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Tempi Rassegna Stampa
09.10.2008 Alla Fiera di Torino invitiamo anche l'Egitto che non odia Israele
l'appello di Valentina Colombo

Testata: Tempi
Data: 09 ottobre 2008
Pagina: 0
Autore: Valentina Colombo
Titolo: «Per una Fiera coraggiosa»
Da TEMPI del 9 ottobre 2008:

Egitto, ospite d’onore alla Fiera del Libro di Torino 2009 che si terrà dal 14 al 18 maggio. Come potrei non gioire, io che mi sono innamorata della letteratura araba traducendo le opere del Premio Nobel Nagib Mahfuz, uno scrittore, ma soprattutto un uomo straordinario, rappresentante di un Egitto laico, solare e terribilmente vicino a noi. Tuttavia, proprio perché amo l’Egitto e gli egiziani, vorrei lanciare qualche provocazione al direttore della manifestazione torinese, Ernesto Ferrero. Di sicuro sarà invitato Ala al Aswani che l’anno scorso si era dichiarato contro il boicottaggio, ma che definisce Israele un «criminale di guerra» tanto che in passato ha dichiarato di avere scoperto che era in corso una traduzione non autorizzata in ebraico del suo best-seller Palazzo Yacoubian e di volere ricorrere alle vie legali contro la casa editrice. Fino a questo punto gli si potrebbe anche dare ragione. Il fatto grave è che al Aswani aveva specificato che tutti i proventi dalla causa li avrebbe versati ad Hamas. In seguito, in un’intervista al Corriere Magazine, aveva affermato: «Nasrallah non è un terrorista. Al Qaeda sì, Hamas è un’organizzazione che compie atti terroristici, Hezbollah no, sono milizie in lotta di resistenza». Possiamo definire la posizione di al Aswani per lo meno ambigua. Non c’è dubbio che sia un oppositore del governo, che lotti contro l’estremismo islamico dei Fratelli musulmani, ma sui valori, in modo particolare quello della sacralità della vita di tutti, “scricchiola” un po’. Chiedo a Ernesto Ferrero, perché non organizzare un incontro anche con alcuni intellettuali che sarebbero venuti anche l’anno scorso? Faccio qualche nome: l’egiziano Tarek Heggy, autore di numerosi saggi sul mondo islamico contemporaneo e grande fautore dei diritti delle minoranze in Egitto, Magdi Khalil, intellettuale copto fondatore del Middle East Freedom Forum con sede al Cairo, Wael Farouq, docente di letteratura araba all’Università americana del Cairo che si è schierato con il pontefice dopo il discorso di Ratisbona, Omran Salman, direttore del principale sito liberale arabo Aafaq.
Nel prossimo incontro alla Fiera del Libro di Francoforte con la delegazione egiziana chiederei anche la presenza di quelli che vengono definiti i “brutti anatroccoli” della letteratura egiziana contemporanea, ovvero gli autori e gli editori indipendenti. Ad esempio Mohammed Hachem e la sua piccola ma importantissima casa editrice Merit, nata nel 1998. Con la sua collana “Rivelazioni letterarie” sta svolgendo un’operazione mirabile di scouting letterario che varrebbe la pena fare conoscere alle case editrici italiane interessate a tradurre la letteratura araba. Per amore del vero, è stato proprio lui a scoprire al Aswani. Un’ultima provocazione. Inviterei Somaya Ramadan, vincitrice del Premio letterario Nagib Mahfuz nel 2001, in quanto scrittrice, ma soprattutto in quanto rappresentante di spicco della comunità bahai in Egitto che conta circa duemila adepti. Ebbene, costoro non possono ottenere il rilascio di alcun documento, quindi non possono nemmeno viaggiare, perché la legge egiziana prevede che sui documenti di identità, in cui è d’obbligo segnalare l’appartenenza religiosa, si possa essere solo musulmani, ebrei o cristiani. Sarebbe importante sollevare il caso proprio in occasione di un evento culturale come quello di Torino affinché il governo egiziano si assumesse la coraggiosa responsabilità di eliminare l’appartenenza religiosa sulla carta d’identità.
Ho detto queste cose con tutto l’amore per l’Egitto e con enorme rispetto per la grande kermesse torinese e il suo direttore che l’anno scorso ha dimostrato coraggio e determinazione. Credo che eventi come la Fiera del Libro di Torino debbano servire a fare crescere e aiutare la cultura in ogni dove. Quindi bene l’Egitto ospite d’onore, ma che a Torino arrivi l’Egitto vero e non solo quello ufficiale.

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