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Tempi Rassegna Stampa
10.07.2009 Poeta giordano rischia il carcere per aver scritto rime d’amore che ricordano alcune sure del Corano
La vicenda di Islam Samhan, raccontata da Valentina Colombo

Testata: Tempi
Data: 10 luglio 2009
Pagina: 6
Autore: Valentina Colombo
Titolo: «Maledetta ispirazione»

Riportiamo da TEMPI del 06/07/2009, l'articolo di Valentina Colombo dal titolo " Maledetta ispirazione ".

 Islam Samhan

«Solo una volta/ ho viaggiato nelle metafore senza intenzione/ e sono finito in prigione». Così scriveva l’anno scorso il poeta giordano Islam Samhan. Versi che rischiano di diventare realtà il prossimo 31 luglio. L’incubo di Islam è iniziato nel settembre 2008, quando il gran mufti di Giordania lo ha accusato di apostasia e di oltraggio all’islam, per aver scritto rime d’amore che ricordano alcune sure del Corano. Incarcerato per quindici giorni, Islam è stato sottoposto a processo. D’altronde l’articolo 37 della legge giordana sulla stampa parla chiaro: «È proibita la pubblicazione in qualsiasi forma di (…) qualsiasi cosa che offenda od oltraggi una delle religioni e denominazioni la cui libertà è garantita dalla costituzione». Infatti il 21 giugno scorso il tribunale di Amman, con grande esultanza degli estremisti islamici, ha condannato Islam a un anno di reclusione e a un’ammenda di 10 mila dinari (circa 10 mila euro) per avere «insultato il sentimento religioso». Il 26 giugno il giovane poeta, diventato ormai un fraterno amico, disperato, mi ha scritto: «Quando mi sono recato in tribunale ero ottimista. Sono convinto della mia innocenza. Questo è il motivo per cui sono rimasto senza parole quando è stata pronunciata la sentenza che mi ha visto condannato. È una decisione politica che mira a compiacere gli estremisti islamici che sono pericolosi quanto i terroristi in Iraq o quelli che rapiscono i turisti nello Yemen. Gli estremisti minacciano di punirmi e di uccidermi». Hada Sarhan, una giornalista amica di Islam, è preoccupata per la sentenza, ma soprattutto per il silenzio che circonda la vicenda, non solo in Giordania: «Gli intellettuali – confessa a Tempi – temono ritorsioni degli islamisti. Perfino l’avvocato di Islam si dimostra sempre più tiepido nell’azione difensiva».
Ben poche voci hanno denunciato l’ingiustizia avvenuta in Giordania. Una è quella di Shaker al Nabulsi, intellettuale giordano residente negli Stati Uniti, che a seguito di un mio articolo pubblicato sul sito del-
l’Hudson Center di New York ha scritto un commento in arabo per il quotidiano online Elaph, attaccando il “moderato” regno hascemita che, al pari del “moderato” Egitto, nella speranza di arginarne la deriva, continua a scendere a patti con l’estremismo islamico, di fatto rafforzandolo.
Nove anni fa il poeta giordano Musa Hawamdeh fu condannato per apostasia: la sua poesia Yusuf (Giuseppe) secondo gli islamisti contraddiceva l’omonima sura coranica. Il suo libro fu bandito e anche se poi uscì assolto da tutti i capi d’accusa sia dai tribunali civili sia da quelli religiosi, nel 2003 Musa fu condannato a tre mesi di reclusione per avere violato la suddetta legge sulla stampa. Tre anni più tardi ai direttori di due riviste giordane sono stati inflitti due mesi di carcere per avere ripubblicato le famose vignette danesi che ritraevano Maometto. Quindi Islam non sarebbe il primo a subire questa triste sorte, ma la sua condanna definitiva – questo è il timore del giovane poeta – potrebbe diventare un “esempio” per tutti gli intellettuali del suo mondo, che prima di scrivere una parola, un verso, rifletteranno a lungo. E magari si autocensureranno. Perciò I-
slam non si fermerà: «Se il 31 luglio il tribunale mi comunicherà di non avere accettato il mio ricorso, andrò in carcere. Sono preoccupato per la mia famiglia. Ma userò quell’anno in carcere per comporre altre poesie. Nessuno mi può mettere a tacere!».
Entro fine anno l’editore novarese Interlinea pubblicherà la raccolta incriminata di Islam e allora forse anche il pubblico italiano potrà capire perché è indispensabile aiutare le voci libere del mondo islamico a resistere contro l’estremismo.

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