e costruisce ponti
commento di Giorgio Israel

Testata: Tempi
Data: 13 settembre 2011
Pagina: 24
Autore: Giorgio Israel
Titolo: «Dagli all’israeliano anche quando abbatte i muri e costruisce ponti»

Riportiamo da TEMPI di questa settimana l'articolo di Giorgio Israel dal titolo "Dagli all’israeliano anche quando abbatte i muri e costruisce ponti".


Giorgio Israel

«Abbattiamo muri, costruiamo ponti». Quante volte abbiamo sentito frasi come questa, soprattutto a proposito del muro costruito da Israele per evitare l’infiltrazione di terroristi nei suoi territori! Quel muro è stato additato come un’ignominia e addirittura come la prova che Israele praticherebbe una politica di apartheid simile a quella in vigore in Sud Africa quando dominavano i bianchi. Naturalmente l’unica cosa ignominiosa era quel confronto. Basti pensare alla spiaggia di Tel Aviv, in cui si affollano israeliani e arabi, e poi alle spiagge sudafricane di un tempo in cui una persona di colore non poteva pensare di mettere piede, per rendersi conto di quanto sia irresponsabile l’uso del termine “apartheid” per una scelta dettata dalla necessità di proteggere i cittadini da feroci attentati efferati. Ma lasciamo perdere. Supponiamo che si voglia fare qualcosa che vada in direzione opposta a quella dei muri, e cioè nella direzione dei ponti. Sarebbe logico attendersi un applauso da parte dei critici, ma qui la logica non è di casa.
E' entrata in funzione in questi giorni a Gerusalemme una linea tramviaria supertecnologica, costruita dalle compagnie francesi Alstom e Veolia. La linea percorre l’intera città con 23 stazioni, partendo da uno dei più grandi quartieri ebraici per finire, con l’altro capolinea, in piena zona araba. Permette di raggiungere la Città Vecchia da tutti i quartieri e rappresenterà un “ponte” tra le varie zone della capitale. Ovviamente non piace a tutti. Non piace agli ebrei ortodossi perché non prevede vetture “kosher”, in cui uomini e donne siano separati. Non piace ad alcune associazioni palestinesi ed alla Lega araba che, fin dall’inizio del lavori, ha minacciato di boicottare Alstom e Veolia. Non piace all’Associazione Francia-Palestina che ha promosso dal 2007 un ricorso legale per far annullare i contratti. Veolia ha promosso un sondaggio nella popolazione araba della città da cui è risultato un largo consenso al tram, e la magistratura francese ha respinto il ricorso. Naturalmente l’argomento è il solito: gli israeliani vogliono consolidare l’annessione di Gerusalemme. È una colossale mistificazione: un accordo che preveda la spartizione della città dovrebbe forse vietare collegamenti tra le due parti, magari con tram separati e in mezzo un bel muro? Non sarebbe proprio questo un apartheid? E non sarebbe un apartheid escludere la popolazione araba dall’accesso ai servizi municipali? Oppure il pensiero non tanto nascosto è che prima o poi la presenza ebraica dovrà sparire?
Si apprende che il ministro francese degli esteri, Alain Juppé avrebbe vietato ai suoi diplomatici di assistere all’inaugurazione del tram. Si dice anche che i funzionari abbiano accolto con disappunto questo divieto, affermando che sarebbe meglio chiedere agli arabi israeliani quel che pensano di un’iniziativa positiva e non discriminatoria come questa e che, casomai pone problemi di sicurezza solo alla polizia israeliana.
Giunge intanto notizia che all’aeroporto di Tel Aviv (indiscusso territorio israeliano) la compagnia francese telefonica Orange ha disposto un cartello informativo che accoglie gli utenti francesi nell’“Autorità Palestinese”… Se a questo si aggiunge la notizia che il Ministero dell’istruzione francese ha proscritto l’uso nelle scuole del termine “Shoah” per indicare lo sterminio nazista degli ebrei, viene da chiedersi: le autorità francesi si sono dimenticate che la Francia ha il poco onorevole primato di aver inaugurato l’antisemitismo del Novecento con il caso Dreyfus? Vogliono forse rinnovarne quel primato per il nuovo secolo?

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