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L'Opinione Rassegna Stampa
17.06.2010 I radicali protestano per la discriminazione degli israeliani al gay pride di Madrid
Cronaca di Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 17 giugno 2010
Pagina: 9
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Gay pride: i radicali invitano Aguda con le bandiere israeliane»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 17/06/2010, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " Gay pride: i radicali invitano Aguda con le bandiere israeliane ".


Dimitri Buffa

In Spagna, a Madrid,  non li hanno voluti a sfilare con loro. Perché quelli di “Aguda”, la più importante organizzazione israeliana di gay, meglio di LGBT, cioè lesbo, gender, trans ecc., prima di essere “froci”, sono ebrei e quindi amici di Israele. E poi quelle bandiere con la stella di Davide, “che orrore”. A Roma il 3 luglio invece sfileranno insieme ai radicali di “Certi diritti”, l’associazione di cui è segretario Sergio Rovasio, che nei giorni scorsi ha preso apertamente posizione contro questo tipo di discriminazioni contro cui ha protestato anche il deputato Fiamma Nirenstein.
Dice ora proprio Rovasio che “il fondamentalismo ideologico acceca tanto quanto quello religioso.
E’ così che gli organizzatori del gay pride di Madrid  hanno ritirato l’invito rivolto ad Aguda, la più importante associazione lgbt israeliana, a manifestare con loro per le strade della Capitale spagnola. Tale scelta è stata fatta per colpire Israele. E’ come se l’invito rivolto ad un’Associaizone lgbt italiana venisse ritirato per colpire l’operato del Governo italiano. Aguda è conosciuta in Israele, insieme alla Open House di Gerusalemme, perché sostiene chiunque chieda aiuto e svolge attività di volontariato per proteggere e sostenere i gay palestinesi che vivono in fuga una doppia condizione di clandestinità: dalla propria famiglia e dallo Stato di Israele. La stessa Open House di Gerusalemme è un’organizzazione dove nella sua sede si vedono più giovani palestinesi che israeliani e comunque non vi sono conflitti tra di loro perché tutti accomunati dall’obiettivo dell’emancipazione e del superamento delle diseguaglianze.”
Insomma i palestineis se vogliono vivere da gay devono andare in Israele, ma gli israeliani non sono ospiti graditi dei gay spagnoli, che evidentemente, prima di essere “froci”, sono soprattutto comunisti anti israeliani.
Che succederà a Roma? Non resta che andare tutti in massa sabato 3 luglio con le bandiere israeliane a partecipare al gay pride, sperando che non ci siano anche lì finti pacifisti turchi della flottilla per Gaza

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