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L'Opinione Rassegna Stampa
10.03.2010 Terremoto in Turchia: Erdogan rifuita gli aiuti da Israele
Cronaca di Michael Sfaradi

Testata: L'Opinione
Data: 10 marzo 2010
Pagina: 7
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «Erdogan rifiuta gli aiuti umanitari. Se sono israeliani»

Riportiamo dall'OPINIONE del 09/03/2010, l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo " Erdogan rifiuta gli aiuti umanitari. Se sono israeliani ".


Erdogan

Le scelte politiche adottate dal governo turco nel recente passato, sia nei confronti dell´Occidente in generale, sia nei confronti di Israele in particolare (che, fino a non molto tempo fa era uno dei partner di riferimento), hanno allontanato la Turchia dall´Europa e l´hanno avvicinata a nuove e pericolose amicizie.
Lo scontro politico in atto fra Ankara e Gerusalemme, che ha preso il via dopo i risultati dell´ultima tornata elettorale che ha visto vittorioso il partito dell´attuale primo ministro, è un campanello d´allarme importante per capire che la Turchia sta percorrendo a ritroso la strada dell´occidentalizzazione segnata da Ataturk nel secolo scorso.
Il governo turco, in un´ottica di un ritrovato fondamentalismo islamico, non smentisce la sua politica estera e, fedele alla linea di riavvicinamento verso le peggiori dittature medio orientali (Iran e Siria), ha deciso, anche nel momento del bisogno, di rifiutare gli aiuti post-terremoto che Gerusalemme aveva generosamente offerto.
Le stesse squadre e lo stesso ospedale da campo che avevano tanto ben figurato nel post-terremoto di Haiti, erano pronti a partire per la Turchia e prestare la loro opera a favore delle popolazioni colpite dal recentissimo sisma. Ma sono stati fermati dal secco "no" arrivato dalla Turchia .
Il primo ministro Erdogan, che sembra più interessato alla demonizzazione dello Stato ebraico che non a portare aiuti a chi ne ha bisogno, ha deciso che una mossa politica di fermezza, che lo accomuna sempre di più ai suoi nuovi amici, avesse più valore di un aiuto professionale a favore delle popolazioni terremotate.
Questo atteggiamento di muro contro muro adottato dal governo di Ankara nei confronti dello Stato ebraico è stato fino ad oggi mal sopportato dal governo Netanyahu (ricordiamo ad esempio il burrascoso incontro fra il vice ministro degli esteri israeliano è l´ambasciatore turco a Gerusalemme), ma uno scenario di questo tipo, un rifiuto nel momento del bisogno, non era probabilmente stato preso in considerazione neanche tra i più pessimisti.
A questo punto, è facile prevedere le relazioni diplomatiche fra le due nazioni subiranno un ulteriore raffreddamento e andranno a toccare i minimi storici anche perché se da una parte il governo israeliano ha fatto di tutto per mantenere aperte le relazioni con la Turchia, ignorando o facendo finta di ignorare i continui attacchi di cui si è reso protagonista il primo ministro turco, quest´ultimo rifiuto apre nuovi inquietanti scenari.
Per il governo Netanyahu sarà oggettivamente difficile digerire la mossa di Ankara e proprio per questo è facile ipotizzare a breve un doloroso strappo diplomatico che getterà ombre ancora più dense sul futuro regionale.
La Turchia odierna è lontana anni luce da quella che conoscevamo, non è più quella nazione ponte fra le culture e che giocava un ruolo essenziale nel mantenimento della pace.
Dobbiamo purtroppo prendere atto che il cambiamento imposto dall´attuale governo, con le conseguenti prese di posizione assolutamente antioccidentali, ridisegnano la cartina delle alleanze sia sullo scacchiere mediorientale sia, più in generale, su quello mondiale.

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