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L'Opinione Rassegna Stampa
28.04.2011 L'Iran aggira le sanzioni Usa con l'aiuto di Cina, Corea del Sud e Malesia
Cronaca di Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 28 aprile 2011
Pagina: 12
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Come l’Iran aggira le sanzioni»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 28/04/2011, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo "Come l’Iran aggira le sanzioni".


Dimitri Buffa

Esiste un nuovo rapporto su come l’Iran, e le sue banche sulla “black list” Onu e Usa, riescono a farla franca con le sanzioni e a dare appoggio al programma di ricerca nucleare e di arricchimento dell’uranio di Ahmadinejad. Lo ha scritto Avi Yorisch, già funzionario del Tesoro negli Stati Uniti e attualmente a capo di una specie di task force che si occupa di queste cose, la “Red cell group”. Yorisch è anche l’autore di un libro , “Iran's Dirty Banking: How the Islamic Republic Is Skirting International Financial Sanctions”, che già dal titolo, “I metodi bancari sporchi dell’Iran, come la repubblica islamica sta aggirando le sanzioni finanziarie internazionali”, è tutto un programma. Yorisch punta il dito su tre paesi che continuano a fare affari con l’Iran e a supportare sottobanco anche il programma nucleare: la Cina, la Corea del Sud e la Malaysia. Tutte nazioni che hanno anche cospicui interessi in America e che, almeno per Malesia e Corea del Sud, presto potrebbero trovarsi di fronte a un “aut aut”. La Cina, comprandosi ogni anno buona parte del debito pubblico americano si trova ovviamente in una posizione di forza. Tra le banche citate nel rapporto di Yorisch, in Corea del Sud, Woori Bank e la Industrial Bank of Korea sono quelle che effettuano la compensazione dei pagamenti del petrolio iraniano. In Cina è la Banca Yinzhou a fare affari con quasi tutte le 30 banche iraniane sulla “black list” con pagamenti di compensazione e fornendo lettere di credito. Le Nazioni Unite posseggono una lista nera che include le prime quattro istituzioni finanziarie iraniane, sotto accusa per il loro ruolo nella proliferazione delle armi di distruzione di massa. Si tratta di Sepah, Melli, Mellat Bank e della First East Export Bank of Iran. Tre di questi quattro istituti operano in Asia: Banca Melli è a Hong Kong, First East Export Bank a Labuan in Malesia e Mellat Bank a Seoul in Corea del Sud. Nel resto del mondo finanziario, compresa la Svizzera e la Germania, sono ottanta gli enti creditizi iraniani sotto tutela. Credit Suisse e Deutsche Bank hanno rinunciato a farvi affari visto che il Dipartimento di Stato americano ha posto l’ultimatum minacciando di chiudere i ponti con le banche americane. Rimane però il problema dell’Est asiatico. Le relazioni economiche tra Iran, Cina, Corea del Sud e Malesia sono enormi. Nel 2009, la Repubblica Popolare è stato il primo partner economico dell'Iran, con scambi pari a circa 21,2 miliardi di dollari. Le aziende cinesi forniscono ormai all'Iran il 13% delle sue importazioni, circa 7,9 miliardi dollari l'anno. In aggiunta, ci sono oltre 100 imprese statali cinesi che operano in Iran, dove investono soprattutto nel settore energetico. La relazione economica tra Corea del Sud e l'Iran è stata valutata di circa 10 miliardi di dollari nel 2008, e l'Iran rimane il quarto fornitore della Corea del Sud per il petrolio. Iran e Malesia hanno collaborato per lo più in ambito energetico, con imprese malesi coinvolte nello sviluppo del giacimento di petrolio Resalat nel Golfo Persico. Finché tutto questo non sarà “fixed up”, cioè risolto, le sanzioni ad Ahmadinejad continueranno a fargli il solletico.

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